Torna, domenica prossima 20 settembre 2015, il palio di Asti. Con l’occasione, pubblichiamo un (limitato, incompleto e parziale) vocabolario gergale di alcuni termini connessi a questo momento straordinario di cultura popolare.
A come acciughe. Questi pesciolini vanno in premio – insieme all’insalata – all’ultimo classificato della finale. Talvolta, la sarcastica ricompensa è affiancata dalle cipolle.
B come borgo, borghigiano, batteria e Brio. Il borgo è, insieme a rione e al comune, una delle tre tipologie di unità socio-territoriale che partecipano al palio; borghigiano è chi, oltre ad appartenere a un borgo, partecipa attivamente alla vita del borgo stesso in chiave più o meno militante. Prima della finale, si corrono tre batterie con sette cavalli e sette fantini ciascuna: i primi tre classificati di ogni batteria accedono alla finale, a nove concorrenti. Andrea Mari, detto Brio, è il fantino vincitore dell’ultima edizione del Palio (2014), con una storica doppietta Siena (Assunta)-Asti.
C come canapo o canape, comune e comunaiolo. Il canapo, o canape, è una fune lunga 15 metri e pesante quasi un quintale (!) dietro la quale si allineano cavalli e fantini alla mossa. Il comune è un’altra delle tre unità socio-territoriali partecipanti al palio, e comunaiolo è chi ne fa, attivamente, parte.
F come fantino (“fantin-“ in astigiano). Diminutivo della parola "infante", cioè ragazzino: nei secoli scorsi, infatti, i conducenti dei cavalli erano sempre di giovanissima età e l'antico regolamento prevedeva che non potessero avere più di 21 anni. Il vocabolo sostituì tra il XIX secolo e XX secolo il sinonimo “paggio”. Prima di quel periodo i due vocaboli erano utilizzati indistintamente.
G come gallo vivo. L’animale, vivo e in gabbia, va in premio al quarto classificato nella finale del Palio.
I come “inchioda”. Così viene chiamata l’acciuga che va in premio all'ultimo arrivato.
L come "alla lunga". Fino al 1861, il Palio si correva lungo l’attuale corso Alfieri (all’epoca chiamato contrada maestra): un tracciato rettilineo, da un punto A a un punto B. “Alla lunga”, appunto. Ora, invece, si corre "in tondo", con i tre giri previsti della piazza Alfieri (fino al 1988 si correva in Campo del Palio).
M come mossa. Ad Asti come a Siena, la mossa è l'atto che il mossiere compie sganciando l'argano che tiene teso il canapo al momento della partenza.
N come notte bianca. Lo scorso anno è toccato al popolo di Santa Caterina festeggiare dalla sera della domenica fino all’alba di lunedì; chi farà baldoria quest’anno?
P come partitante. Chiunque partecipi con coinvolgimento emotivo al Palio è un partitante: questo termine – a differenza di borghigiano, comunaiolo e rionaliolo – non indica una particolare appartenenza socio-territoriale della persona.
R come rione, rionaiolo e Renato Bircolotti. Rione (la terza unità socio-territoriale del Palio) sta a rionaiolo come borgo a borghigiano e comune a comunaiolo. Merita una menzione speciale merita Renato Bircolotti: severissimo alla mossa, viene spesso applaudito dal pubblico dopo aver ripreso, con perfetto accento aretino, i fantini meno disciplinati.
S come (cavallo) scosso, sendallo (“sendal” in astigiano) e stroppo. Un cavallo è “scosso” quando ha perso o disarcionato il suo fantino: poiché è il cavallo e non il cavaliere a fare classifica, un cavallo scosso può qualificarsi nella sua batteria o vincere / piazzarsi in finale. sendallo è il nome del labaro dipinto al quale è legato il Palio. Le prime presenze del sendallo si trovano alla fine del XV secolo. Dalla fine del XVIII secolo il sendallo reca l'immagine di san Secondo a cavallo con le insegne della città, lo stemma, il motto del Comune e l’anno. Stroppo, dal francese “troupe” (“truppa”, “drappello”), è l'insieme dei partitanti sfoggianti il fazzoletto con i colori di una delle parti. Possono essere preceduti dalle proprie insegne o alcune volte seguiti o preceduti dai musici in occasione dei principali riti della festa.
T come “le torrettine vanno senza mutandine”. Secondo una diceria in verità piuttosto misteriosa, le borghigiane della Torretta non sarebbero note, ad Asti, per la loro condotta particolarmente casta in ambito sessuale. Qualcuno ha riferito a chi scrive l’adagio di cui poco sopra. Per dovere di cronaca, non abbiamo trovato molti riscontri sulla popolarità di questa insinuazione in rima: la maggior parte delle persone interpellate, dentro e fuori dai confini della Torretta, non la conoscevano.
V come vigilia del palio. Una notte di tensione, emozione, palpitazione. E, naturalmente, di grandi mangiate e bevute. Barbera e dolcetto scorrono a fiumi. Rionaioli e borghigiani portano al collo, con orgoglio, i colori della propria parte. Chi riesce a dormire la notte prima della mossa?
Andrea Donna
@AndreaDonna