Ho atteso un po’ prima di parlarvi di questa serie. Una serie nuova di zecca, partita lo scorso 11 Settembre sulla NBC. Go On.
Ne avevo sentito parlare quest’estate ma temevo molto questo ritorno di Matthew Perry in tv, il mitico Chandler di Friends, a 8 anni dalla fine della serie che lo rese famoso in tutto il mondo. Nel frattempo Matthew ha fatto film più o meno riusciti, ma questo ritorno era davvero importante. Sarebbe riuscito l’attore a farci divertire senza essere un’imitazione infinita del suo personaggio più celebre?Quando qualche settimana fa la mia amica Silvia, la mia spacciatrice di serie tv n.1, mi dice che ha visto i primi due episodi e le erano piaciuti, mi convinco a guardarlo. Le prime due puntate sono come i primi passi di un bambino: sei sempre preoccupato che ad un certo punto caschi a terra. Ma tutto fila. E scopri a fine episodio di esserti divertita. E ora che la serie è stata confermata per tutta una prima stagione di 22 episodi e che di questi episodi ne ho visti ormai 6, posso parlarne anche a voi, cosa che non vedevo l’ora di fare!!!
Di cosa parla Go On? Ryan King (Matthew Perry) è un famoso radiocronista sportivo, con un suo programma molto celebre in onda ogni giorno in quel di Los Angeles. Di recente ha perso la sua amatissima moglie Janie, ma dopo alcuni mesi decide di tornare alla sua vita di sempre e mettere da parte il suo inconsolabile dolore. Il suo capo, nonché migliore amico, non crede però nel recupero di Ryan e lo spinge a partecipare a un gruppo di aiuto per persone che hanno subito perdite importanti e che hanno gravi problemi ad “andare avanti”, pena l’impossibilità di tornare al suo programma. Ryan non ha altra scelta e accetta di partecipare agli incontri. E già dalla sua prima partecipazione al gruppo è evidente che nulla sarà normale: né i suoi compagni di avventura, una compagine umana quanto mai differente e accomunata solo dall’avere qualche rotella fuori posto, né la sua Group Leader, Lauren, ex weight watcher e donna piena di complessi, e neppure lui stesso, che in quelle sedute darà via libera a tutta la sua eccentricità e al primo incontro organizza una gara a chi ha la storia più triste, scoprendo essere l’unica via per sopportare la sua dolorosa perdita.
Ogni incontro sarà quindi l’inizio di una mirabolante avventura fatta di invasioni di gatti, fontane mariachi, visioni diurne e tacchini al forno notturni, travestimenti da antichi guerrieri, violente partite di hockey e partite di basket, momenti imbarazzanti con la propria assistente e il proprio miglior amico, macchine da cucire capaci di commuovere il cuore più coriaceo, città immaginarie create nella propria testa e molto altro ancora, il tutto all’insegno della follia e condito dagli sguardi in cagnesco da parte della saffica Anna, le incomprensibili battute in spagnolo di Fausta, le inappropriate uscite e azioni di Mister K, le fissazioni sessuali di Yolanda , i leziosi “ohhhhh” di Sonia, il mutismo di Owen, il carisma di George e l’immancabile simpatia di Matthew Perry. Lui è senza dubbio la star, il protagonista assoluto e tutti i personaggi sono delle ottime spalle comiche per Perry che ha così modo di esprimere tutta la sua verve. Tuttavia ho apprezzato come, con il proseguire degli episodi, certi personaggi e certe loro caratteristiche abbiano conquistato centralità nell’azione. Personaggi come Mister K o Sonia sono talmente strambi che difficilmente possono essere dimenticati dal pubblico e sono tra le prime cause di ilarità all’interno dello show. Nonostante, quindi, sia fin da subito chiaro che la sit-com si sia sviluppata attorno a quella che è la celebrità acchiappa pubblico, la serie si presenta ben equilibrata e dà sufficiente spazio agli altri personaggi, i quali finora sono apparsi tutti in ogni episodio. Il risultato è una visione piacevole e delle scene comiche quasi sempre ottimamente riuscite. A volte, d’accordo, in certe espressioni stupite o in certi movimenti esagerati di Ryan si scorge l’eco di Chandler, ma io credo si tratti di un caso di osmosi avvenuto ormai anni fa, quando Chandler è diventato Perry o viceversa. Ma stiamo parlando in ogni caso di un attore con la sua bella esperienza alle spalle, che a mio parere è capace di staccarsi da quello che è stato il suo alter ego per anni, con solo qualche piccola ricaduta. In fondo lo abbiamo amato anche per quello.
Go On è una sit-com molto americana, con tutti gli ingredienti che servono per renderla tale. E proprio per questo appare ben riuscita. Dopo 2/3 puntate mi sono ritrovata a desiderare di vedere il seguito e questo è il mio miglior metodo per capire se una serie merita di essere guardata. Go On è , inoltre, un grande ritorno, che attendevo da tempo, da sempre fan dell’attore, e meglio di così non poteva andare.