Speciale: X-Men: 50 anni mutanti
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Premesse non confortanti
L’inizio degli anni 2000 non è stato il massimo, per le testate mutanti Marvel. Reduci dal successo dei ’90, i figli dell’atomo erano aumentati in numero (fino a divenire troppi) e avevano attraversato una sequela di maxi saghe, tanto puntuali quanto poco influenti sulle loro sorti. Lo stesso secondo avvento di Chris Claremont, complice un difficile processo di feedback con il primo film sugli X-Men, non si era rivelato la tanto agognata panacea, tutt’altro, costringendo l’allora editor in chief Joe Quesada a rivederne l’iniziale assegnazione (ad Uncanny X-Men e X-Men), assottigliandola ad una sola testata (battezzata X-treme X-Men), in cui il teatro dell’azione sarebbe stato convenientemente lontano dallo Xavier Institute.
C’era un forte bisogno di invertire la rotta, smettere di produrre opachi fumetti all’ingrosso e ricominciare a dare ai lettori quello per cui pagavano: storie che non ricalcassero schemi ormai triti, che riuscissero a tornare ad osare e a raccogliere consensi. Detta in meno parole: qualcosa che vendesse come nella decade precedente.
2001: entra in scena Grant Morrison, classe 1960, nato a Glasgow, scrittore, musicista, occultista, autore di opere che hanno fatto del sincretismo culturale un (talvolta ingombrante) marchio di fabbrica. La sua penna aveva garantito la rinascita di Animal Man in uno splendido ciclo meta-narrativo di fine anni ’80. Sua la sterzata verso il surreale della Doom Patrol, il Batman allucinato di Arkham Asylum, il pantheon di supereroi di JLA. Ma soprattutto, suo e fortissimamente suo quel pastiche di influenze dalla fantascienza alla fisica quantistica in salsa LSD noto come The Invisibles. Grant Morrison: il grande nome cresciuto nella Distinta Concorrenza (la DC Comics, ovviamente), chiamato a dare la scossa che cucinerà i pupilli di Xavier per quaranta numeri, dal 114 al 154, cambiando il mood della testata, alterandone il nome da X-Men a New X-Men, regalando ai fan dinamiche diverse per i protagonisti, un nuovo cattivo interessante e alcuni eventi cardine che echeggeranno negli anni a venire.
Un biglietto da visita
New X-Men mette subito le cose in chiaro con i primi tre numeri, sotto l’esplicito nome di E come eXtinzione. C’è un gene che si è attivato, nella razza umana: entro poche generazioni la porterà all’annullamento. La sfida fra umani e mutanti, leit motiv da decenni, è finita: i secondi hanno vinto. Peccato che Cassandra Nova, un’entità malvagia dai poteri mentali spaventosi, non la pensi allo stesso modo. Genosha, la città stato voluta da Magneto come rifugio per l’ homo superior, ne fa le spese.
La sequenza del genocidio è sbrigativa in modo crudele: l’ironia di poche immagini dedicate al chiacchiericcio nella classe di Emma Frost fa da vuoto pneumatico prima dell’esecuzione; la minuscola sagoma del signore del magnetismo, subito avvolta dal fuoco della prima esplosione, testimonia l’ingresso dell’enorme Sentinella; la visuale dal basso di una strada percorsa da gente in fuga (una sorta di Times Square dell’orrore, illuminata da laser letali) ci fornisce uno scampolo della mattanza; il conteggio in rapidissima diminuzione ci allontana per consentirci di immaginare tutto.
Genosha è il biglietto da visita di Grant Morrison. Nessun mutante è al sicuro.
Una storia lunga e complicata
Il ciclo di New X-Men si compone di 8 capitoli che portano avanti una “X-Men graphic mega novel” (definizione dello stesso Morrison) cercando di esplorare generi narrativi diversi e sollecitare parti distinte del cervello dei lettori, alla stregua (sempre a detta di Morrison) di droghe differenti.
Il nome pensato per la serie, oltre a prestarsi a una palindromica soluzione grafica per le copertine, sembra derivi dalla fusione di New Mutants e X-Men: la tematica sui Nuovi Mutanti e il loro percorso di apprendimento sarà infatti uno degli elementi centrali della narrazione. E come eXtinzione, oltre a Cassandra Nova e Genosha, mette tanta carne al fuoco.
Anzitutto i nuovi costumi, che prendono il posto del coloratissimo e iconico, fino allora, spandex di ordinanza. Non è tanto un’idea di Morrison, quanto una conseguenza del primo film sugli X-Men. In ogni caso la cosa piace a Wolverine, che sul numero 114 commenta: “Improvvisamente non devo sembrare un idiota alla luce del giorno”.
La nuova Bestia fa la sua comparsa, e finalmente è possibile dire che uno dei protagonisti è, senza ombra di dubbio, brutto, sgradevole, grazie a un processo, si ipotizzerà, di “devoluzione”, una maledizione per un genio come Hank McCoy.
Emma Frost entra nel team dei comprimari, sdoganando il concetto di mutazione secondaria: nel suo caso, una quanto mai consona pelle di diamante.
Ma soprattutto: gli X-Men escono per la prima volta allo scoperto, con la dichiarazione di Xavier (controllato da Cassandra Nova), che rende ufficiale la vera natura della scuola per giovani dotati.
L’uomo della stanza X è l’annual che introduce il fondamentale personaggio di Xorn, un ragazzo a cui sembra sia cresciuta una stella in testa, e l’altrettanto fondamentale antagonista, John Sublime, mentore di un gruppo di esaltati, gli U-Men, decisi a trapiantarsi parti di corpi mutanti per assurgere a ruolo di terza specie che erediterà la Terra. Come se non bastasse, parte la sotto trama che vede Emma Frost avvicinarsi a Scott Summers.
Imperiale ci presenta mutanti brutti, poco efficaci o semplicemente inquietanti: Beak, un uomo uccello che non sa volare; Angel (la mascotte di Logan per parte della saga) una ragazza mosca dal brutto carattere; le Naiadi di Stepford (pupille di Emma Frost), cinque gemelle snob per una sola mente condivisa; Martha Johansson, una telepate di cui rimane solo il cervello, racchiuso in un’ampolla di vetro (Durante Rivolta alla scuola di Xavier, ne conosceremo altri: Basilisk, un goffo e stupido Ciclope di seconda categoria; Glob Herman, un ammasso di bio paraffina trasparente con scheletro e organi interni ben in vista; Dummy, un gas vivente costretto in una tuta di contenimento).
Si conclude il problema Cassandra Nova, dopo uno scontro che coinvolge Lilandra Neramani, imperatrice Shi’ar, nonché la sua (piuttosto inefficace) guardia imperiale al completo. Scopriamo che l’entità Nova è una sorta di gemella malvagia dello stesso Xavier, combattuta per istinto dal telepate fin nell’utero della madre, potente almeno quanto lui e convinta che l’universo si riduca allo scenario sacrificabile per lo scontro fra due fratelli. Per neutralizzarla, confinandola in una prigione psichica, ci vorrà una tremenda dimostrazione di potere da parte di Jean Grey, ma anche la collaborazione dell’intero team e di qualche studente: uno dei fil rouge dell’intera saga sarà proprio la necessità di un’azione di squadra, contrapposta agli errori inevitabili del singolo. A fine scontro Xavier, curato da Xorn, recupera l’uso delle gambe.
Ne I nuovi mondi Morrison non porta avanti la trama, ma preferisce aggiungere tasselli e rinfoltire il contesto: i mutanti diventano una cultura, che si manifesta in una Mutant Town parzialmente integrata con il tessuto urbano, nonché in personalità pubbliche, come lo sfortunato stilista Jumbo Carnation. Xavier si dedica all’homo superior su scala planetaria mediante la X-Corporation, con sedi in tutto il mondo.
Entra in scena Fantomex, assassino dotato di un sistema nervoso separato di nome E.V.A., nome in codice Arma XIII. Con lui viene svelata l’esistenza di un programma per super armi geneticamente modificate, destinate a sterminare la razza mutante: un laboratorio costante che ha avuto, come decima cavia, Wolverine, ovvero Arma X.
La relazione fra Ciclope e la Frost va avanti, “mascherata” da ciclo di sessioni di terapia sessuale condotte su un privatissimo canale mentale. Scott non può fare a meno di confidarsi, vomitando i suoi ineliminabili dubbi su di sé e sulla relazione con Jean Grey, lasciandosi andare molto più di quanto non faccia con la moglie.
Una visita a Genosha consente a Morrison di dare degno saluto ai mutanti massacrati dalla Nova, con un numero toccante in cui assistiamo all’eco magnetica e postuma delle ultime parole delle vittime, registrata da Magneto in una sorta di scatola nera dell’evento, per quello che sembra il suo ultimo atto in vita. Prima di riprendere la narrazione, Morrison introduce il personaggio di Sooraya, musulmana, il cui potere (trasformarsi in una polvere letale) si è attivato quando dei mercanti di schiavi hanno cercato di toglierle il burqa.
Rivolta alla scuola di Xavier si concentra sui giovani dotati e sullo scontro di pensiero fra vecchia generazione, volta a percorrere il difficile cammino dell’integrazione, e nuove leve, identificate dal geniale e instabile Quentin Quire, deciso a rivendicare la supremazia mutante. Nasce una banda di ragazzi, gli Omega Skulls, che si costruiscono un proprio simbolo, una propria uniforme, e si autoproclamano New X-Men. Le loro azioni, sempre più temerarie, sono alimentate, fra l’altro, da una droga, il Kick, che sembra in grado di amplificare le mutazioni, ma al contempo garantisce sconosciuti effetti collaterali.
Il contrasto raggiunge un picco in occasione di una giornata organizzata da Xavier per far visitare la scuola a un pubblico umano, che si tramuta in uno scontro fra professori e ribelli. La battaglia è risolta dagli studenti stessi: le Naiadi di Stepford affrontano Quentin Quire, spedendolo al tappeto con un colpo mentale, ma perdendo una di loro. Quentin esce di scena, aiutato da Xorn a raggiungere un “piano superiore di esistenza”, e le quattro Naiadi superstiti pensano di lasciare la scuola, sentendosi tradite dagli insegnanti e soprattutto dalla mentore Emma Frost. La loro rabbia si tramuta in un suggerimento a Jean Grey circa la liaison sotterranea fra Scott ed Emma.
Omicidio nella villa è un classico caso alla Colombo. Dopo un memorabile scontro con Jean Grey, Emma Frost viene ritrovata a pezzi. Letteralmente. Qualcuno le ha sparato mentre era in forma diamante, cogliendo il suo punto di fragilità. Le indagini, condotte da una coppia di “investigatori mutanti”, ovvero Lucas Bishop e il computer vivente Sage, determinano che l’assassina è stata una delle Naiadi, Esme. La ragazza non ha operato da sola, e riesce a scappare, mentre Jean trova il modo di ricomporre Emma, la cui coscienza si è mantenuta in prossimità dei frammenti del corpo. Nel frattempo Scott, a seguito del litigio fra Emma e Jean, si è allontanato dalla scuola.
Assalto a Weapon Plus è una storia di azione pura che vede Logan, Fantomex e un mai così problematico Summers (peraltro momentaneamente privo di raggi ottici) affrontare Arma XV nel laboratorio segreto (noto come “The World”) dove la società Weapon Plus da decenni crea individui potenziati con lo scopo di sterminare mutanti. In una stazione orbitale in fase di costruzione Logan riesce a carpire informazioni importanti sul suo passato, ricordi che aveva perso e che lo sconvolgono a tal punto da tentare il suicidio.
Pianeta X porta alla conclusione alcune delle sottotrame distribuite negli archi narrativi precedenti. Xorn si rivela un personaggio immaginario sotto cui si celava Magneto, che riesce a spedire verso il sole Jean Grey e Wolverine (a bordo dell’asteroide M), a sabotare l’X-Wing di Bestia ed Emma Frost, corsi in aiuto di Ciclope e Fantomex, a catturare Xavier, bloccandone i poteri mentali, e a depistare tutti gli altri supereroi della Terra, chiudendo New York in una barriera magnetica e ribattezzandola New Genosha. Ma il trionfo dura troppo poco: quella che dovrebbe essere la sua gente non capisce quali sono i suoi obiettivi, persino i suoi sottoposti più stretti non tardano a ribellarsi a lui. Gli X-Men tornano e lo mettono alle strette, costringendolo a un ultimo gesto estremo: attacca Jean Grey e la uccide, finendo decapitato da un furibondo Wolverine. Davanti alla tomba di sua moglie, Scott Summers prende la decisione di smettere di combattere.
Here comes Tomorrow sposta l’attenzione 150 anni dopo gli eventi narrati nel resto della saga. Un futuro apocalittico che vede i campioni della bio diversità, gli X-Men, scontrarsi con “la Bestia”, un genetista folle che si attornia di cloni confezionati sulla base del genoma di eroi morti. Morrison ci mostra alla fine il vero volto del nemico: quello che appare un Hank McCoy invecchiato è in realtà l’incarnazione di un’entità batterica vecchia quanto il pianeta, decisa a dominare il mondo in solitudine, a sterminare ogni specie estranea che possa infastidirla. Il suo nome è Sublime, e ha guidato tutti gli scontri interni fra figli dell’atomo, sperando così di renderli innocui, mentre si insediava in alcuni di loro per mezzo del Kick, che più che una droga si dimostra essere una parte di lui. A più di un secolo dalla morte di Jean Grey, il ritrovamento di un uovo di Fenice consente a Sublime di impossessarsi dell’entità e controllarla, portandola ad annullare le residue resistenze e condurre l’assalto finale ai suoi principali nemici. A poco serve il valoroso contributo di Wolverine, di Cassandra Nova e degli X-Men. Solo la Fenice stessa riuscirà a recuperare coscienza del suo passato, affrontare Sublime e “giudicarlo”, tornando indietro nel tempo per cambiare la decisione che sembra aver avviato la catastrofe: davanti alla tomba di Jean Grey, Ciclope non decide più di lasciare la lotta, ma bacia, per la prima volta in senso fisico, Emma Frost.
Il finale della saga di Morrison è un bacio, o come direbbero gli americani, una X.
Fine prima parte
OMAGGI
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