Il mio lavoro sulla Paraedolia mi sta facendo scoprire tutto un mondo di suggestioni che affondano le proprie radici nella parte più ancestrale del nostro essere. E' un viaggio, per così dire, all'origine delle nostre paure e delle nostre superstizioni. Una ricerca che si affida alla fantasia, ma soprattutto alla libertà dello sguardo, che può così tornare bambino e scorgere in un'ombra, in un dettaglio, in un insieme di oggetti ciò che non esiste davvero, ma che in realtà agisce su di noi in modo molto potente, senza che magari ce ne rendiamo conto. Un giro presso la Solfatara di Tuscania, con le sue forme e i suoi colori, è stato illuminante, da questo punto di vista. Ecco alcune foto commentate (i risultati del mio lavoro su questo tema potrete vederli molto più avanti, probabilmente in una mostra...).
Un occhio ceruleo (sottolineato dall'illuminazione parziale che ne ho fatto con una piccola torcia elettrica), con una pupilla bianca (una macchia di gesso, credo, minerale comune nella zona) e la texture "squamosa" fanno pensare a un pericoloso primo piano di un rettile antidiluviano e francamente alieno: la prima cosa che mi è venuta in mente è "Godzilla", e questo è il titolo della foto...
Qui il concetto è più grafico e astratto e ci vuole uno sforzo in più per vedere quello che ho visto io. Il titolo di questa immagine è "Gnu", perché è al profilo stilizzato di questa sorta di antilope che ho pensato seguendo le spaccature della roccia sulfurea. In alto c'è l'occhio con sopra l'attaccatura delle corna, in basso il naso e il muso: il tutto come disegnato da Guttuso o Picasso. Arte primitiva, per così dire...
Le foglie accumulate nel tronco spaccato di un albero morto, mi hanno fatto pensare alle sardine in branco ingoiate da un grande squalo, col suo piccolo occhietto vorace. Lo so che ci sarà chi dirà: ma io non ci vedo niente! Beh, dài, in fondo è un gioco. O forse no?