A volte ritornano. In questi ultimi giorni, grazie a una serie di articoli e interviste pubblicati su Repubblica, si è riacceso il dibattito attorno agli OGM, quegli Organismi Geneticamente Modificati che in Italia e in gran parte dell’Europa continuano a dividere l’opinione pubblica. Le schermaglie tra pro- e anti-OGM sono iniziate con un pezzo pubblicato il 24 settembre che sembrava mostrare finalmente un approccio serio e razionale al tema (pdf), con interventi di Dario Bressanini e Roberto Defez. Venerdì c’è stata l’intervista di Federico Rampini a Vandana Shiva, a cui ha replicato il giorno dopo la senatrice Elena Cattaneo. Immediata la risposta di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e anche oggi non ci siamo fatti mancare la nostra dose quotidiana di OGM, con un appello firmato da Umberto Veronesi. Prima di entrare nel merito, permettetemi di esprimere la mia perplessità sulle scelte del quotidiano. Ben venga il dibattito, ma qual è il senso di questo botta e risposta continuo, che in uno schizofrenico alternarsi di opinioni dice tutto e il contrario di tutto? Personalmente credo che un quotidiano debba seguire una linea editoriale, dando voce certamente a punti di vista diversi, ma guidando in qualche modo il dibattito, controllando almeno la veridicità di certe affermazioni. L’impressione è invece che Repubblica sia diventata in questa circostanza una sorta di bacheca su cui chiunque può pubblicare i propri pensieri sull’argomento; non sono certo un esperto di comunicazione, ma penso che così facendo si perda la funzione informativa che un quotidiano dovrebbe svolgere nei confronti dei propri lettori, e si finisca per fare da megafono a quelle che appaiono come schermaglie personali incidentalmente diventate di dominio pubblico.
Visto che però il dibattito c’è stato, proviamo a capire almeno come è stato affrontato. Inizialmente volevo concentrarmi sull’intervento della Cattaneo, ma l’articolo di oggi di Veronesi offre l’occasione per mettere a confronto due stili di comunicazione differenti. Gli scienziati sono spesso accusati di sbagliare approccio, di mettersi su un piedistallo e sottolineare l’enorme distanza che separa loro – gente “studiata” – dalla plebe ignorante, vittima dell’emotività. Proviamo ad analizzare l’intervento della senatrice Cattaneo, per capire se anche questa volta è stato commesso questo errore. La prima cosa che colpisce, e in positivo, è il fatto che la senatrice non si limiti ad affermare che gli OGM non sono pericolosi, ma ammetta con umiltà di stare studiando l’argomento. Dice infatti la Cattaneo: “Sono ancora in cerca di prove contro l’impiego di OGM (mais, soia, cotone). Li sto studiando uno a uno. E’ un impegno.” Questa, a mio avviso, è un’ottima partenza. Non c’è nessun piedistallo qui, nessun principio di autorità: la ricercatrice di fama internazionale studia prima di esprimere giudizi, e così dovrebbero fare tutti. Subito dopo arriva un’altra mossa vincente: la Cattaneo riconosce infatti che per alcuni OGM (la colza) non esistono ancora prove convincenti che ne dimostrino la salubrità per l’ambiente e la sicurezza per la salute umana. Distinguere caso per caso, dire che un OGM è buono ma l’altro chissà, sottolinea l’importanza di valutare la singola varietà in relazione alla letteratura scientifica disponibile, e di nuovo mostra l’umiltà dello scienziato che si piega di fronte all’evidenza e non porta avanti battaglie ideologiche. La senatrice si merita un altro applauso per aver spostato il dibattito su un tema, quello dei prodotti tipici italiani, che notoriamente è l’arma preferita degli oppositori degli OGM. La Cattaneo sa che OGM e “Made in Italy” non sono affatto in contrapposizione tra loro, e sfida gli avversari sul loro stesso terreno, colpendoli in contropiede. Infine, la ricerca pubblica: le multinazionali cattive sono l’altro grande cavallo di battaglia nella retorica di Slow Food e compagnia, ribadire che gli OGM sono una tecnologia che appartiene a tutti e non a poche grandi aziende straniere è un’altra tattica efficace. Non me ne voglia il professor Veronesi, di cui ho grande stima e ammirazione, ma la strategia comunicativa che egli usa nel suo articolo odierno è secondo me molto meno efficace di quella adottata dalla senatrice Cattaneo, la quale dimostra di aver capito quali corde toccare per provare a convincere gli scettici. Lo spettro della fame del mondo risolta dagli OGM non funziona più, professor Veronesi. Andiamo, stavo per fare l’esame di maturità quando dicevano che gli OGM avrebbero sfamato il mondo (mi iscrissi a biotecnologie anche per questo!). Se non ha funzionato allora, dubito possa sortire qualche effetto oggi: viviamo in un’epoca in cui gli egoismi nazionalistici spingono all’autarchia e all’odio verso gli immigrati, sfamare i bambini del terzo mondo è un nobile obiettivo che tuttavia è percepito come non prioritario. Oggi ci stanno più a cuore i nostri prodotti locali, le “eccellenze agroalimentari che all’estero ci invidiano”: è questa la retorica che funziona oggi, e fa bene la Cattaneo a inserirsi in questo discorso parlando del recupero di varietà quasi scomparse come il San Marzano, proprio grazie alle biotecnologie.
L’approccio di Elena Cattaneo può funzionare, secondo me. Ci stiamo avvicinando al bersaglio, e la replica di Petrini, vaga e non priva di imprecisioni, dimostra che forse abbiamo colpito nei punti giusti. Bisogna insistere su questa strada, mostrando al pubblico che il “modello di agricoltura, alimentazione, ecologia, solidarietà, sviluppo, cultura ed economia” di cui parla Petrini non è affatto in antitesi con gli OGM, i quali possono anzi essere una via per realizzarlo. Tutto bene quindi? Non completamente. Resto convinto infatti che il dibattito a distanza sui quotidiani serva a ben poco, oltre a scaldare gli animi dei più interessati all’argomento. La strategia più efficace è quella del confronto diretto, in un piccolo auditorium davanti a poche centinaia di persone o in uno studio televisivo in prima serata. Lo hanno fatto Dario Bressanini e Beatrice Mautino qualche tempo fa, e i risultati sono stati sorprendenti.
Articolo pubblicato su iMille.org