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Gli ostacoli alla vita: contraccezione e aborto

Creato il 07 maggio 2011 da Andrea Rattacaso @rattablog2
Gli ostacoli alla vita: contraccezione e abortoSapete come nasce un bambino? Sicuramente la maggioranza di voi sarà abbastanza esperta sull’argomento, ma ripeterlo non può che giovare alla comprensione dell’argomento che sarà trattato oggi: l'intervento dell'uomo sulla procreazione umana.
La vita è un mistero, per tanti è un miracolo mentre altri la vedono solo come il risultato di un caso. Qualunque sia la vostra visione, la vita è di sicuro la cosa più importante del nostro pianeta, una forma di energia che trascende la fisica, la chimica, la spiritualità e qualsiasi altro aspetto vogliate considerare.
Per questo motivo, con il mio solito approccio, prima di affrontare questo argomento sarà necessaria una certa comprensione del concepimento, in particolare capire quale sia l’esatto momento in cui una cellula può cominciare ad essere vista come un potenziale essere umano.
L’inizio e la fine del concepimento lo conosciamo tutti, semmai ci sfugge cosa accade durante. L’essere umano ha un patrimonio genetico composto da 46 cromosomi, 23 si trovano nello spermatozoo e 23 si trovano nell’ovulo della donna. Quando uno spermatozoo feconda un ovulo, si fonde con esso formando uno zigote. Quest’ultimo ha un’alta attività di moltiplicazione cellulare e, in 3-4 giorni, cresce e trae nutrimento passando attraverso la tuba di Falloppio che man mano lo spinge verso il sito dove si svilupperà l’intera gravidanza.
Gli ostacoli alla vita: contraccezione e aborto
Come potete vedere nell’immagine, lo zigote ormai cresciuto (blastula) si impianta nell’utero e qui accade qualcosa di meraviglioso: proprio come un seme questo insieme di cellule mette letteralmente radici nel corpo della donna, con dei vasi sanguigni che si collegano all’apparato circolatorio materno.
Per capire meglio cosa succede vi consiglio la visione di questo video fino al minuto 3:05.
Da questo momento la mamma e questo individuo pluricellulare sono una cosa sola, condividono lo stesso sangue, lo stesso ossigeno e la loro salute rimane legata per tutta la gestazione. Se avete visto il video fino alla fine penso che abbiate compreso pienamente quello che voglio dire.
Il dibattito bioetico comincia proprio da questa fase: è qui che iniziano i primi conflitti sul come e quando considerare il concepito un essere umano.
Questo conflitto scaturisce nell’uomo dalla necessità di dare al sesso dei fini diversi dal concepimento. Il sesso è un processo psicofisico potentissimo, che la natura ha modellato per fare in modo che provassimo piacere a riprodurci, in modo da non far estinguere la specie umana. Man mano che l’uomo si è evoluto è riuscito a diventare così intelligente da poter aggirare le leggi della natura trovando così l’opportunità di poterle cambiare ed usare a suo uso e consumo.
Tempo fa vi dissi che vedevo il sesso come un mezzo e non come un fine, ora credo che capirete meglio il perché. Provate a pensare all’uso del sesso: si fa come lavoro, si fa per ottenere un lavoro, si fa per soldi, per il piacere fisico, per l’amore, ecc…
Nel bene e nel male, sono tantissimi gli scopi umani del sesso ma dobbiamo capire che l’unico vero scopo naturale è la riproduzione. Non dico che l’unico scopo naturale sia l’unico scopo giusto, ma dobbiamo prendere atto di questa innegabile verità.
Se ci pensate è successa la stessa cosa con il cibo. Ciò che è sempre stato usato dall’uomo per il nutrimento oggi viene usato per un infinità di motivi molto affini a quelli del sesso (soldi, lavoro, semplice voglia, ecc.).
All'uomo non basta sopravvivere come gli animali, vuole la felicità e per raggiungerla vuole usare qualsiasi mezzo. Su quale sia la vera felicità ci sarebbero trattati chilometrici e multidisciplinari, che ovviamente ci lasciano senza risposta, ma senza dubbio il modo più usato al mondo è la ricerca del massimo piacere in ogni cosa che si fa, indipendentemente se sia il sesso o il cibo.
Su questo punto fermo si basa il problema bioetico legato al concepimento: l’uso del sesso per scopi razionali ci porta inesorabilmente ad uscire fuori dal percorso naturale, ottenendo tanti risultati incontrollabili che, ovviamente, l’uomo cerca gestire in ogni modo.
Soprattutto nell’ultimo secolo, ma io direi da sempre, l’uomo ha cercato dei metodi per controllare tutto il processo del concepimento in ogni sua fase conosciuta:
  • con creme spermicide, profilattici, diaframmi o altre barriere meccaniche impedendo agli spermatozoi di entrare nella vagina;
  • con la pillola anticoncezionale alterando l’equilibrio ormonale della donna, inibendo l’ovulazione, limitando fortemente la circolazione dello sperma e rendendo l’utero inadatto ad ospitare l’impianto;
  • con la pillola del giorno dopo, sempre agendo sugli ormoni della donna, bloccando l’ovulazione;
  • con la Ru486, la nuova pillola abortiva (agisce anch’essa a livello ormonale), entro circa 50 giorni dall'impianto togliendo la vita al feto;
  • con la classica interruzione volontaria della gravidanza, per tutti gli interventi abortivi successivi alle 72 ore dopo l’impianto.

Tutte queste misure possono avere dei costi molto alti, altissimi, perché si rischia di pagare con delle vite o con parte della nostra vita. Possiamo uccidere un bambino che non vogliamo, o possiamo rinunciare alla possibilità di avere figli facendo una vasectomia o una legatura delle tube, senza più avere la possibilità di tornare indietro.
Indipendentemente dall'esito dei dibattiti di bioetica, in questi casi la priorità più grande deve essere garantire la libertà di scelta. Sulla libertà tutti sappiamo che, se la abbiniamo all’egoismo e all’ignoranza, può diventare un male per tutti.
Per questo motivo è necessario promuovere la presa di responsabilità e la consapevolezza dei propri atti. Una persona DEVE avere la libertà di fare il bene o il male, ma deve rendersi conto degli effetti generati dalle sue scelte. E, se una persona si rende conto di aver sbagliato, DEVE avere la possibilità di prendersi le responsabilità delle proprie azioni.
Nel dibattito bioetico solitamente ci sono i pro-vita, i classici antiabortisti, e i pro-scelta, quelli vedono l’aborto come un diritto della madre. Chi mi conosce sa bene che non amo molto gli anti-qualcosa proprio perché bisognerebbe sempre valutare tutti gli aspetti, senza cadere troppo nel relativismo ovviamente.
Sicuramente la scelta giusta è difendere sempre la vita, ma bisogna capire bene quale è la vita in questione e che cosa si intende per "difendere". Un feto può vivere senza la mamma a partire da 25 settimane (6-7 mesi), ma prima di allora sono come un unico essere. Poco importa a quale giorno della gestazione il feto possa acquisire una coscienza tale da considerarlo umano o da attribuirgli un anima, ciò che conta è la salvaguardia dell’organismo che lo ospita.
La vita è legata indissolubilmente alla libertà, un valore che non deve essere negato a nessuno. Gli animali sono naturalmente liberi, addirittura a volte le madri mangiano i loro cuccioli appena nati se non li ritengono abbastanza forti per sopravvivere.
Ogni animale combatte per difendere la vita nel proprio grembo, anche contro avversari nettamente più forti; non esiste in natura un animale che porta avanti una gravidanza controvoglia.
Il problema quindi non sta nel dibattito ma nella causa che lo ha generato:
  • gli animali fanno sesso solo per procreare, quindi VOGLIONO una prole per far sopravvivere la specie;
  • l’uomo invece fa sesso per tanti motivi, quindi c’è più di una possibilità che non voglia avere figli.

Alla luce di ciò, la contraccezione è necessaria se l’uomo vuole usare il sesso al di fuori della procreazione, è necessaria per limitare gli errori derivati da questo comportamento umano. La contraccezione è come una misura di sicurezza contro l’imperfezione dell’uomo, atta a limitare i danni che si potrebbero procurare alla società.
Se, nonostante i metodi contraccettivi, insorge una gravidanza, la cosa migliore per me sarebbe portarla avanti fino alla fine e poi dare il bambino in adozione. Io però non sono una donna, non ho idea delle implicazioni fisiologiche e psicologiche legate a questo ambito. Per questo motivo ritengo che bisognerebbe dare completa libertà di scelta alla madre, almeno fino a quando il feto non arrivi ad uno sviluppo tale da staccarsi dal grembo.
La vera libertà però non è “aborto o non aborto”, ma è essere consapevoli delle proprie scelte per non farsi influenzare da fattori sociali esterni. Una mamma DEVE vedere cosa succederà alla creatura che non vuole far sopravvivere, DEVE avere il coraggio di affrontare i suoi sensi di colpa, perché non si può terminare una vita come se si dovesse estrarre un dente.
Ci sono tante donne che si sono pentite di aver concepito un figlio che non volevano, ma non saranno mai quanto quelle che si sono pentite per aver abortito. Questo accade proprio perché si agisce troppe volte guidati dalla paura, senza alcuna consapevolezza delle proprie azioni.
La libertà consapevole è la giusta strada per la bioetica; costringendo le donne a portare avanti gravidanze imposte per legge non porterà altro che odio, sensi di colpa, dubbi e altri sentimenti negativi che potrebbero anche danneggiare la vita del bambino che con tanto ardore si è voluta difendere.
L’uomo non è un essere perfetto, è condannato a sbagliare, ma questo non è un male. Si dice che sbagliando si impara e quindi, per poter almeno ambire alla perfezione tra qualche millennio, dobbiamo aver la possibilità di fare scelte sbagliate.
Forse in un mondo perfetto tutti gli uomini si amerebbero, riuscirebbero ad essere felici e beati senza alcun piacere materiale, si farebbe sesso solo per procreare, la procreazione sarebbe la fusione dell’amore dei genitori e ogni bambino che nascerebbe avrebbe una meravigliosa prospettiva di vita. La realtà è però molto diversa e dobbiamo accettarlo.
Attualmente la mia posizione è contro ogni forma di aborto, ma mai imporrei ad una madre di portare avanti una gravidanza. So che, in quanto essere umano, sicuramente sto sbagliando qualcosa ma, dato che non capisco cosa, dubito che potrò porre rimedio. Perciò, qualsiasi cosa mi accadrà durante la vita, so che dovrò affidarmi completamente al mio buon senso ed alla mia capacità di imparare dagli errori.
Con l’auspicio che l’umanità riesca ad essere onesta con se stessa, mi auguro che a furia di sbagliare capisca quale sia la scelta migliore per tutelare sia la vita delle madri che quella dei feti.
Alla prossima.
Per saperne di più:
  • Wikipedia
Approfondimenti:
LEGGI L'INTRODUZIONE AGLI ALTRI TEMI DI BIOETICA

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COMMENTI (1)

Da Annabella
Inviato il 07 maggio a 20:33
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Per correttezza bisogna dire che in natura il sesso non ha come fine unico la procreazione. In diverse specie animali i rapporti sessuali sono legati alla gerarchizzazione della società ed all'instaurazione di rapporti corretti tra gli individui. A tal proposito è molto diffusa anche l'omosessualità (contrariamente a quanto molti pensino...). Ci sono delle scimmie, tanto per fare un esempio divertente, che fanno sesso per fare pace e quietare gli animi... Dire inoltre che gli animali VOGLIONO avere dei figli perché non abortiscono mi sembra davvero molto molto riduttivo... innanzitutto perché anche nel mondo animale sono ben diffusi metodi contraccettivi ed abortivi, qualora le condizioni a contorno inducano la madre a pensare che così sia opportuno. Un esempio semplice riguarda una specie di uccellino in cui la femmina, se fecondata controvoglia (perché gli animali stuprano anche...) ha un meccanismo in grado di espellere il seme del maschio. Rimane inoltre abbastanza risaputo che in condizioni in cui la salute delle femmina è messa a rischio dalla gravidanza questa viene interrotta, anche per ingestione da parte dell'animale di piante o bacche o altre sostanze dalle proprietà abortive. Mi sembra quindi che l'esempio Natura vada portato con maggiore accuratezza e attenzione, perché la Natura è nostra madre, sorella, figlia e quant'altro nel senso che ne facciamo parte anche noi in quanto noi stessi animali. Non la si può considerare quindi angelicata, trattandola come un esempio di inarrivabile perfezione... Anche riguardo il concetto di perfezione c'è di che discutere... Per chi ha studiato i meccanismi di biologia molecolare riguardanti la trasmissione del patrimonio genetico, quindi la replicazione del DNA e la sua espressione, è risaputo che la Natura stessa non ha mai pensato che i suoi processi potessero essere privi di errori. Si è invece cautelata elaborando dei sistemi di controllo, di verifica e di riparazione, dando per scontato che gli errori sarebbero stati commessi, così come in effetti è. In ogni Replicazione, Traduzione, Trascrizione del DNA vengono commessi degli errori, non tutti riparabili ed il bello è che proprio grazie a questi errori vi è stata una evoluzione. Se gli esseri viventi fossero stati fatti con uno stampino immutabile non vi sarebbe stata evoluzione e cambiamento. Siamo allora sicuri che la perfezione sia l'assenza degli errori e non la loro presenza e perpetuazione? Come ultima osservazione, tanto per fare 31, avrei da ridire amichevolmente anche sul titolo... Tante volte contraccezione ed aborto sono le uniche vie di conservazione della vita della madre, quindi associarle al concetto di ostacolo per la vita mi sembra un ulteriore indirizzamento dell'opinione del lettore, come d'altronde avviene in altri punti dell'articolo che mi sembra inutile citare. Grazie