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Gli sforzi della Cina per riformare l’industria dell’acciaio

Creato il 13 luglio 2012 da Conflittiestrategie


[traduzione di Piergiorgio Rosso: http://www.stratfor.com/analysis/chinas-struggle-reform-steel-industry]

Il China Daily ha riportato il 18 giugno u.s. la notizia che il Ministro cinese dell’Industria ha presentato un nuovo formulario per l’industria dell’acciaio che eliminerà alcuni prodotti superati, incluso barre formate e lamiere al Silicio laminate a caldo. Il nuovo formulario rappresenta un altro tentativo dello Stato di ridurre la capacità eccessiva del settore.

Ma nonostante gli sforzi di Pechino per dominare la sovra-capacità dell’industria dell’acciaio, le campagne dei governi locali per aumentare il numero di stabilimenti e le recenti mosse del governo centrale per rinvigorire la produzione, renderanno difficile in futuro affrontare i problemi inerenti all’industria dell’acciaio della nazione.

Analisi

L’industria dell’acciaio cinese ha vissuto un boom senza precedenti negli anni recenti, in particolare a seguito dei massicci investimenti nelle costruzioni e nelle infrastrutture come parte del pacchetto di stimolo nazionale 2008-2009. Ma l’industria è stata colpita duramente dall’attuale inversione congiunturale. Dal 2011, il rallentamento indotto negli investimenti in costruzioni ed infrastrutture – combinato con il declino della domanda estera – ha aggravato il severo squilibrio tra offerta di prodotti in acciaio e domanda domestica declinante.

Questo squilibrio è stato inasprito dall’affidamento, da parte dei governi locali, sulla produzione di acciaio come fonte di occupazione. Questo ha innalzato i costi della materia prima usata nella produzione di acciaio anche se la domanda di prodotti finiti sta scendendo. Di conseguenza i profitti stanno declinando rapidamente; nei primi quattro mesi del 2012, i profitti sono scesi del 96,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, con alcune grandi aziende che denunciano perdite per la prima volta nel decennio.

Nella prima metà del 2012, Pechino sembrava andare nella direzione della ristrutturazione dell’industria dell’acciaio e del suo consolidamento, favorita dalle restrizioni nelle costruzioni e nelle infrastrutture. Con più tempo a disposizione, questi tentativi avrebbero potuto indurre un graduale spostamento della focalizzazione dell’industria da una crescita veloce ed orientata politicamente, verso qualcosa di più sostenibile.

Ma ora, di fronte ad un rallentamento economico più rapido del previsto, Pechino sembra ritornare ad un modello di crescita. Nell’ultimo mese, il Consiglio di Stato cinese ha approvato la creazione di numerosi nuovi stabilimenti – ciascuno con capacità annuale di più di un milione di tonnellate – nel tentativo di rinvigorire l’economia. Questa mossa è una buona notizia per i governi locali che sono molto più interessati ad un’occupazione immediata ed ai grandi numeri che non ad una crescita sostenibile nel lungo termine. Ma rappresenta un arretramento del tentativo di riforma del settore e, più generalmente, uno spostamento verso un modello di sviluppo guidato da maggiori consumi interni di prodotti finiti piuttosto che da investimenti fissi finanziati centralmente.

L’industria dell’acciaio in Cina è un importante indicatore di fondo non solo della crescita economica, bensì dello specifico modello di sviluppo che Pechino sta perseguendo. Il boom della produzione d’acciaio post-2008 ha coinciso con la crescita esplosiva delle costruzioni e delle infrastrutture – e con una sistemica sovra-capacità, inefficienza, sprechi e nepotismo politico. Un ritorno a questo modello ora, renderà più difficile per Pechino affrontare i problemi inerenti all’industria dell’acciaio nel futuro. Ma più ancora esso riflette gli sforzi di Pechino per mantenere l’occupazione ed insieme costruire un’economia domestica più efficiente, profittevole e sostenibile. In Cina questo non rappresenta solo un problema di politica macroeconomica ma una manifestazione della continua lotta fra un’autorità centrale di enorme estensione e forze regionali che spesso hanno obiettivi opposti.


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