Un pezzo di grande rilievo della storia di Forlì e della Romagna viene presentato venerdì 14 ottobre 2011 alle 21, nel Salone Comunale - Palazzo Comunale, Piazza Saffi, attraverso il libro di Sergio Spada “Gli Ordelaffi. Signori di Forlì e di Cesena” (Il Ponte Vecchio, 2011). Oltre all’autore, ne discutono il sindaco Roberto Balzani, l’editore Marzio Casalini e Gabriele Zelli in veste di introduttore.
L’antenato Ordlaf. Le radici degli italiani sono “miste” e si perdono nel tempo. Nel libro di Spada - forse il miglior studioso romagnolo non accademico sia del Medioevo che dell’età umanistica e delle Signorie - quelle del casato degli Ordelaffi risalgono agli uomini del profondo Nord dell’Europa. Un Ordlaf è citato nel mitico poema di Beowulf (Orso di battaglia) in perenne lotta dalla parte delle tribù germaniche dell’attuale Svezia contro quelle dei Frisoni che vivevano in un’area dell’attuale nord della Germania. Poi Ordelaffi vengono ricordati a Venezia, dove in linea parentale uscirà anche un Doge, e poi a Treviso, Imola, Cervia, Arezzo. Quelle discendenze furono “irrobustite” durante la discesa longobardica, ma il forse è d’obbligo perché il ginepraio sulle origini degli Ordelaffi fra Ravenna e Forlì fra il 1000 e il 1200 è evidenziato da Spada. Il progenitore più antico degli Ordelaffi nel decimo secolo è un Lor de Laffia che sposò la figlia di Tiberio de’ Berengari.
Orgoglio ghibellino. Le vicende degli Ordelaffi vengono investite dalla luce della storia a sprazzi. Spada documenta la presenza di capitani di quella famiglia al fianco di Maghinardo da Suninana nella battaglia di San Procolo, e certo la fedeltà agli imperatori (primo fra tutti Federico II e discendenti) costituì il tratto originale di questa famiglia che sarebbe diventata Signoria all’inizio del 1300.
Dante e Scarpetta. Il passaggio dai Comuni alle Signorie è avvenuto, quasi sempre, nella concentrazione di poteri nelle mani dei podestà, delle loro famiglie e dei loro sodali. Nel libro sugli Ordelaffi la copertina che mostra Dante, ghibellin fuggiasco, al cospetto del saggio Scarpetta, primo Signore di Forlì, è il segno visivo di una tradizione laica di accoglienza che difendeva il rifugiato politico. In verità anche la parte guelfa, filo Papato, aveva le stesse modalità. La concorrenza fra le famiglie ghibelline forlivesi, come quella degli Argogliosi, e il ruolo della potente famiglia dei Calboli in cui un ramo era fieramente guelfo, contribuirono alla moda di costruire nel Trecento torri e torrette, Forlì in stile architettonico vagheggiava le stampe su Camelot.
Eretici e scomunicati. Un personaggio ben valorizzato nel suo ruolo storico, offuscato da Pino III un suo successore nel secolo successivo, fu Francesco il Grande. Nel suo tempo estese in quasi tutta l’attuale provincia di Forlì-Cesena i propri domini, ma addirittura ebbe il coraggio di contrastare gli eserciti di appoggio allo Stato della Chiesa grazie, però, al più formidabile gruppo mercenario tedesco di uomini d’arme guidati dal conte Lando (di Landau). Solo l’astuzia (e i soldi) del legato pontificio spagnolo Egidio Albornoz (nel XIV secolo) riuscì infine a fare capitolare l’orgoglioso e scomunicato Francesco degli Ordelaffi. Gli Ordelaffi uscirono di scena nel XVI secolo, ma il loro ruolo era finito il secolo prima. Spada sa invitare i romagnoli alle “historie”.
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Gli Ordelaffi. Signori di Forlì e di Cesena
Creato il 14 ottobre 2011 da Italiamedievale @italiamedievalePossono interessarti anche questi articoli :
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