"Oggi ti sei svegliato nello stesso momento in cui si sveglia tutta la città. Quando il concerto umano (il rombo del traffico, il clangore delle serrande, il battere dei passi) sale sempre più forte. Quando la gente va a lavorare, i bambini a scuola, tutto sembra fresco e nuovo, e tutti sembrano partecipi dello stesso ritmo, membri della stessa comunità.
Peccato che la città sia Anchorage.Adesso sono le sette di sera. Rabbuia. Per il resto del mondo si avvicina l’ora di cena. Non per te e la tua tribù. Per voi, nessuna ora si avvicina o si allontana. Né l’ora sociale – quella degli orologi, quella del consesso umano -, né l’ora naturale – l’alternarsi di luce e buio, quella che batte il ritmo del mondo e regola la vita delle bestie e delle piante, quella che fa riverberare il moto dell’universo fino nei minuti meandri che ci ospitano – sembrano poter influire sull’andamento delle vostre vite."
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Amare un figlio “grande” richiede virtù che contano come la pazienza, la sopportazione, l’attenzione, la tolleranza, l’autorevolezza, la severità, la generosità. “Con il forte sospetto – quasi una certezza – che le generazioni precedenti, quanto all’arte di non farsi sopraffare dai figli, fossero molto più attrezzate della nostra.”
Michele Serra scrive del mondo misterioso e spesso recondito dei figli adolescenti. Lo fa in modo comico, incantato, emozionante, malinconico… Narrando ed evocando parole preziose e indispensabili… Facendo “vedere”, forse, cosa davvero si vede da sdraiati e non da “eretti”.
Michele Serra, Gli sdraiati, Feltrinelli, Collana I narratori, Novembre 2013.