Nonostante l'argomento esca un po' dagli schemi del nostro sito, non abbiamo potuto fare a meno di osservare gli ultimi avvenimenti che ruotano intorno al colosso della rete, Google.
L'azienda fondata 14 anni fa da due ricercatori universitari, Sergey Brin e Larry Page, è diventata il motore di ricerca più utilizzato in assoluto, ampliando il ventaglio dei servizi offerti non solo grazie ad una serie di prodotti strettamente connessi alle ricerche online ma offrendo anche connessioni sociali, prodotti di advertising, servizi dedicati alle aziende ed analisi statistiche, tutto sotto un unico grande occhio, quello di Google.
I suoi servizi sono ormai diventati di uso comune e molti, gratuiti, vengono superficialmente utilizzati.
Ma come viene gestito questo mare di informazioni dal colosso di Mountain View?
E' chiaro che veicolare informazioni pubblicitarie quando si conoscono esattamente i gusti dei navigatori ed estrapolare risultati di ricerca ad hoc non costituisce certo un problema tecnico. Ma l'accusa rivolta è ancora più grave: Google avrebbe forgiato i propri algoritmi a discapito della concorrenza, approfittato del suo monopolio come motore di ricerca per estendere i propri servizi con un chiaro conflitto di interessi.
Oltre al monopolio del web, si è aggiunto poi quello sui dispositivi mobili, i più utilizzati oggi per andare in rete, grazie al sistema operativo Android, installato sui due terzi degli smartphone.
La Federal Trade Commission vuole vederci chiaro ed inchieste analoghe sono agli albori in Europa, dove anche la politica sulla privacy di Google non è conforme alle normative.
Fatto è che il motore di ricerca sta mettendo a dura prova la giurisprudenza americana vista la complessità degli elementi tirati in ballo.
Lo stesso congresso degli Stati Uniti in una lettera aperta alla FTC, ha esortato la commissione a non prendere decisioni che potrebbero arrecare danni all'importante servizio offerto da Google.
Le problematiche da affrontare sono diverse: dalle violazioni delle leggi sulla concorrenza, alla mole di dati più o meno personali conservati ed utilizzati per scopi diversi e in ultimo, l'aspetto forse meno importante ma comunque fastidioso, non poter avere risultati di ricerca disinteressati ed imparziali.
E mentre la Federal Trade Commission segnala un'imminente prima conclusione ufficiale, negli Stati Uniti non tutti trovano accordo nel giudicare irregolari le attività di Google, vedendo l'eventuale manipolazione dei dati in suo favore come "fonte di libera espressione" o sostenendo che Google avrebbe comunque perso sul mercato se non avesse agito nell'interesse dei consumatori.
Ma quello che viene da chiedersi e se gli utilizzatori, ogni volta che interagiscono con il colosso di Mountain View, sappiano effettivamente come funzioni!