Lucas Pope, sviluppatore indipendente, porta tra noi il suo originalissimo docu-thriller distopico
Quando parliamo di giochi creati da team indipendenti, molto spesso ci ritroviamo a sostenere come questi ultimi siano rimasti gli unici a tentare con coraggio di percorrere le vie dell'originalità, riuscendo con altrettanta frequenza a centrare l'obiettivo. A confermarci la regola è il caso di Papers, Please, titolo che rientra nella serie di videogiochi che senza la scena indie, con ottime probabilità, non avremmo mai visto: a chi potrebbe venire in mente, infatti, di realizzare un gioco in cui il succo del gameplay si riduce a scartabellare passaporti e altri documenti, nei panni di un anonimo ispettore di frontiera? Messo in questo modo, ci rendiamo conto che Papers, Please non suona poi così bene, ma noi che siamo qui per questo abbiamo provato a fondo la fatica di Lucas Pope e del suo Studio 3909 che, ci sentiamo di anticiparlo sin da ora, hanno fatto un gran bel lavoro
È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo
Lo scenario distopico in cui ci cala Papers, Please è quello di un'immaginaria nazione dell'Est Europa. Siamo a fine 1982 in pieno regime comunista e Arstotzka, questo il nome dello Stato, ha affrontato una guerra di 6 anni contro i vicini della Kolechia, ottenendo finalmente il controllo della propria metà della città di Grestin, a lungo reclamata e pericolosamente posta sul confine tra i due Paesi.
Al giocatore, un comune cittadino di Arstotzka senza nome e senza volto, viene recapitata all'inizio del gioco una lettera del Ministero dell'Immigrazione, che come risultato della lotteria del lavoro di ottobre lo assegna immediatamente come ispettore al punto di controllo di frontiera di Grestin; in cambio, l'offerta di un salario con cui mantenere la propria famiglia, almeno in teoria, e un modesto appartamento di classe 8 nella parte orientale della città. Nel ruolo d'ispettore dell'immigrazione, il protagonista dovrà a questo punto analizzare a fondo i dati di ogni persona in entrata in Arstotzka da Kolechia, mantenendo alta l'attenzione per evitare di concedere l'ingresso a contrabbandieri, spie e terroristi, da individuare tra il vero e proprio fiume di gente in arrivo. Per farlo, dovrà analizzare scrupolosamente passaporti e altri documenti, rilevando incongruenze e falsificazioni, praticamente all'ordine del giorno in uno scenario del genere in cui spesso chi prova a varcare il confine non ha niente da perdere. Quello appena descritto non è altro che l'incipit della modalità Storia, nonché principale componente che ci viene offerta da Papers, Please. Partendo dalla fine del mese di novembre 1982, la Storia si svolge per 31 giorni, conducendoci verso ben 20 diversi finali a nostra disposizione, ottenibili completando tutto il periodo di gioco in 4 ore o poco più. Chi vuole sbloccare tutti i finali, apprezzerà sicuramente la modalità di salvataggio studiata da Lucas Pope, grazie alla quale è possibile individuare con precisione i vari bivi che ci vengono posti davanti durante la trama, per andare a modificare la storia in quel punto, senza ricominciare tutto da zero. Raggiungendo uno dei finali in particolare, inoltre, è possibile sbloccare anche la modalità Endless, con cui fronteggiare fiumane di immigranti nelle tipologie di gioco Timed, Perfection, o Endurance, ognuna delle quali ci assegnerà il punteggio in modo diverso. Paper, Please - Trailer ufficialeDistopia, distopia canaglia
Partendo dal primo giorno di lavoro, Papers, Please ci mette in balia di potenziali attacchi terroristici, epidemie e minacce di vario genere. Se all'inizio basta dare una veloce occhiata al passaporto della persona di turno, incrociandone le informazioni con pochi altri dati, via via le variabili da tenere in considerazione vanno ad aumentare, introducendo per esempio l'uso di body scanner per intercettare eventuali criminali o il controllo di un permesso aggiuntivo per chi sostiene di entrare dentro Arstotzka per lavorare, stando continuamente attenti alla congruenza tra i vari documenti e che questi ultimi non siano falsificati.
Facile a dirsi e un po' meno a farsi, visto che le persone che arrivano davanti alla nostra cabina non sono tutte uguali, e davanti alle nostre domande reagiranno a seconda della loro personalità, ma soprattutto della loro situazione personale, rischiando nei casi più disperati anche l'arresto. Col passare dei giorni e delle persone infatti, il gioco porta avanti filoni di storia apparentemente secondari, legati a chi si presenta alla frontiera come il gruppo di dissidenti che chiede il nostro aiuto o la prostituta minacciata. Veri e propri dilemmi morali, come quello che ci porta a dover decidere cosa fare con la moglie coi documenti non in regola, dopo aver dato il timbro verde al marito che ha appena varcato il confine. Casi umani che Papers, Please ci spiattella drammaticamente in faccia: la vera essenza di questo gioco vede il giocatore costantemente impegnato a fare i conti con la propria coscienza di fronte alle richieste di aiuto di ogni tipo che vengono effettuate dalle persone non in regola per entrare in Arstotzka, compresi i tentativi di corruzione. Una serie di valutazioni da fare essendo ben consapevoli che eventuali errori possono portare a una trattenuta sul già basso stipendio, da usare a fine giornata per definire il budget da dedicare alle varie necessità domestiche. Passate le 18:00 in punto di ogni giorno, infatti, il giocatore si ritrova davanti al riepilogo dei propri averi, scegliendo a cosa destinarli: cure per la propria zia malata, riscaldamento e cibo per tutta la famiglia e medicine per il proprio figlio, sono solo alcuni esempi. Il ruolo d'ispettore finisce dunque per assumere mille sfaccettature, spingendoci in modo repentino a passare da un estremo all'altro. Dal vedere la fiumana di gente in arrivo in modo distaccato per cercare di fare bene il proprio lavoro e massimizzare lo stipendio, al chiudere un occhio per proteggere i propri cari o viceversa per favorire qualcun altro sapendo che ciò ci costerà il piatto in tavola. Poche parole per il comparto tecnico, destinato giocoforza a passare in secondo piano visto che l'intero gioco si riassume in 2 schermate. L'interfaccia è più che apprezzabile e, cosa importante, mai confusionaria nella gestione dei mille documenti, mentre la colonna sonora da circolo comunista è destinata a restare in testa al giocatore, così come lo è il "Papers" pronunciato dal suo personaggio a ogni immigrante in arrivo. Carina anche l'idea di usare per le persone in entrata i nomi reali di chi nei mesi scorsi ha inviato le proprie generalità a chi ha sviluppato il gioco.Requisiti di Sistema PC
- Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: Intel Core i7 920
- Memoria: 6GB
- Scheda video: Geforce GTX 470
- Requisiti Minimi
- Sistema operativo: Windows XP
- Processore: 1.5 GHz Core2Duo
- Memoria: 2 GB
- Scheda video: OpenGL 1.4 con schermo 1280x720
- Hard Drive: 100 MB di spazio
Ammettiamo che Papers, Please non è un gioco per tutti. La sua natura porta inevitabilmente a fare i conti con la ripetitività di fondo di avere a che fare costantemente con dei documenti, intervallata in realtà da brevi siparietti divertenti e altre fasi un po' diverse. La creatura di Lucas Pope riesce però a coinvolgere pienamente il giocatore, in cui si insinuano sentimenti e rimpianti contrastanti come difficilmente abbiamo visto altre volte all'interno di un videogioco. Considerato anche il prezzo di 8,99€, il consiglio che vi diamo è quello di mettere da parte i possibili pregiudizi, provando quantomeno la beta disponibile sul sito ufficiale, per vedere come le sessioni di gioco v'indurranno in breve tempo al classico un-altro-e-poi-basta. E ricordate, Glory to Arstotzka!
Rosario Salatiello @salarosPro
- Solo e unico
- Interfaccia mai confusionaria
- Sentimenti messi alla prova
- Prezzo bassissimo
Contro
- Ripetitivo nella sua ossatura
- Meccaniche non per tutti