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Gli sviluppi siriani e l’equazione della sicurezza nazionale iraniana

Creato il 02 agosto 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Gli sviluppi siriani e l’equazione della sicurezza nazionale iraniana

Quello che sta succedendo in Siria, specialmente durante l’ultima settimana [16-22 luglio 2012], rappresenta una situazione al limite. Il punto di vista dominante, sulla situazione in Siria, nei circoli dell’Occidente è che il gioco è giunto al termine: il Presidente Bashar al-Assad si dimetterà presto o verrà costretto a farlo. Comunque, ciò non spiega realmente la situazione. In altre parole, è parte di una pesante guerra psicologica che dovrebbe esporre l’intera situazione politica in Siria. E’ questo il motivo per cui è necessario fare attenzione a raccogliere pezzi di verità dai media occidentali, e solo quelle realtà che sono in linea con la spiegazione sopracitata vengono mostrate.

Dobbiamo ora affrontare due importanti domande. Primo, come possiamo davvero chiamare ciò che sta accadendo in Siria e quali sono i futuri scenari? Secondo, qual è la somma totale dell’impatto degli sviluppi della Siria sulle variabili della sicurezza nazionale dell’Iran, specialmente il conflitto strategico dell’Iran con gli Stati Uniti? Iniziamo con la prima domanda. L’attuale situazione in Siria può essere descritta nella sua forma più accurata nella maniera seguente:

1. I continui disordini in Siria non sono popolari per loro natura. Le persone sono spettatrici o vittime. Quelle persone che hanno già mostrato il loro appoggio per il governo del Presidente Assad nelle strade sono diventate in un qualche modo passive e frustrate perché ritengono che il governo abbia perso parte della sua capacità di svolgere i propri due principali compiti: fornire sostentamento al popolo e mantenere la sicurezza. La passività nel difendere il governo non equivale in alcun modo ad un appoggio dei disordini. Questo è stato provato dal fatto che durante gli ultimi mesi l’opposizione siriana non è stata in grado di organizzare nemmeno una sola grande manifestazione popolare a suo favore. Questo è anche il motivo per cui l’opposizione respinge qualsiasi soluzione riguardante elezioni e negoziazioni. Le figure di opposizione sono ben consapevoli che se l’atmosfera dovesse calmarsi quanto basta per optare per le elezioni, e la gente andasse alle urne, non sceglierebbe mai elementi radicali salafiti, che hanno già provato agli alauiti la loro impareggiata propensione al crimine. L’opposizione siriana non è in alcun modo una forza popolare. Al contrario, la paura che la maggioranza sunnita ha della minoranza salafita è una realtà molto importante, e spesso censurata, della situazione in Siria. E’ questa stessa realtà che ha impedito all’opposizione di accettare qualsiasi forma di negoziazione o di libere elezioni.

2. E’ abbastanza chiaro che la Fratellanza Musulmana siriana e parte delle figure islamiche del paese sono parte della sommossa anti-Assad. La domanda importante è quali siano gli obiettivi principali della Fratellanza Musulmana e perché la Fratellanza Musulmana siriana, chiaramente differente dalle sue controparti egiziana, sudanese e palestinese, abbia deciso di spianare la strada ai piani sionisti in Siria?

I fondamenti del comportamento della Fratellanza Musulmana si possono riassumere così:

Primo – Una parte della Fratellanza Musulmana siriana sta cercando di stabilire un nuovo governo in Siria, il quale implementerebbela Sharia – ovviamente vista dal punto di vista salafita – nel paese. Questa è la parte problematica della Fratellanza Musulmana, che anche con la caduta del governo di Assad, renderebbe improbabile un compromesso con Israele. Per questo alcuni analisti ritengono che la Fratellanza sarebbe persino più motivata, rispetto agli alauiti, a creare nuovi conflitti sul confine israelo-siriano.

Secondo – La seconda parte del movimento è giunta alla conclusione che il futuro della regione sia essenzialmente nelle mani della Fratellanza Musulmana. Perciò non si sente costretta ad affidarsi ai governi non affiliati alla Fratellanza. Come risultato, anche se questo gruppo della Fratellanza Musulmana è consapevole del sostegno storico fornito dalla Siria al fronte di resistenza anti-israeliano, ritiene che nuovi punti di riferimento, come il nuovo governo in Egitto, non renderanno più necessario mantenere il rapporto avuto in passato con la Siria.

Terzo – Il terzo gruppo, che probabilmente costituisce la maggioranza della Fratellanza Musulmana siriana, sta essenzialmente mostrando un interesse esteriore per la Sharia di modo da attrarre supporto dalla gente comune e denaro dall’Arabia Saudita. Sono in combutta con elementi laici che sono costantemente in contatto con la Francia e gli Stati Uniti, e con altri gruppi politici simili come l’Alleanza del 14 Marzo in Libano ed il governo laico in Giordania. Questa parte forma il nerbo dell’opposizione armata in Siria.

Il punto è che, anche nel migliore dei scenari, la Fratellanza Musulmana sta commettendo un grosso errore strategico. Nel peggiore dei scenari, potrebbero raggiungere un accordo clandestino con gli Stati Uniti. Un’inevitabile realtà – che è ancora tra quelle realtà che vengono generalmente ed intenzionalmente censurate – è che anche con la caduta del governo di Assad gli Statunitensi non lasceranno che il governo siriano cada nelle mani di quella parte della Fratellanza Musulmana che cerca di proseguire, ed anzi intensificare, il conflitto con Israele. Quindi, se questo gruppo ha deciso di sprecare la sua energia e potenziale nel far cadere Assad, il risultato finale sarà un nuovo allontanamento dal potere e, questa volta, da parte di coloro che sono in combutta con Stati Uniti e Israele. La Fratellanza Musulmana siriana dovrebbe sapere che l’unico modo per poter entrare al governo è sopravvivere allo stato attuale e ottenere un accordo finale su un nuovo sistema di governo basato sulle elezioni. Altrimenti, anche se Assad dovesse cadere, non avranno il loro agognato governo anti-israeliano. C’è anche una visione pessimista secondo la quale parte della Fratellanza Musulmana sarebbe giunta alla conclusione di dover abbandonare la strategia di resistenza, accettare l’esistenza di Israele e raggiungere un accordo strategico con gli Stati Uniti per poter mantenere sotto controllo i futuri governi regionali. A prima vista, ciò sembra non solo troppo pessimista, ma anche troppo ingenuo. Sfortunatamente, però, è da notare che parte delle correnti islamiche nella regione – che sono ancora una minoranza – sono giunte alla conclusione che, per esempio, il Qatar, l’unico paese arabo che ha relazioni ufficiali con Israele, è una base migliore per la resistenza anti-sionista rispetto alla Siria che ha supportato la resistenza per 30 anni senza chiedere niente in cambio!

3. L’altro problema riguardante i disordini in Siria è che questo fenomeno è praticamente non indigeno e ha le sue radici al di fuori dei confini siriani. Questi disordini devono il loro prolungamento ai piani degli Stati Uniti e dell’Unione Europea insieme alla Lega Araba, ed infine all’inviato speciale di Lega Araba e ONU, Kofi Annan. Per esempio, dal momento che il piano di pace di Annan è stato avviato e gli osservatori internazionali hanno preso posto in Siria, il tasso di violenza è salito più di 20 volte. Il motivo è che dietro alla facciata diplomatica, il piano di Annan è una manovra per raggiungere un singolo obiettivo strategico: legale le mani dell’esercito siriano e dare un’opportunità all’opposizione di riorganizzare e riarmare le proprie forze. In aggiunta, al piano mancava una specifica posizione politica sin dall’inizio. Non ha mai chiarito in che modo la crisi in Siria dovrebbe finire. Non ha nemmeno parlato del futuro della struttura di potere nel paese, senza parlare nemmeno del periodo di transizione.

4. Un’altra importante considerazione è capire le politiche nordamericane e israeliane sulla crisi in Siria. Al momento, prima di tutto, gli Statunitensi hanno deciso di lasciare il ruolo principale sul terreno agli Arabi e ai Turchi, mentre Washington e alleati rimangono in secondo piano. Il motivo per adottare questa strategia è che l’intelligence americana credeva che l’esercito statunitense non avrebbe potuto intervenire in un conflitto diretto ed in una nuova crisi. Secondo, ad Israele è stato chiesto di nascondere completamente il suo ruolo in Siria e mantenere una tregua totale sugli sviluppi nel paese, così che nessuno possa accusare l’opposizione siriana di spalleggiare Israele.

5. Il prossimo punto, che non è riservato alla Siria ma può essere applicato a tutta la Primavera Araba, è che sin dal principio di questi sviluppi, gli Statunitensi e gli Israeliani, aiutati dalla coalizione tra Arabia Saudita e Turchia, hanno trovato una soluzione per contenere la Primavera Araba. Sono giunti alla conclusione che il miglior modo per prevenire che gli sviluppi della Primavera Araba aumentino il potere dell’Iran nella regione, è di creare un conflitto tra sciiti e sunniti. L’archetipo della rivalità sciita-sunnita si è trasformato in un’arma nelle mani degli Stati occidentali per poter falsare la Primavera Araba. Facendo questo, sarebbero capaci di prendere l’energia delle figure rivoluzionarie della regione e reindirizzarle verso l’Iran invece che verso gli Stati Uniti e l’Occidente, i quali sono gli artefici della sofferenza del mondo arabo che dura da decenni. Come risultato, le forze politiche rilasciate dalla Primavera Araba e dalle rivoluzione islamiche nella regione spenderanno molta della loro forza nel rendere più intenso lo scontro tra sciiti e sunniti.

6. L’ultimo punto, ma certamente non il meno importante, sulla realtà in Siria è la necessità di capire correttamente il sistema di governo nel paese colpito dalla crisi.

  1. a. Il governo siriano ha mantenuto la sua politica, il suo esercito e l’integrità della sicurezza. Ci sono, certamente, piccoli buchi creati dentro la società siriana e ci sono attività sporadiche tra i militari che mirano a disintegrare le forze armate e sottomettere il paese ad elementi stranieri. In generale, però, anche l’osservatore più pessimista crede che il governo siriano sia stabile e sia ancora in grado di controllare il paese.
  1. b. I gruppi di opposizione siriana hanno provato invano per pochi mesi a crearsi una base sul confine siriano, una sorta di copia di Bengasi in Libia. Questo gli avrebbe consentito di ripetere lo scenario libico in Siria. Tuttavia, nell’ultimo mese, gli è stata affidata una nuova missione dai servizi d’intelligence dell’Occidente: gli è stato detto di trasferire le loro forze e i loro impianti nelle periferie della capitale Damasco e prepararsi per una grande operazione nella città. Le premesse principali dell’opposizione per il nuovo piano erano queste:
    - Primo,  non sono capaci di affrontare l’esercito siriano al di fuori di Damasco;
    - Secondo, dati i limiti umani e fisici, l’esercito siriano avrà meno possibilità di affrontare l’opposizione dentro Damasco;
    - Terzo, ci sono maggiori possibilità dentro Damasco di trasformare il conflitto in un faccia a faccia tra musulmani sciiti e sunniti; e
    - Quarto, qualsiasi colpo al governo, anche se piccolo, dentro Damasco, avrà un impatto ben maggiore rispetto ad un grande colpo ad Assad in zone remote.

Nonostante i fatti menzionati, l’evidenza mostra che durante gli ultimi giorni, mentre molti luoghi della Siria erano relativamente calmi e i problemi erano concentrati nella capitale, l’esercito siriano ha avuto la meglio. Il recente attacco suicida che aveva come obiettivo il Consiglio di sicurezza nazionale siriano a Damasco è stato un diretto risultato di come l’opposizione si è trovata più in difficoltà di quanto si aspettasse. Non c’è dubbio che Damasco sia l’ultima fermata per l’opposizione armata. La capacità del governo di occuparsi di questi attacchi armati è nettamente aumentata per tre motivi. Primo, la vera natura dell’opposizione è stata rivelata alla gente comune. Secondo, la gente sta appoggiando il governo più di quanto già facesse prima. E terzo, le principali figure dell’opposizione sono ora concentrate in una piccola area geografica.

Ora, seguendo la precedente breve descrizione della situazione in Siria, è in un qualche modo più semplice rispondere alla seconda domanda: per quanto riguarda la situazione in Siria, verso che direzione si stanno muovendo gli indici della sicurezza nazionale iraniana? I punti più rilevanti da prendere in considerazione quando si risponde a questa domanda sono i seguenti:

1. C’è un alto grado di confidenza sul fatto che il governo siriano non cada a medio termine. Forse sarà indebolito o sarà soggetto a una maggiore pressione internazionale, ma comunque sia il governo in Siria rimarrà al suo posto. Come risultato della situazione, prima di tutto, il governo siriano considererà vari scenari di sicurezza per vendicarsi dei partiti che hanno appoggiato i disordini in Siria appena riuscirà ad uscire dal momentaneo stato di allerta. Secondo, le sue motivazioni anti-americane ed anti-israeliane diventeranno cento volte più forti. Questo rafforzerà certamente il potere generale dell’asse di resistenza anti-israeliano nella regione, il che sarà di vitale importanza per l’Iran.

2. E’ molto improbabile che Russia e Cina possano raggiungere un accordo con l’Occidente per quanto riguarda la Siria. Entrambi i paesi hanno già scoperto in Libia che gli Statunitensi non hanno intenzione di riconoscere o soddisfare i loro interessi nazionali. Al contrario, gli Stati Uniti stanno provando a fomentare la sommossa in aree che sono di vitale importanza per questi due paesi. Quindi, a differenza delle passate esperienze, quando il comportamento di Russia e Cina era imprevedibile e ci si aspettava un accordo con gli Stati Uniti da un momento all’altro, è ora chiaro che non verrà raggiunto nessun accordo tra questi due paesi e gli Stati Uniti, nemmeno per quanto riguarda il dossier del programma nucleare Iraniano. La creazione di un fronte affidabile anti-occidentale con la Russia e la Cina sarà un importante obiettivo strategico dell’Iran.

3. Ovviamente i paesi occidentali sono in sintonia per quanto riguarda i piani sul programma nucleare dell’Iran con il procedere degli sviluppi politici in Siria. Nel caso in cui la Siria dovesse uscire dalla crisi attuale, l’approccio diplomatico occidentale nei confronti del programma di energia nucleare dell’Iran cambierebbe totalmente. Secondo l’analisi dei paesi occidentali l’Iran cambierà i suoi piani per proseguire con i programmi di energia nucleare solo dopo aver stabilito un netto calo del suo indice di sicurezza. Il destino della Siria è uno dei fattori che possono giocare un ruolo fondamentale nel portare l’Iran a raggiungere questa conclusione. Inoltre, l’alta probabilità che Israele cada nel caos in seguito al superamento da parte della Siria di questo grave momento è un altro fattore che potrebbe portare l’Occidente a dare grandi concessioni politiche all’Iran.

Di conseguenza, a dispetto di ciò che potrebbe sembrare esternamente, l’equazione strategica della regione come risultato dei continui sviluppi in Siria non ha in alcun modo danneggiato l’Iran. Al contrario, è prevedibile una futura insicurezza di Israele, il che è fonte di preoccupazione per i paesi occidentali.

(Traduzione dall’inglese di Giuliano Luiu)


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