Non sono ancora in commercio ma stanno già suscitando le perplessità e i timori di molti: sono i Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata, un progetto a cui Google sta lavorando da parecchio tempo.
Si tratta di occhiali equipaggiati con un micro computer in grado di connettersi a internet: chi li indossa potrà visualizzare direttamente sulle lenti informazioni aggiuntive sulla realtà che ha intorno oppure comunicare con i propri amici, dettare un messaggio di posta elettronica e molto altro. Gli occhiali sono anche dotati di una telecamera in grado di riprendere ciò che vede la persona che li indossa.
E qui nasce il primo dei problemi, tanto che alcuni cittadini inglesi hanno dato vita al movimento “Stop the cyborgs” per mettere in guardia contro i rischi legati ai nuovi strumenti tecnologici che tra poco arriveranno sul mercato: i Google Glass sono attesi per il 2014 e potrebbero essere solo la prima di tante novità forse inquietanti.
Quali conseguenze avranno questi nuovi dispositivi sulle nostre vite? E sulla protezione della nostra privacy e delle nostre informazioni personali? Difficile indovinarlo con esattezza. Ma ancora una volta bisogna sottolineare come la consapevolezza sugli strumenti e sulle loro possibilità di utilizzo è la prima arma di difesa, che ci consente di limitare gli eventuali rischi.
Una lettrice del Corriere della Sera recentemente si interrogava su quanto fosse lecito appropriarsi di momenti della vita di altre persone con la facilità concessa dai telefonini, caricando le immagini in rete. Di sicuro c’è solo che dovremo rivedere il nostro concetto di privacy e, probabilmente, difenderlo. Lawrence Lessig, giurista statunitense difensore dei diritti digitali, sostiene che dovremmo codificare la rete “per darci una migliore privacy consentendo allo stesso tempo una maggiore sicurezza”. Ma siamo ancora lontani da questo scenario.
Il tema della privacy, in seguito al caso Prism, sta iniziando a interessare di più sia i governi che i cittadini: questi possono anche fare pressioni sui politici e sulle aziende perché la loro privacy sia rispettata. Oltre ai consigli per tenere al riparo da occhi indiscreti i nostri dati, dobbiamo essere consapevoli degli strumenti che usiamo (software e hardware) e dei nostri diritti.