Magazine Cinema
(The King's Speech)
Tom Hooper, 2010 (Gran Bretagna, Australia), 111' uscita italiana: 28 gennaio 2011 voto su C.C.
La balbuzie è un disturbo che può divenire frustrante, a maggior ragione se si è costretti, da etichetta, ad arringare un intero popolo prima della ennesima e sanguinosa guerra mondiale. Il duca di York (Colin Firth), che sarebbe divenuto re Giorgio VI dopo la dipartita del padre (Michael Gambon) e l'abdicazione dell'inaffidabile fratello maggiore (Guy Pearce), ne è ben consapevole e spinto dalla moglie (Helena Bonham Carter) si affida alle cure di un eccentrico logopedista australiano (Geoffrey Rush). Troverà un grande amico ed una rinnovata fiducia in se stesso.
All'apparenza, il film di Tom Hooper è ingessato in una rigida architettura narrativa, che restituisce con grande efficacia l'atmosfera della Gran Bretagna di inizio Novecento (senza che manchi un certa riverenza nei confronti dei reali) e mette nelle condizioni l'intero cast di rendere al meglio; questa struttura, ben poco originale, è però sovvertita con intelligenza dallo svilupparsi della sceneggiatura di David Seidler, grazie all'incontro-scontro tra l'imbalsamato duca e Lionel Logue, specialista senza laurea né diplomi che ha maturato tutta la sua esperienza sul campo (durante la Grande Guerra) oltre che su palcoscenici di infimo livello, calcati come presunto attore shakespeariano. Quando le due personalità collidono, nello squallido seminterrato di una palazzina londinese dove Logue tiene le sue “sessioni”, ecco le scintille: c'è spazio per qualche sorriso, ma anche per una tutt'altro che superficiale riflessione su vita e relazioni umane. Queste sedute divengono sempre più simili alla psicoanalisi col passare del tempo e l'istrione australiano (degnamente interpretato da Rush che, così come Firth, convince come non faceva da anni) si dimostra un impareggiabile consigliere per il futuro sovrano, grazie al suo buon senso e alla sua schiettezza. Destinato a fare incetta di (discutibili) premi, perché costruito su misura entro i canoni cinematografici che tengono in considerazione quelle giurie, Il discorso del re resta comunque un esempio di ottimo cinema, seppur estremamente didascalico. Nulla è fuori posto, ma nulla sorprende.
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