
Scarabocchi, ancora scarabocchi… Quelli che facciamo mentre ascoltiamo qualcuno parlare o nella sala d’attesa del medico. Ma cosa significano?
«Attraverso questi schizzi si sfogano le proprie emozioni e si rappresenta per immagini quello che avviene all’interno di ognuno», spiega Evi Crotti, psicopedagogista e autrice del libro I disegni dell’inconscio (Mondadori) . «Se la parola è posta sotto il controlle dell’educazione, lo scarabocchio possiede un potenziale di comunicazione non verbale. E migliora anche la concentrazione». Uno studio del Medical Research Council della Cambridge afferma che scarabocchiare a briglia sciolta mentre si ascolta qualcuno aiuta a ricordare i dettagli del discorso.
Evi Crotti li ha classificati, ricavandone sei tipologie: Scarabocchi figurativi, complessi, decorativi, geometrici, riempitivi e altri segni quali la firma ripetuta indica il bisogno di rafforzare la propria stima o il senso di appartenenza a qualcosa; le frecce rappresentano la “pulsione” e denotano aggressività, voglia di raggiungere obiettivi ambiziosi, irruenza verbale. Infine, disegna occhi chi è curioso e ha capacità di seduzione; bocche chi sa comunicare emotivamente, penne chi vorrebbe lasciare tracce ben visibili di sé.
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