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Gli svegli e i dormienti – Gianluca Ricci

Da Clindi

Una raccolCopertina Riccita di poesie, quella di Gianluca Ricci, che attraversa mondi remoti solo concedendosi di chiudere gli occhi. Non si tratta di mondi idilliaci ed inesplorati, ma dei luoghi in cui risiedono domande o risposte, o per lo meno ipotesi. Per utilizzare un termine dell’autore, “Gli svegli e i dormienti” (Midgard editrice) si avvicina al “numinoso” con un tono talvolta mistico e l’atteggiamento dell’uomo che ha una necessità, con la quale è stato creato. Citando spesso la mitologia greca e il mondo antico, Ricci trasporta il lettore all’interno dell’inquieto vivere dell’uomo, il quale all’alba si scopre mortale, per la sola ombra che lo segue, e al crepuscolo si fa sensibile del mondo intero riconoscendo il vigore del dio Pan, che racconta di sé sotto gli occhi di chi conduce una così breve esistenza, troppo esigua per renderlo acquietato. Variando nei generi, da una poesia simbolista, ad un versificare fluido, per poi giungere all’uso libero dell’haiku, l’autore riconosce l’imponenza della parola e l’enorme forza che la caratterizza, e utilizza tale mezzo come fosse salvifico, per l’inquieto interrogarsi nella notte. Si intraprende quindi un viaggio vagheggiato da ciò che è a ciò che potrebbe essere, forse:

(…) Come dire? Ora c’è l’ombra, poi non più, / domani ci potrà essere e forse no / se solo sapessimo se il sole / vorrà sorgere di nuovo.

Utilizzando, ancora, una metafora dell’autore, i versi di Ricci approcciano all’universo delle cose con la speranza, dono che Pandora ci diede in custodia, indispensabile come il respiro, nel tragitto di continua ricerca che non vede una fine.

A crederci i giorni non sono che giorni

eppure uno giace sul bordo del mondo

ed un altro in cima alla luna.

Il problema rimane, alla fine, uno solo:

sapere quale giorno è oggi,

quanto siamo distanti dalla luna

o dal bordo del mondo.


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