Quando il fascino, la creatività e la passione del Made in Sicily si riuniscono in una stanza l’evento non può che essere eccezionale. Quando questo accade a Catania, lo stesso evento diventa automaticamente imperdibile. Noi di Harim Network, naturalmente, non ce lo siamo persi e ve lo raccontiamo in tante righe e in poche foto (della cui qualità, mi scuso. Quelle ufficiali compariranno a breve sul sito di Donna Moderna, tenetelo d’occhio!).
Strenua difesa dell’artigianalità, della sartorialità e dell’eccellenza dei valori del Made in Italy. Queste le tematiche affrontate il 7 Ottobre all’Experience Store di Donna Moderna, alla villa Bellini di Catania ancora fino ad oggi, domenica 9. A moderare il dibattito, la giornalista Sofia Catalano, felice di incontrare gli stilisti che ha sempre seguito con affetto, finalmente tutti insieme. Parliamo di Giuseppe Patanè, Massimo Izzo, Eugenio Vazzano, Francesca Di Maria, Mariella Gennarino e Ottavia Failla (nella persona di Giuseppe Savarino). Tutti artisti accumunati da una scelta ardita: rimanere nella loro amata Sicilia senza rinunciare a portare la loro arte in tutto il mondo.


Della stessa opinione anche Eugenio Vazzano che ci ammonisce: “Non seguite la moda del momento, vi rende tutti uguali! Una donna deve farsi notare, deve sorprendere”. E per rendere meglio l’idea ci mostra il cappotto ristrutturato impreziosito da una coloratissima

Mentre Vazzano pensa alle donne che vanno di corsa, la palermitana Francesca Di Maria


Tornando ai trend, Giuseppe Savarino (per Ottavia Failla, momentaneamente a Londra) risponde invece: “la pelliccia, di ogni tipo e in ogni luogo, specialmente su cappotti e accessori”. Le borse di pelliccia di Ottavia Failla, leziose e iperfemminili, ripropongono i modelli iconici (la mega-spilla, i cristalli) tanto amati dalle teste coronate, in visone e lapin trattato come astrakan. Tutte create in modo artigianale e sartoriale dalle sue “sartine” di Modica dalle quale dice di non volersi allontanare, in una strenua e fruttuosa difesa della manualità che si tramanda, dell’arte del ricamo e del cucito e dell’autenticità della sartoria siciliana.

L’argomento diventa quindi l’artigianalità e l’autenticità del made in Italy e, nella fattispecie, del Made in Sicily. Vazzano la mette sul piano dell’etica: “Bisognerebbe consumare eticamente, rispettando il lavoro altrui”, mentre Giuseppe Savarino parla di educazione al bello e di appiattimento culturale: “Confrontare l’artigianato con le macrogriffe è come parlare di slow food e fast food: ciò che sta dietro all’artigianato non è una ricerca di mercato ma dei valori da difendere e diffondere”. Patané annuisce e afferma: “Il bello non risiede nell’etichetta, ma nello stile”, frase che suscita l’applauso e l’entusiasmo di tutto il pubblico. Si passa infine a parlare delle prospettive future, delle moltissime realtà creative siciliane da portare alla luce e delle nuove generazioni accusate di aver abbandonato la manualità per i computer, di non avere abbastanza forza di volontà e passione per emergere.
Si è fatto tardi, il dibattito volge al termine: c’è chi deve prendere un aereo, chi deve tornare subito a lavoro. Andiamo via, non senza dare un’ultima occhiata alle meravigliose creazioni che hanno esposto e di stringere la mano a chi, ogni giorno con passione e professionalità, ci da una mano a far emergere l’eleganza, la femminilità e la leggerezza che risiedono in ognuno di noi. Chissà quando ci capiterà di incontrarli di nuovo tutti insieme!






