Magazine Opinioni

Globalizzazione del pensiero.

Da Enricobo2

Globalizzazione del pensiero.

Tanka tibetana del MAO di Torino


Già la globalizzazione! E pensare che la maggior parte di quelli che te la raccontano, sostengono che è una rogna di questi ultimi decenni, mettendone in evidenza solo le poche parti negative e trascurandone tutti i vantaggi. Beati i buoni tempi antichi dove la gente se ne stava chiusa nella sua città murata e a Frittole manco si sapeva se a Firenze c'era un sindaco rompiglione. Ma sarà stato davvero così o anche un tempo le notizie correvano senza telefonino? Oggi ve ne racconto una curiosa. Di certo sapete tutti che Giulio Cesare fu talmente grande e famoso da far diventare il suo nome l'antonomasia per il condottiero al comando di uno stato. Dopo di lui tutti gli imperatori si fregiarono del titolo di Cesare e il nome stesso Cesare (in latino Caesar pronunciato con la C dura) è passato in altre lingue ad indicare l'imperatore, come nel tedesco Kaiser e nel russo Czar. Fin qua nulla di nuovo, d'altra parte la mala pianta dei romani aveva conquistato tutta l'Europa ed il Mediterraneo quindi è nella logica che la sua cultura abbia permeato questa parte di mondo. Ma allora c'era una cesura netta data da forti barriere geografiche quasi insormontabili tra il nostro e gli altri mondi. Eppure la conoscenza della potenza di Roma era arrivata anche nel lontano Oriente, con cui avvenivano comunque fior di scambi, mediati da quei furbacchioni di arabi che naturalmente lasciavano filtrare meno notizie possibili. 
Perché la storia è sempre la stessa, conoscenza è potere e il commercio e gli scambi sono sempre stati la vera linfa creativa della nostra specie. La potenza militare va loro al seguito, buona ultima, della cultura. I mercanti sono sempre stati quelli che hanno fatto crescere il mondo nel bene e anche soprattutto nel male. Dunque oltre agli annali dell'impero cinese, in cui si parla di Roma, della potenza e della ricchezza di quell'impero lontano, del grande signore An Tun (l'imperatore Antonino Pio) che snobbò gli ambasciatori del Regno di Mezzo che gli avevano recato doni (ma in quel momento c'era a Roma la peste e quel gruppo di barbari Sini furono presi per una piccola tribù di chissà dove senza importanza), c'è qualche traccia di Roma in quel mondo? Avrete notato quel signore a cavallo raffigurato in una tanka tibetana del XV secolo esposta al MAO di Torino, Museo straordinario per conoscere arti e culture orientali, forse unico in Italia e pertanto giustamente ignorato e sempre sul punto di chiudere i battenti. Si tratta di un semidio del pantheon buddista tibetano, guerriero straordinario e conquistatore implacabile, feroce con i nemici ma saggio governante di uomini che domina su una lontana città, capitale di un regno ricchissimo. Il suo nome? Gesar Kh'Rom. Certo appare bizzarro e incredibile che tra gli altipiani oltre l'Himalaya sia arrivato il nome di Cesare di Roma. Pure tracce di questa leggenda risalgono a prima del V secolo e da allora il personaggio, con le sue gesta mirabolanti è stato sempre presente nei racconti guerreschi fino a creare una saga epica di racconti di fatti eroici che da quasi 1000 anni gira in Oriente. (vedi la bella voce su Epic of King Gesar su Wikipedia). 
Il personaggio, via di mezzo tra Artù e Orlando è presente nelle letteratura del Tibet come Ge-Sar Gyal Po, in quella mongola come Gesar Khan, nella Russia siberiana come Geser o Kesar,  in un ciclo epico fin dal XII secolo, signore del leggendario regno di Ling (nel cinese antico Roma era chiamata 拂菻:- Fúlǐn - La foresta che si oppone). Tutta questa tradizione è stata mantenuta viva attraverso i secoli dalla tradizione orale dei cantori e dei bardi dell'Asia Centrale Dal X secolo in poi, guarda che strane coincidenze come da noi cantori e menestreli) e di cui si trovano tracce in molte minoranze cinesi dai Bai, ai Naxi, agli Yuguri, così come nelle storie dei Kalmucchi, gli Hunza pakistani ed i Ladakhi dell'India del nord. Pensate che il secondo re del Buthan teneva a corte un bardo specializzato nei racconti epici di Gesar che sono stati raccolti in 31 volumi. Dal punto di vista etimologico il concetto di Cesare è passato attraverso il Bizantino Καῖσαρ al Turco Phrom Kesar nominato poi nella Bactriana (Iran e Afganistan) e noto già nell'VIII secolo come lontano cognato di un epico re locale, arrivando quindi in Tibet come Phrom o Kh'Rom Gesar, uno dei Re delle quattro direzioni (quella dell'Ovest) già nel X secolo da leggende precedenti. L'epica turca fa poi riferimento ad un Fromo Kesaro a capo nell'VIII di un esercito arabo invasore. Direi che ce n'è abbastanza per riflettere un po'sulla globalizzazione. L'uomo è un animale mercantile che accoppia alla voglia di arricchirsi anche quella di conoscere e raccontare. E' un po' come un'ape operosa che andando lontano a bottinare sparge qual e là granuli preziosi di polline che feconda alberi lontani.

Globalizzazione del pensiero.

Gesar Krom da Wiki


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Mi shuImperatore cinese.
Xiōng,Mèi,Jiě,Tài.
Nán 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :