Dopo la Celebrazione del Giovedì Santo, la Messa in Coena Domini, le campane delle chiese cessano di suonare per tornare a squillare la domenica di Pasqua.
Dai ricordi riemerge il fragoroso rumore delle batticie, strumenti idiofoni consistenti intavolette di legno dotate di una maniglia foderata, che avevano sul davanti e sul dietro due battenti di metallo da agitare velocemente contro una fila di borchie piantate nel legno, capaci di produrre un suono penetrante e cupo. Venivano riposte dopo l'uso nell'armadio della sacrestia insieme ai paramenti del sacerdote e usate una sola volta l'anno.
I ragazzi-chierichetti le impugnavano e suonavano in sostituzione delle campane legate, quando per le strade del paese si doveva annunciare la Liturgia del Venerdì Santo con l'inizio dei riti della Passione e della Morte di Cristo. Il suono sembrava non finire mai, a tal punto assordante, che il nome batticia veniva preso in prestito durante l'anno per apostrofare qualunque persona eccessivamente loquace.
L'aria serale di fine inverno o di inizio primavera (a seconda di quando andava a cadere la domenica di Risurrezione) pungeva il viso e, insieme, alla percussione delle batticie, al catafalco del Cristo Morto e alla Madonna Addolorata seguita dal cuore con le sette spade e dal fazzoletto della Veronica portati in Processione, creava un'atmosfera di condivisione e di contrizione sincera. 'Torna deh torna o figlio, torna al tuo Padre amante, ahi quante volte quante io sospirai per te' - si intonava nell'oscurità della sera, oppure si cantava 'Gesù mio con dure funi, chi spietato ti legò, sono stati i miei peccati, Gesù mio perdon pietà'.
'Suona la prima volta a Messa - gridavano i ragazzi agitando le frastornanti tavolette passando per scale e scalette, vicoli e stradine- suona la seconda volta a Messa e, infine, intocca a Messa', anche se la Messa vera e propria non sarebbe stata celebrata. Chi non aveva ancora finito il frugale pasto di Vigilia, sbrigava velocemente le ultime cose e saliva nella parrocchiale di San Giovanni da dove sarebbe partita la lunga Processione illuminata dalle candele.
Questo accadeva nel mio paese e in mille altri. Gli strumenti altrove assumevano nomi diversi: battole, battistangole, troccole e anche forme leggermente differenti: raganelle, ticchettavole, tricche tracche, tanavelle, troccane e martorelle, ma la funzione era sempre la stessa. In Spagna chiamate carraca e matraca, nei monasteri ortodossi sostituti abituali delle campane.
(Nella foto una coppia di batticie del Novecento)
Batticie del Venerdì Santo conservate in Valnerina