Lukas ed Elias , due gemelli di nove anni aspettano nella loro bellissima casa nelle campagne attorno Vienna che ritorni la madre che ha dovuto subire un intervento di chirurgia estetica al volto.
Torna con la faccia bendata, è irascibile, incostante , cattiva con loro.
I due gemelli si convincono progressivamente che quella non è la loro madre e faranno di tutto per provarlo.
Veramente di tutto.
Goodnight Mommy è l'esordio nel lungometraggio di fiction di Veronika Franz ( moglie di Ulrich Seidl e sceneggiatrice di alcuni suoi film) e di Severin Fiala.
Un film da non prendere esattamente alla leggera : non conosco sufficientemente il cinema di Ulrich Seidl ( che qui produce e affettuosamente presenzia) ma conosco bene quello di Haneke e posso dire che Goodnight Mommy è un liofilizzato dei canoni estetici del grande Michael esposti come suo stile in una forma asettica, quasi da sala operatoria in cui quello che vale è la percezione visiva ( non a caso il titolo originale è Ich seh, Ich seh,,,Io vedo, io vedo ).
A livello concettuale credo invece che si trovino non su piani differenti, ma proprio su pianeti diversi.
I gemelli vedono una donna bendata come una mummia in cui sono scoperti solo gli occhi ( ma sono di un colore diverso...) , la donna quando fa la terapia si guarda allo specchio e forse neanche lei riconosce se stessa, prigioniera in una casa fredda e distante, con dei quadri sfocati alle pareti e
fotografie a ricordarle il suo luminoso passato da anchor woman televisiva di successo, lo spettatore vede due ragazzini lasciati praticamente soli in una enorme villa di campagna, arredata con stile ultramoderno e che si perdono dietro ai loro giochi, alle loro ossessioni ( gli scarafaggi, quanti scarafaggi) , cercando di capire se quella donna che li sta trattando così male è veramente loro madre.
La prima parte del film è presenziata da questo cumulo di suggestioni che donano un cipiglio fiero e vigoroso ma decisamente autoriale, rarefatto nel suo ritmo lento e nella quasi totale mancanza di dialoghi.
Per noi che siamo figli cinefili di The Others e nipoti de Il sesto senso, non sfuggirà certo un piccolo "dettaglio" della trama ( che naturalmente mi asterrò dal rivelare , ma per chi è sufficientemente sgamato è un qualcosa che salta quasi subito all'occhio) che costringe a rileggere tutto in maniera diversa , compresa la deriva horror ( tanto denigrata dai parrucconi della critica ufficiale che sono a digiuno di film di questo genere) che nell'ultima parte di film fa pensare a un altro titolo monstre della scorsa stagione cinematografica, The Babadook.
Quello che salta all'occhio è anche il debito estetico che il film paga a uno dei film di Almodovar più criticati degli ultimi anni, La pelle che abito, a sua volta ispirato ai melodrammi fiammeggianti di Sirk, alle storie d'amore asfissiante alla Fassbinder, ma soprattutto a quella maschera immota, dagli occhi sempre mobili e dall'aspetto inquietante che era il punto focale di un magnifico film di Georges Franju, Occhi senza volto , che riesce ancora a sorprendere e terrorizzare a più di cinquanta anni di distanza.
Parlavamo di The Babadook: riferimento assolutamente non peregrino sia per la svolta che avviene nella seconda parte del film, sia per tutto l'armamentario di suggestioni che i due film condividono: dal tentativo di elaborare il lutto, di rifarsi comunque una vita ripartendo da zero fino ad arrivare al rapporto madre/figlio, un diamante grezzo dai mille riflessi di luce e di oscurità.
Goodnight Mommy , il titolo internazionale stavolta è meno che azzeccato, superficialmente immesso nel calderone horror da molta critica è invece qualcosa di diverso, di perturbante e non solo per quel finale in cui abbonda anche lo stravaso ematico.
E' un vaso di Pandora che dentro contiene nefandezze di ogni tipo, un po' come quel barattolo e quel terrario pieno di blatte enormi e schifose che i due gemelli accudiscono quasi amorevolmente.
E' un film dalla superficie patinata, dai contrasti accesi ( i colori neutri dell'interno casa che sembrano la cartina di tornasole attraverso cui guardare la vegetazione lussureggiante che c'è intorno casa , ingentilita dai caldi colori dell'estate) , dal cromatismo studiato nei minimi termini ( vedere per credere l'abbinamento dei vestiti dei gemelli) che poi nel finale lascia vedere allo spettatore quell'abisso che aveva solamente intravisto tra le righe, tra le pieghe di una narrazione avara di dialoghi ma ricca lo stesso di sfumature.
E' veramente un esordio con fiocchi e controfiocchi.
E non chiamatelo solamente horror....
PERCHE' SI : dramma familiare e horror si fondono con sublime eleganza, autoriale ma non esita a sporcarsi di sangue, numerosi richiami a grande cinema del passato.
PERCHE' NO : un "piccolo" dettaglio della trama che costringe a rileggere tutto da un'altra prospettiva salta all'occhio quasi subito, ritmo compassato che scoraggerà qualcuno , così come il taglio decisamente autoriale.
LA SEQUENZA : quella in cui si vede per la prima volta il terrario stracolmo di enormi blatte....
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
devo recuperare di corsa la filmografia di Ulrich Seidl.
In Austria , un po' come in Belgio, stanno discretamente male.
L'horror può diventare un genere da Festival ?
Vedendo questo film la risposta è affermativa , ma con tutti i distinguo del caso...
( VOTO : 7,5 / 10 )