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God save the monkeys

Creato il 29 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

La matrice è comune ed è innegabile. Ipotesi di candidature se ne son fatte dagli Oasis ai Blur, dai Radiohead ai Coldplay. Caso a parte gli U2. Oggi tocca a loro. Non saranno gli ultimi ad essere paragonati, ma una strusciatina su quella poltrona vacante a soli 25 anni e con soli 4 album (sia pur strepitosi) all’attivo nessuno prima d’ora se l’era mai permessa.
Fenomeno indubbio quello degli Arctic Monkeys. Posseggono la materia sin da subito con disinvoltura.
Se l’album d’esordio Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not ha acceso un occhio di bue su questi mocciosetti brufolosi, Favourite Worst Nightmare non si è limitato a confermare l’impressione della critica ma ne ha “sparato” l’immagine dritto nel firmamento delle poche robe che reggono l’oltraggio del tempo in musica e nell’arte in genere. Humbug ne ha sorretto la fama attraverso un sound certamente più maturo e con spunti emozionali di spessore, confermando capacità tecniche e ritmiche di rilievo assoluto. Tutto questo …in 4 …cioè 4 anni! (2005-2009).
Tredici milioni di dischi venduti, concerti planetari “sold out”! Alex Turner viene definito dalla prestigiosa rivista inglese NME come “l’uomo più cool del pianeta”. Le classifiche che lo vedono fra i primi quaranta under 30 più ricchi del Regno Unito, non lasciano dubbi in verità neanche sulla reale vertiginosa scalata del gruppo e di Turner stesso, che si concede persino toccate e fughe soliste in universi musicali paralleli con il progetto The Last Shadow Puppets insieme all’amico Miles Kane. E con successo!
E’ dunque l’ora di Suck It And See, uscito a giugno scorso, sulla cui testa pendono le legittime immense aspettative dell’intera galassia pop-rock mondiale.
Superarsi ancora una volta è impresa difficile, va detto. Confermarsi indubbi talenti è impresa riuscita a Turner & co. e senza peraltro apparente sforzo. Il substrato a cui attingono sembra granitico e inesauribile pescando ovunque nel british sound, anche fra i Beatles. Ballate semplici a cui non trovi una pur minima debolezza; riff geniali e distorsioni fluttuanti, ritmi incalzanti e frenate “be quiet”.
Una su tutte? Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair. Cosa vuoi dirgli a questi qui che ti costruiscono un gioiellino e gli danno un titolo di tal fatta! (?)
Il resto è Pop Rock di qualità elevatissima. Ai detrattori/semplificatori, che criticano i testi a volte sempliciotti, consiglierei di leggerli con occhi poco più che adolescenziali per apprezzarne l’incanto. A chi non riesce in questo esercizio, chiederei di porsi nel dubbio e di cercarne la chiave ultra-letterale.
Agli amanti delle contrapposizioni epocali, ai miei lettori del numero scorso, ai fans dei “Testa Radio” e delle “Scimmie Artiche” chiedo fiducia: 1 a 1 e palla al centro. Bologna 3 settembre, Arena Parco Nord; le scimmie “live” non si possono perdere. Sarebbe reato. God Save The Music!


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