Gomorra - La serie (Ep. 3 e 4)

Creato il 21 maggio 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1


Scrivere del 3° e 4° episodio, dopo aver visto il 5°, è un'esperienza devo dire tra il mistico e il confusionale.Sarà un problema mio?Può darsi.Eppure qualcosa mi dice che abbiamo fatto un bel salto, non che ai primi due episodi mancasse qualcosa eh? Anzi. Però adesso Gomorra ha portato a termine l'impresa più difficile: convincere lo spettatore e confermare un'idea ben precisa. Quella di una serie tv, finalmente audace, con gli attributi!

Con il 3° e 4° episodio, lo avrete letto da più parti o l'avrete notato con i vostri stessi occhi, si entra nel vivo della vicenda. Don Pietro in carcere e tutta la "baracca" da mandare avanti, senza di lui. La voglia di prendere in mano le redini, da parte di Ciro, e la paura di non essere all'altezza, mista all'esigenza di crescere, da parte di Genny, mettono in tavola le carte di una partita giocata puntando su tutto. Il rispetto del capo, il ruolo della donna/moglie/madre che deve gestire tutto, la nuova ragazza del figlio e i comandi del marito dettati da dietro le sbarre. Si vive il clima soffocante del carcere, si capisce che uno come Don Pietro ha i suoi rispetti, anche, anzi soprattutto, tra detenuti. La situazione si complica, a seguito di fatti duri da digerire perfino per un boss come Savastano. Il ragazzino compagno di cella, che si fa pestare a sangue per difendere lo "zio", e il suo gesto estremo, dettato dal rifiuto di una vita da finire in galera.Poi la condanna ormai certa di Don Pietro, al 41 bis, il carcere più duro riservato ai condannati per mafia. 

Dal punto di vista cinematografico questi due episodi confermano pure la grande qualità visiva della serie. Si prende parte spesso a contrapposizioni forti e suggestive, contrasti che portano dentro e fuori e destabilizzano quanto basta lo spettatore. La strage degli africani, con chiaro riferimento alla "strage di Castelvolturno", del 2008, nella quale morirono sei africani e il gestore di un bar.Qui viene fuori tutta la paura di Genny, la sua inadeguatezza, il suo è uno scendere sul campo solo per carpirne l'orrore, respirare l'odore del sangue e non capire fino in fondo le ragioni, di tutta quella vita ammazzata e gettata a terra. Tornare a casa e vomitare pure l'anima, con la mamma che ti dice:"è tutto normale, vedrai poi ti abitui". Insomma, per rendere l'idea di cosa sia Donna Ilma, non è che dica proprio così, ma il senso è quello.

Molto suggestivo anche il suicidio del ragazzo in carcere, parallelamente avviene la dichiarazione/serenata di Genny a Noemi. La vita, la morte e le scelte che facciamo probabilmente. Come a dire: "ragazzo mio, se scegli lei, la biondina che hai accanto, e decidi di fare questa vita normale, magari hai una speranza di salvarti. Ma tu non puoi scegliere, sei un Savastano. Figlio di un mafioso".
Insomma Gomorra va vista, c'è poco da aggiungere.Made in Italy, voglio dire...Roba da non credere!

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