Io e Gloria bazzichiamo più o meno lo stesso settore da diversi anni. Forse ci siamo anche incontrate in diverse occasioni: non viaggi, me ne sarei ricordata, ma serate si. Ma il nostro vero incontro è stata la rete: si, proprio quella cosi effimera, cosi poco concreta – secondo alcuni – cosi apparentemente futile. Lei si è imbattuta nel mio blog e mi ha invitata a scrivere un guest post. Cosi io ho scoperto il suo LessIsSexy.com trovandolo originale, puro, semplice ma con molta sostanza. E cosi ci siamo scritte, ho ricambiato l’invito qui, ci siamo parlate anche al telefono. Una lunga telefonata in cui ci siamo dette molto: quanto è cambiato il nostro lavoro di giornaliste tradizionale, la passione per i nostri rispettivi blog, le opportunità della rete e la bellezza della condivisione. Ecco, quest’ultimo concetto ci accomuna molto. E quindi…potrebbe anche accadere che nasca un progetto insieme. Di sicuro cominciamo con il dirci “io ci sono per te!”. Il resto lo vedremo.
«Di che segno sei?». A questa domanda la mia risposta è: «Bastarda!». Le reazioni sono tra il divertito e lo stupito. È vero, sono bastarda perché sono nata a cavallo tra un segno e l’altro. Si dice in cuspide, per l’esattezza il Solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno. È altrettanto vero che possiedo le caratteristiche di due segni, un po’ dell’uno e un po’ dell’altro mescolati in una sola persona. Anche se, quando sono nata, per zero virgola zero, zero, zero gradi il Sole è già in Cancro. È il Sole o un altro pianeta? Non sono patita di astrologia. A lungo però, per tradizione familiare condivisa con mia sorella, a dicembre ho comprato Astra. Tradizione sepolta nel passato. Ogni tanto leggo l’oroscopo sui settimanali dei quotidiani: due segni è un’opportunità per leggere ipotesi contraddittorie. Allora mi diverto a scegliere e magari una settimana sono Gemelli e l’altra Cancro. Peccato che, dopo 10 minuti, la mia opportunistica scelta è puro oblio. Il cervello, però, ha fatto ginnastica.
Non avrei mai aperto un blog se la “rivoluzionaria sostenibilità” non si fosse fatta strada in me, mi avesse cercata e scelta. Devo averlo scritto e detto, mi scuso se mi ripeto. È la verità. Per anni mi sono rifiutata di pensare a un’ipotesi blog. Perché sono d’accordissimo con Roberto Cotroneo che così chiosa la sua rubrica Blowin’ In The Web su Sette del 14 giugno 2013: «… A furia di navigare, il mare si è riempito di barche, di navi, di scialuppe e il mare non si vede più…». Ero, sono, sarò sempre un marinaio e questa visione mi appartiene. Anche se da giornalista della carta ho scelto di trasformarmi in giornalista web. Per amore della comunicazione, per la determinazione del mio sentirmi strumento. Consapevole di essere un “Ibrido Digitale” – definizione di Matteo Piselli – con tutti i limiti del caso nonostante cerchi di colmare le lacune con corsi e confronti nerd. Dalla mia c’è la curiosità. E, concedetemelo, il sapere di essere spesso più curiosa di tanti Nativi Digitali. C’è anche anche passione per la condivisione che va oltre l’atto di pubblicare qualcosa per qualcuno: 1, 10, 100, mille lettori, amici, reader, follower, conosciuti, sconosciuti… Troppe voci, troppi rumori, troppi blog, perché un altro? Me lo chiedo tutti i giorni, mettendo in discussione me stessa, impegno, intuizioni, ispirazioni… Inizia tutto con la “i”, d’altronde sono un ibrido, ve l’ho detto.
Sostenibilità. Per me è andare a caccia di storie, persone, imprese impegnate in progetti di benessere globale. Perché sono stata cresciuta a pane e dovere. Perché sono stata educata a rispetto e attenzione per l’altro. Da un certo punto in avanti, educata dalla vita più che dalla mia famiglia. Sento il dovere di documentare le storie di chi, in un modo o nell’altro, si sta impegnando con gli altri, oltre che con se stesso. Sono inconsueta, rivoluzionaria forse, a volte anarchica, altre disarmante nel mio essere spontanea. Difendo e difenderò fino all’ultimo il mio lato bambino. Sono innamorata della leggerezza della vita. Sto bene nella mia pelle. Tutto questo è frutto di un lungo lavoro, di una strada che ho avuto la fortuna di intravvedere un giorno, a 19 anni. Non era successo nulla. Mi sono svegliata e, come una illuminazione, il primo pensiero è stato: «Basta, da oggi sono me stessa». Una svolta nata dalla sofferenza. D’altronde è dalla sofferenza che tiriamo fuori il meglio di noi. Lo dice la scienza, lo conferma la storia. Noi lo scordiamo. Tra una caduta e l’altra, cerco di ricordare le fortune che mi accompagnano. Cerco di ascoltare la pancia che manda messaggi, a volte urlati ed energici. Cerco di rammentare a me stessa che nulla è scontato e tutto è in continuo cambiamento. Che le trasformazioni, soprattutto mentali, in atto sono travolgenti. Come una funanbula, ogni giorno, faccio un passo dopo l’altro sul mio filo sottile. Ogni tanto mi capita di sentire il calore di una voce, di una mano, di un sorriso. Come il calore di Assunta. E allora sento che c’è un senso in questo mio essere parte della rete. In questo mio essere un nodo capace di trovare un filo pronto a scappare per intrecciarsi ad altri fili e creare altri nodi. Saggezza? No, rivoluzionaria sostenibilità. Il filo di Less is Sexy.
Gloria Vanni – LessIsSexy.com
Foto di Franco Pizzocchero