Cristiana Raggi sul palco del Teatro Verdi dal 6 al 9 febbraio e dal 13 al 16 febbraio presenta il suo spettacolo cineteatrale dedicato alla spregiudicata scrittrice catanese Goliarda Sapienza.
Goliarda trae ispirazione dal celebre L’arte della gioia – romanzo pubblicato postumo, rifiutato da più case editrici e poi diventato il più conosciuto dell’autrice – e da Il filo di mezzogiorno, ma appare come un’unica incursione nella vita e nella poetica della Sapienza.
Donna indomita, anticonvenzionale, procace e intelligente, Goliarda Sapienza nacque in una famiglia anarchico-socialista e si trasferì presto a Roma, dove diventò una applaudita attrice, oltre che giornalista e scrittrice. La sua infanzia in Sicilia fu sicuramente diversa da quella delle sue altre coetanee, costellata dalle precoci morti di diversi fratelli, dalla malattia mentale della madre, ma anche libero sia delle regole oscurantiste e dai pregiudizi della Sicilia di inizio secolo, nonché svincolato da clima antifascista imperante.
Lo spettacolo inizia sulle urla di Tina, sorella di Modesta, alter ego letterario dell’autrice, affetta da problemi psichici, probabilmente autistica. Queste urla altissime, che si placano solo quando la madre le è vicina, Goliarda le descrive come terrificanti e spaventose, ma che via via si trasformano in euforiche, gioiose. Sono un canto di espressione della disabile, ed è su quelle note che Goliarda si muove per esprimere il suo carattere ed esplorare il suo eros.
Proprio come nei suoi libri, finzione letteraria e realtà biografica sono mescolati nello spettacolo, che alterna il recitato al video; oppure li unisce armonicamente, come quando Goliarda parla con il suo psicologo, l’una sul palco, l’altro sullo schermo. Poco alla volta, conosciamo dettagli, ricordi cancellati della vita di Goliarda, che poco alla volta recupera la memoria, perduta in seguito agli elettroshock; e ci avviciniamo sempre di più al suo pensiero, un pensiero forte, indipendente, votato soltanto al raggungimento del propria felicità, ma non per questo edonista o egoista: un pensiero puro, istintivo, “morale” come lei stessa si definisce. Goliarda è vita, irruenta e passionale, talvolta pericolosa; la depressione in cui cade e l’amnesia che patisce sono le controparti dolorose di questa forza vitale, sono i suoi necessari estremi.Uno spettacolo intelligente, appassionante e coinvolgente, che parla la stessa lingua della scrittrice cui si ispira. Uno sforzo, ben riuscito, di comprendere una personalità originale e un’artista ancora poco conosciuta.
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