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GoodMakers, GoodPeople: Elena Pantaleoni

Da Anna Maria Simonini @AMSimo
lastoppa

Conoscete Goodmakers.it? Si tratta di un network di acquisto online che permette di trovare prodotti selezionati di qualità. Insieme a questi ragazzi, tramite qualche semplice tweet, abbiamo pensato di presentarvi le persone che stanno dietro (o dentro) al prodotto. Iniziamo quindi oggi una rassegna di interviste, che non vuole assolutamente avere regolarità spinta, ma che vuole invece spingersi oltre la bottiglia, la tavola o il bicchiere. Curiosi?

Oggi parliamo con Elena Pantaleoni dell’Azienda Vitivinicola La Stoppa.

Mi chiamo Elena Pantaleoni, lavoro e vivo a La Stoppa a Rivergaro, sulle prime colline in provincia di Piacenza, estremo Nord Ovest dell’Emilia Romagna. L’azienda esiste dalla fine dell’800, quest’anno ha compiuto 40 anni, prima era gestita da mia madre e ora, da 22 anni, da me. Perchè sono qui? Mi piacciono la campagna, il vino, l’aspetto creativo e la convivialità che il mio lavoro mi regala.

Qual’è la particolarità dei vostri vini? Cosa hanno di speciale rispetto agli altri?

Cerchiamo da sempre di fare vini legati a questo posto – caldo, con terreni poveri – nel rispetto della tradizione, per cui le varietà che coltiviamo e vinifichiamo sono Barbera, Bonarda e Malvasia, adatte a lunghi invecchiamenti. Lavoriamo in biologico in campagna, perché sentiamo forte questa responsabilità verso la natura, e “naturali” in cantina: non interveniamo, le fermentazioni sono spontanee, nessun controllo di temperatura, nessuna filtrazione, nessun intervento che modifichi le caratteristiche prima di tutto di questo territorio, dell’annata e infine del vitigno, per fare ogni anno vini unici, personali, non perfetti ma emozionali.

Qual’è il vostro mercato? Italia o anche estero?

Più Italia che estero anche se per fortuna l’estero sta aumentando, attraverso distributori e importatori che abbracciano la nostra filosofia e hanno voglia di proporre vini sconosciuti al mercato “di massa”.

Una frase celebre di un membro dell’azienda che può essere presa come motto?

“I nostri non sono vini Coca-Cola”

L’azienda in un tweet…

Produciamo da 40 anni vini fedeli al territorio, in una zona autentica, la Val Trebbia in provincia di Piacenza, ancora troppo poco esplorata (venite a conoscerci!)

Progetti futuri?

Più che progetti siamo ancora nella fase dei sogni: ci piacerebbe ampliare le attività dell’azienda, per cui non più solo vino ma anche ortaggi, alberi da frutto e in seguito anche animali. Poi aprire l’agriturismo per comunicare e condividere la nostra scelta di vita, con la presunzione di dare un valore culturale al nostro lavoro.

Qualcosa che vi preme dire?

L’Italia potrebbe vivere di turismo ed eccellenze agroalimentari esportate in tutto il mondo: tutto ciò che va in questa direzione, cioè raccontare le storie che stanno dietro a un prodotto, aiuta a creare consapevolezza e sensibilità. Se riflettessimo tutti ogni volta che mangiamo o beviamo un prodotto artigianale che all’inizio c’è sempre un uomo o una donna che interagisce con la natura e che perciò va rispettata, che ciò che ingeriamo deve essere prima di tutto sano e poi buono, innescheremmo un circolo virtuoso e ridarremmo dignità al contadino, troppo spesso e troppe volte considerato l’ultimo anello della società.

In una frase, perché tu sei un “buon produttore”?

Perchè preservo un territorio e perchè attraverso il mio vino promuovo un modello culturale

Pensi che il futuro del vino e della sua vendita passi anche attraverso l’online?

Certo. Internet è uno strumento fantastico, basta saperlo utilizzare…

Che cosa ne pensi di un portale dedicato ai “buoni produttori” di vino?

Un’ottima idea, per quello che ho scritto sopra.

E dell’idea di creare una versione “social” e “online” dei GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) per diffondere i tuoi prodotti attraverso la rete?

Certo! C’è!


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