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Vestiti vintage fintamente trasandati, occhiali dalla montatura nerd, aria intellettuale-radical chic, magari un libro sempre a portata di mano, cuffie nelle orecchie che sparano musica sconosciuta ai più, di quei gruppi che più sono indie meglio è.
Sono gli hipster, signore e signori.
Quelli che una volta si sarebbero chiamati emarginati, ma che oggi invadono le strade diventando quell'omologazione a cui non si voleva appartenere.
Se hipster siete ora, o se hipster per quanto in modo diverso siete un po' sempre stati, il film che dovete assolutamente vedere è God Help the Girl.
Ragione numero 1: in Italia non è arrivato, quindi si può fare i fichi e dire di vederlo in v.o. con sottotitoli (o anche senza, che è è sempre meglio).
Ragione numero 2: è stato presentato al Sundance, mecca dell'hipsterismo, dove ha vinto il World Cinema Dramatic Special Jury Award.
Ragione numero 3: alla regia c'è un certo Stuart Murdoch, membro dei Belle and Sebastian, band pop indie, hipster prima dell'arrivo della parola hipster.
Ragione numero 4: un cast che è squisitamente diverso, dalla bella bellissima Emily Browning, all'imperfetta ma tanto carina Hannah Murray al particolarissimo Olly Alexander.
Ragione numero 5: una colonna sonora che farà tremare i cuori degli indipendenti, un misto di pop semplice e zuccheroso, uno stile alternativo dei più puri.
Perchè God Help the Girl è un musical, ma un musical atipico dove le canzoni pur descrivendo lo stato interiore del protagonista, sono parte rilevante della trama, che ruota attorno a quella ragazza bisognosa di aiuto che riversa in canzoncine all'apparenza così poco profonde, tutte le sue ansie, le sue paure, i suoi sogni.
Eve è scappata infatti da un centro di aiuto per la sua anoressia nervosa e trova rifugio a Glasgow, a casa di James. Tra i due nasce un'amicizia sincera, con quel pizzico di sentimento in più che deve fare i conti con la mancanza di equilibrio di Eve, con il suo bisogno sia di indipendenza che di aiuto.
I due troveranno in Cassie il terzo componente essenziale per la loro band, nata per caso e per gioco che compone con facilità canzoni orecchiabili su quello che succede loro dal momento della sveglia al momento della composizione. Il percorso che porterà al primo successo di questa band senza nome e senza troppi schemi, e Eve a trovare la sua strada, si svilupperà in un'estate inglese calda e colorata.
Il calore e il colore che trasmette questo film, va di pari passo con le emozioni che suscita vedendo la meglio gioventù all'opera, sognante e disincantata.
Hipster fino al midollo, God Help the Girl si compone di abiti da rubare ad uno ad uno, e di una magia che solo protagonisti così belli possono trasmettere. La si odia un po' Emily Browning per la sua presenza scenica e anche per la sua bella voce, che senza troppi sforzi conquista con rime e parole.
L'attenzione si sposta poi alla regia che, pur essendo di un esordiente e pur velocizzando il tutto verso il finale, è di quelle che ha studiato attentamente i film del passato, i film che fanno molto radical-chic e che tra voice over, montaggio intelligente e spezzoni da videoclip con tanto di coreografie surreali, sa il fatto suo.
Il risultato è quindi un luogo dal quale non si vorrebbe uscire, un luogo dove ci si veste sempre bene, un luogo dove la musica regna, dove la musica è la terapia, che con le sue canzoni e le sue bellezza ci delizia, hipster o non hipster.
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