Il 7 giugno allla Bao Boutique Brera si è tenuto l’incontro con l’autore Glyn Dillon che, dopo anni di assenza dal mondo del fumetto, con Il Nao di Brown ha saputo farsi prepotentemente notare con una storia che indaga il quotidiano di Nao, giovane e problematica ragazza affetta da sindrome ossessiva compulsiva. L’incontro, moderato da Caterina Marinetti, si è svolto all’insegna delle domande dei presenti, interessati a scoprire qualcosa di più sulle fasi di lavorazione del progetto e sulle scelte relative le tematiche principali affrontate dal graphic novel.
La prima curiosità che l’autore racconta ai presenti è sulla scelta, avvenuta gradualmente, di spostare il centro dell’attenzione da Gregory e a Nao. Infatti l’opera almeno inizialmente doveva incentrarsi completamente su Gregory e sulla sua ossessione per Ichi. Le cose cambiano dal momento in cui decide di affibbiare a Nao, l’interesse amoroso del protagonista, la sindrome ossessiva compulsiva, che un tempo aveva afflitto sua moglie. Con lo scorrere dei giorni all’autore è bastato davvero poco per rendersi conto che la figura femminile stava acquistando un certo spessore prevalendo sugli altri personaggi da lui ideati. Da qui il bisogno di concentrarsi sulla fragilità e l’irrequietezza di una ragazza che riesce a mitigare i suoi pensieri e le sue paure solo mediante la meditazione.
Glyn Dillon continua a spiegare i motivi di alcune sue decisioni quali l’ambientazione quotidiana della storia che toglie Nao di caso strano per via dei suoi problemi, l’interesse per la meditazione nei centri buddisti che nasce dalla necessità dell’autore di recarvisi (tant’è che alcune persone presenti nel fumetto sono un mix tra persone vere frequentate nel suo tempio buddista) e la presenza ridondante del colore rosso, a simboleggiare contemporaneamente sangue, violenza e pericolo.
Si parla poi della copertina, nata, come succede spesso in questi casi, in maniera rapida poiché all’editore francese non aveva convinto la sua idea iniziale di rappresentare Abraxas in bianco e nero ad evidenziare il carattere bipolare di Nao. Ed è proprio in due giorni di duro lavoro che nasce l’originalissima copertina che ritrae la protagonista con una lavatrice al posto della testa.
Infine ci si concentra sulla carriera di Dillon che dopo un promettente inizio sulle pagine di Sandman sceglie di lasciare il fumetto per il cinema e il suo paesino per Londra proprio per avere più possibilità di socializzazione .Riprendere carta e penna ora come ora è dovuto all’estrema semplicità con cui si può produrre un fumetto, senza stanziamenti ma solo con le proprio capacità e gli strumenti del mestiere. Ritornare al lavoro ha significato di conseguenza ri-innamorarsi del fumetto e ricominciare a farlo solo per sé stesso.
Ed è con un ultimo pensiero al mercato del fumetto e alla situazione in Inghilterra, dove il panorama fumettistico sta cambiando repentinamente grazie ad una nuova spinta underground e ad ottimi autori emergenti, che termina l’incontro, lasciando ai fan l’opportunità di farsi autografare e “acquerellare” il proprio volume.
Per saperne di più:
Intervista a Glyn Dillon
Recensione di Il Nao di Brown