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Golden Slumber a prima vista sembra un action come tanti altri: un genere sicuramente non frequentatissimo nel cinema giapponese soprattutto se manifesta a ogni inquadratura un piglio hollywoodiano come questo film di Yoshihiro Nakamura, regista che a poco più di 40 anni vanta già un curriculum piuttosto corposo.
Aoyagi si trova nella situazione di tanti personaggi hitchcockiani alle prese con una storia molto più grande di loro in cui involontariamente sono incappati e che passano praticamente tutto il film a cercare di dimostrare la loro innocenza ( il primo esempio che viene in mente è Intrigo Internazionale).
In più il fatto che è inseguito costantemente da quello che sembra un corpo speciale della polizia, tutti vestiti come iene tarantiniane e con uno di loro che sembra uno di quei killer schizoidi partoriti dalla penna dei Coen, che più si va avanti e più ci sono evidenze, anche filmate, che Aoyagi sia l'indubbio colpevole ( quando lo spettatore sa benissimo che non ha fatto proprio nulla, non ne sarebbe capace) cosparge il tutto di quell'aria cospirazionista propria di tanto cinema americano afflitto dalla sindrome postkennedyana( non è un caso che l'amico che lo ha incastrato in questa storia dice ad Aoyagi che sarà il nuovo Oswald).
Occorre anche sottolineare che la maschera del protagonista Masato Sakai e la sua mimica che a volte lo fa somigliare decisamente a Stan Laurel sottolineano la demenzialità di alcuni passaggi narrativi e di alcuni personaggi ( come quello del serial killer).
D'altra parte Golden Slumber invece di trasformarsi in una copia de I tre giorni del condor o in nuovo capitolo della saga di Jason Bourne si trasforma in qualcosa d'altro, se vogliamo concettualmente più raffinato visto che esula dal cinema di genere per diventare gradualmente riflessione virulenta sul potere dei mass media in grado di creare eroi per un giorno e mostri ( per sempre) con la stessa facilità, sulla capacità mistificatoria che hanno le immagini e su quanto possano essere ingannevoli le apparenze.
Ecco perchè il finale enigmatico che riserva questo film e che comunque riesce a chiudere armoniosamente un cerchio piuttosto complicato riveli di come lo stesso Nakamura abbia ingannato, a fin di bene naturalmente , lo spettatore fin dall'inizio confidando sulla capacità di mistificazione che hanno le apparenze.
Soprattutto nella seconda parte del film si avverte che il regista è più interessato a raccontare un'amicizia dei tempi andati piuttosto che un thriller ipervitaminizzato aggiornato ai nostri tempi, nel tentativo( riuscito) di dare profondità al personaggio di Aoyagi, dotandolo di un background e introducendo alcuni dei vecchi amici che riusciranno ad aiutarlo. E' vero che il film perde un po' del mordente adrenalinico che caratterizzava la prima parte, è vero anche che questa parentesi dilata oltremodo la durata del film ( 140 minuti appaiono francamente eccessivi ), ma Golden Slumber non è semplicemente un thriller d'inseguimento.
La sua ambizione è quella di parlare d'altro mescolando sequenze al cardiopalmo ad altre in cui prevale la nostalgia e un aspetto fumettoso anni '80.
Un mix senza dubbio originale che permette di elevare Golden Slumber dal marasma dell'action contemporaneo e dargli quella patina autoriale inaspettata.
Tutta colpa della nostalgia che attanaglia il cuore dei quarantenni di oggi a cui è sfuggita la parte migliore della vita, dell'amicizia dei tempi andati, di quanto possano essere false immagini e apparenze e del potere enorme in mano ai mass media.
Riflessioni che normalmente non apparterebbero a un plot apparentemente banale come quello di Golden Slumber.
E invece, nel nostro mondo (im)perfetto ne costituiscono la colonna vertebrale.
( VOTO : 7 + / 10 )
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