Ricordo quell’abbraccio bello, forte. È durato più di altri abbracci e mi ha fatto sentire qualcosa che non avevo mai provato davvero: l’affetto. Sono abituato a ragionare da solo, a non farmi male ma nel petto roteava un istinto quasi pari a quello che un padre avrebbe per i suoi figli. Sapere anche dai tuoi occhi che quell’abbraccio è stato qualcosa di diverso da altri concessi e ricevuti in momenti e posti lontani e dimenticati, mi riempie il cuore. Hai chiuso dentro a un desiderio di calore tutto un altro tipo di speranza: quella di non essere abbandonata, quella di essere consapevole di aver sbagliato, quella di provare solitudine in un mondo in cui è difficile non essere circondati da persone.
Ti ho criticato, ti ho stroncato, ti ho spezzato, ma hai saputo difenderti con il pianto ed è stato dolce e tenero. Ed ora so che quando ti incontro non posso pensare ad altro se non a quanto bene io provi per te e che sarà sempre così. E questo non è il solito “sempre” detto perché si deve far piacere a qualcuno. È un “sempre” semplice, nato da un pensiero dominante. È questo giorno, è quel giorno. È il momento in cui mi hai detto stai con me, ma non me l’hai detto davvero. Quello in cui hai provato a dirmi vieni per me ma non ce l’hai fatta. E resteranno, credimi. Sono giorni, luoghi, minuti che resteranno. Anche se domani ci allontaneremo, sarai in un posto piccolo piccolo a sinistra del mio torace. Questo è destinato a pochi: quasi a nessuno. A volte lì manco persino io: credevo che era più importante fare le cose con raziocinio, piuttosto che agire d’istinto. A volte occorre, invece, lasciarsi andare senza pensare: spingersi all’indietro verso un punto cieco. È così che ho avuto modo di scoprire. È così che anche tutti i bambini scoprono. E io ho scoperto che adesso posso fidarmi di te, di lui, di qualcuno. E lo faccio con lo sguardo felice. Perché avere te fuori da una porta che mi aspetti e non mi aspetti, che gradisci ogni mia attenzione, ogni mia parola mi fa stare bene.
Ecco, magari non sarà come penso. Forse quando avremo tanti anni in più mi deriderò per i miseri pensieri che ero in grado di fare da giovane. Perché ogni attimo è un grado di sapienza in più: non vedo ritorni. Per me è impossibile regredire. Non ha senso. Anche quando qualcosa ti cambia le carte in tavola sai sempre a che gioco stai giocando. E io so che non posso dirti che non ti abbandonerò, che non ti farò male, che non ti deluderò, ma posso dirti che mi ricorderò per tutto il tempo che mi rimane che sei stata qualcosa di inspiegabilmente sorprendente e grazie a te ho fatto tanti passi verso un mondo di idee nuove e belle. È per te se sono più altruista e vedo tutto con le lenti della semplicità, senza cercare il cavillo e il chiodo da svitare che potrebbero distruggere un equilibrio instabile. Ho imparato a selezionare le richieste scegliendo i momenti opportuni, le parole più giuste, l’espressione migliore, il tono più congeniale per non essere invadente, precipitoso, fuori luogo. E lo devo a te.
Ho voluto renderti omaggio, se questo può esserlo, nel suo piccolo, su di un pezzo di carta, chiedendoti scusa mille e ancora mille volte se non lo faccio lì di fronte a te, per te. Ma questo è qualcosa che ancora devo imparare a fare.