C’è chi si diletta nella poesia e chi nel disegno. Chi scrive massime e chi invece se la passa a fissare il tramonto. Chi invece ha adottato un cane e l’ha chiamato Caneano, e chi va a fare i giri turistici ad Arcore e Villa Certosa, nella speranza di intravedere anche solo un piccolo lembo di pelle del Cavaliere. Addirittura c’è chi sfoglia con nostalgia i vecchi numeri di Repubblica alla ricerca di quei fondi mistici che hanno ispirato i livori più profondi e c’è chi piange senza capire il perché quando sente parlare di Berlusconi. Pochi sono coloro che hanno rivolto le loro “turpi” attenzioni sul Governo Monti, ma non è chiaramente la stessa cosa. È come confrontare l’acqua e il vino, il riso bollito con una spaghettata allo scoglio… Insomma, non c’è paragone.
Sono gli orfanelli del livore antiberlusconiano. Quelli che finita la sbornia per le sue dimissioni, ora si ritrovano apaticamente caduti dalla padella nella brace. Perché Monti non avrà lo stesso profilo burlesque del Cavaliere, ma è meglio introdotto nei palazzi del vero potere (quello che non cade neanche con tutte le manifestazioni di questo mondo e che quelle manifestazioni giostra come sapiente burattinaio) e ha una missione specifica: stangarci tutti, di destra o di sinistra, berlusconiani e antiberlusconiani, senza nessuna distinzione.
Hanno sospeso la nostra democrazia e c’è chi ha addirittura festeggiato con lo champagne, e questo lo sapevamo già. Ma la sbornia è finita, e a parte il fatto che era inopportuna, è stata persino ridicola. Oggi se ne rendono conto più o meno tutti. Persino il giornali antiberlusconiani iniziano a rimpiangere il Cainano, la sua «libertà criminaloide» e i tempi spensierati nei quali il lavoro era facile facile e c’era solo l’imbarazzo della scelta, tra il Cavaliere sporcaccione e quello in versione mafia. Bastava solo scegliere cosa poteva andare di più quel giorno. Del tipo: «Oggi cosa mi metto? Sarà meglio il blu o il marrone?».
E invece… I tempi in poco meno di un mese sono cambiati. Causa spread, il Cavaliere si è dimesso e Napolitano ci ha imposto Mario Monti. Sul piano dell’informazione la situazione è notevolmente peggiorata. Dalla babele e spesso colorita filippica antiberlusconiana siamo passati all’austero comunicato stampa in stile sovietico. Sembra di essere tornati agli anni ‘60 e alla Tv di Stato che trasmetteva una notizia solo e se era conforme alle linee del Governo. Guai a sgarrare. È sparito persino Minzolini. L’unica che ancora guerreggia è la Berlinguer che ha persino dichiarato le sue simpatie politiche (roba che se fosse accaduta a Minzolini, lo avrebbero esiliato nel Burundi). E che dire di Santoro? Il tribuno ormai è il fantasma di se stesso, stretto fra un evidente calo d’ascolti per disaffezione e una causa intentatagli da Mediaset per alcune sue dichiarazioni.
Ma il migliore di tutti è il popolo violetto e variegato all’arcobaleno. Sembra sia scomparso. Non c’è più. A parte il colpo di coda della class action contro l’abolizione dell’ICI (robe da manicomio. Ma chi è il matto che fa una class action perché ci hanno abolito una tassa?), si è dissolto o forse si è infranto sugli scogli del vero regime, quello che si è ripreso il potere, sistemando a Palazzo Chigi Mario Monti e il suo esercito di tecnici bocconiani. I quali – peraltro – ancora non hanno fatto il miracolo, benché prima delle dimissioni del Berlusca, pareva che l’Italia dovesse crollare da un momento all’altro se non si prendevano urgenti misure. Ebbene, dove sono le urgenti misure oggi? Dall’insediamento del Governo sono passate due settimane ma dei poteri taumaturgici di Monti neanche l’ombra. Peggio, gli unici discorsi che tengono banco in Parlamento e nel Governo sono sempre quelli: il toto-sottosegretari e la lottizzazione dei ministeri da parte dei partiti.
Ma torniamo a noi. L’Italia antiberlusconiana si è letteralmente volatizzata. Ha esaurito il proprio compito: demolire la democrazia o almeno quei brandelli che ancora possedevamo. Oggi viviamo in un apatico grigiore tecnocratico, dove chi decide non rappresenta il popolo. Non vi è più un governo con la G maiuscola. E forse non vi è più neanche l’Italia. La politica europea la decidono tra Parigi e Berlino, e Monti è solo un comprimario. Si vocifera di un grosso prestito del FMI a favore del nostro paese per dare tempo a Mario Monti di governare per diciotto mesi. Se fosse vero, un solo quesito: ci indebitiamo per pagare gli speculatori? A voi l’ardua risposta e le debite conseguenze.
di Martino © 2011 Il Jester