Avvertenza per il lettore: il seguente post è parte di un lavoro più ampio dal titolo "Ti è morto il gatto e chi l'ha morto sono io" che si propone... vabbé, se siete interessati trovate tutto qui. La logica suggerirebbe di leggere il tutto con ordine, anche se a guardare bene, sarebbe meglio suggerisse di leggere altro.
CAPITOLO 3
Ultimo giorno di vacanza. Sì, non mi piace seguire l'ordine cronologico. Già la vita lo fa in maniera dannatamente precisa ed io non amo arrivare secondo.
Sidonio Apollinare, parlando degli Unni, ci racconta: "orribili erano anche i volti dei loro neonati, la cui testa era un’informe massa rotonda. Gli occhi erano infossati, sotto la fronte, il naso schiacciato che quasi non sporgeva dal viso. Sin da neonati ai maschi, veniva stretta una benda sul naso in modo da impedirne la crescita, questo perché il naso non superasse la protezione dell’elmo". Lo storico romano Marcellino ci racconta che i maschi, fin dalla prima infanzia sfoggiavano terribili cicatrici in volto. Erano le madri a procurargliele perché il futuro guerriero sopportasse il dolore e le cicatrici impedissero la crescita della barba considerata “antiestetica”. Gli Unni mangiavano soprattutto radici di piante e carne cruda. Per tutta la vita indossavano solamente due vestiti che non lavavano mai, per questo emanavano un orribile odore che usavano come arma psicologica contro il nemico.
Io ho avuto la (s)fortuna di incontrarli in quel di Albisola. Domenica 6 Giugno, mi alzo presto con la mia dolce metà, scendiamo nella spiaggia libera (semivuota), stendiamo i nostri asciugamani e andiamo a fare colazione. Due cappucci e due brioches, con sbirciata gratuita a un paio di quotidiani. Un paio di ore di sole per poi ritornare nel profondo Nord brianzolo.
La storia mi ha sempre affascinato. Si dice che la grande muraglia Cinese sia stata costruita per proteggersi dagli Unni, ed io avrei proprio dovuto costruirmi una muraglia di sabbia per respingerli. Sono arrivati alle 10 circa, proprio come nei migliori cartoni animati, sollevando un nuvolone polveroso a km di distanza. Non erano ancora scesi dai loro destrieri, che già il panico solcava i visi dei bagnanti. Oddio, arrivano gli Unni e deprederanno i nostri beni e violenteranno le nostre donne - urlavano a destra. Costruiamo palizzate - rispondevano a sinistra.
Eccoli!! Una piccola tribù, tutta munita di infradito e tatuaggi, di crudeli selvaggi composta da:
- capofamiglia di 1.90 cm per 150 kg;
- concubina #1 mora, sul tipo troieggiante un po' sfatto;
- concubina #2 biondaplatino, sul tipo troieggiante ma in forma e con tette rifatte;
- vice capofamiglia che, secondo il sottoscritto, si trombava la concubina #2
- 4 unnini (3 piccoli Unni ed 1 piccola Unna) che in quanto piccoli erano ancora più Unni dei grandi Unni.
La spiaggia a quell'ora era già piuttosto piena. Procedono con passo fiero, privo di paura e ricco di maleducazioni. Giungono fino ai confini del mio podere, dove c'è un piccolo spazio di forse due metri quadrati. Li osservo, con sorriso sornione, pensando a dove riusciranno a trovare spazio per otto, dico otto, persone. Il capofamiglia, che d'ora in poi chiameremo Attila, butta ombrellunno (ombrellone unno), borsa frigunno, bunnorse e borsettunne, contenenti cazzunni varii, per terra. Mi guarda con un sguardo assurdo che non potrei che riassumere in questo modo: voi siete a casa vostra, uno sconosciutunno senza nemmeno suonare entra, appoggia le valige per terra, sputa per terra, si toglie le scarpe sgrullandosi il battocchio e, guardandovi negli occhi, VI dice, dandovi una sonora quanto fastidiosa pacca sulla schiena: "Benvenuto a casa tua, farò come se tu non ci fossi!".
Attila pianta l'ombrellunno nella sabbia, il vicecapofamiglia lega i cavalli all'ombrellone dei vicini, mentre i quattro unnini gli legano il sacco di biada al collo e le concubine spruzz spruzz spruzzano creme solari. Appena conquistato il territorio, inizia la caccia. Io e un'altra signora, ignari del nostro futuro, ci ritroviamo lembi di asciugamunno sui nostri. Gli Unnini iniziano a correre ovunque, dando un nuovo senso alla definizione "rompere pesantemente i coglioni". Per dare una spiegazione molto molto attuale, direi che gli unnini in questione sono il risultato genetico dell'accoppiamento tra X (metteteci la persona più rompicoglioni che conoscete) e la vuvuzela più stridula e fastidiosa del Sud Africa. Ogni passo sono valanghe di sabbia che finiscono addosso a chiunque, anche a quelli che in spiaggia sono venuti ieri e adesso non ci sono più. La piccola Unna, dalla vocina di pterodattilo con la raucedine con le frequenze di una smerigliatrice acuta, incrociata con lo stridore del gesso sulla lavagna, mangiando una focaccina urla che va a fare il bagno. I tre piccoli Unni, invece, si dedicano alla costruzione di buche con Attila per catturare cinghiali. Purtroppo Attila è amante della comodità, e come un balenottoro spiaggiato per aver ingoiato un sacchetto di plastica, decide che la caccia deve avvenire all'ombra dell'ombrellunno della vicina di asciugamunno, e ogni palata di sabbia finisce sull'abbronzatura dell'ignara signora di cui sopra. Finite le buche per la caccia, gli unnini si lanciano in rituali iniziatici di accoppiamento, sfrucugliando la minchia a tre quarti di spiaggia. In questo frangente, però, ho avuto modo di arricchire la mia laurea a orientamento pedagogico, osservando il rigore educativo della famiglia unna. La concubina #2, che stava rosolando al sole, richiama all'ordine gli unnini e rivolgendosi all'unnino più vivace che stava massaggiando, con la paletta di plastica, le gengive di una povera signora di 75 anni, urla: “SIMONE!?! Non urlare!! Lascia stare la preda! Non vedi che è vecchia? Vengo lì? Vengo lì??!?! Vengo lìììì?!?!? (Nel frattempo nelle retrovie si alza uno striscione: VACCI PORCA TROIA, VACCI!!) GUARDA CHE SE VENGO LI' TI MASSACRO DI BOTTE!!!!!!!”. L'unnino, come dire, non percepisce bene l'avviso della concubina, anzi se ne fotte in maniera magistrale.
Nel frattempo io, conscio di aver perso la battaglia e illudendomi di poter ancora vincere la guerra, raccolgo la truppa, evitando lo scontro diretto, e mi allontano da quello che è diventato l'accampamento Unno. Appena mi sposto, ignaro dell'elementare concetto di spazio sociale, il vicecapofamiglia si alza e lancia un altro asciugamunno nello spazio appena liberato. Mi ritrovo con un altro asciugamunno sul mio asciugamano.
L'unnina dalla voce di pterodattilo ecc, ecc..., rientra piangente come una fontana, a bocca aperta con ancora la focaccia in fase di masticazione in bella vista. Assisto ad un litigio fra Unni “Maaaaaaammaaaaa!!! Mi ha schizzatoooo!!! MAAAAAMMAAAA!!!!! Uèèèèèèè”. Una famiglia normale avrebbe sorriso, spiegando che "sei al mare, in spiaggia, ci sono 30 gradi e tu frigni come un’aquila perché ti hanno schizzato?". La famiglia unna, no! Attila, riunisce il consiglio bellico. Parte la spedizione punitiva. Il diverbio è avvenuto fuori dalla mia portata visiva ma non da quella uditiva. Per motivi di decenza e sensibilità non riporto l'accaduto.
Conquistato e sottomesso il territorio, gli Unni chiamano a raccolta altri membri della tribù. La concubina #1, con un potente mezzo tecnologico chiamato telefunno, parla con Pietro ma con un tono di voce talmente alto che il telefunno diventa utile solo se Pietro è distante più di 500 km. Attila, invece, più conservatore opta per i segnali di fumo... di sigaretta. Fastidiosi? Noooo....
Ormai si è fatto mezzogiorno, stremato dalla battaglia e dalla calura, con lo stesso stato d'animo di Flavio Romolo Augusto nel 476 di fronte a Odoacre, raccolgo il mio asciugamano e le mie proprietà, dirigendomi sconfitto verso gli ultimi anni di esilio.Leggi il capitolo 4 (porta pazienza... non è ancora pronto)
COMMENTI (1)
Inviato il 18 giugno a 02:22
Post geniale ed esilerante. Complimenti a Valente, ragazzo diffidente!