Magazine Cinema
(Hesher)
Spencer Susser, 2010 (USA), 100'
uscita italiana: 3 febbraio 2012
voto su C.C.
La vita del piccolo T.J. (Devin Brochu) è cambiata dopo la morte della madre in un incidente stradale. Il padre (Rainn Wilson) vegeta tutto il giorno su un divano afflitto dal senso di colpa, mentre la nonna (Piper Laurie), stoicamente intenta a tenere in piedi la famiglia, sembra troppo malata per sopravvivere abbastanza a lungo da salvarla. Tutti gli indizi per una adolescenza deviata sono lampanti, ma a salvare T.J. arriva Hesher (Joseph Gordon-Levitt) punkabbestia spietato che migliorerà, a suo modo, il futuro di tutti.
Il primo lungometraggio di Spencer Susser sembra una versione metal di Mary Poppins. Invece di arrivare leggiadramente paracadutato da un ombrello magico, Hesher entra nella vita di un bambino abbandonato dal padre (almeno emotivamente) con il suo furgone malconcio, sempre preceduto dal tambureggiare di un qualche motivo hard rock. All'inizio il ragazzaccio diventa l'incubo di T.J., che lo crede pronto a un qualche genere di bellicosa revanche (indirettamente, è stato la causa del suo “sfratto” da una villetta in costruzione) ma angheria dopo angheria diventa evidente che Hesher è lì per prepararlo alla vita, visto che il padre sembra diventato incapace di riuscirci. Ognuna delle metafore volgari che il protagonista ci regala è l'equivalente delle canzoncine con le quali la Poppins compie il lavaggio del cervello sui bambini che le sono stati affidati: si parla di orge, serpenti e testicoli mancanti ma in realtà si fa riferimento ad alcune tra le verità più essenziali della vita. Tra queste è ovviamente inclusa, sempre nello stile Hesher, anche una lezioncina niente male sulle ragazze, impartita grazie alla collaborazione di una meravigliosa Natalie Portman, che nonostante tenti in ogni modo di risultare poco affascinante, ruba l'occhio (e il cuore) in ogni scena nella quale appare. Susser si affida a uno stile molto aggressivo, come vuole il suo “eroico” protagonista, divertendosi a destabilizzare spesso lo spettatore, che viene sorpreso e a volte persino spaventato pur finendo col ridacchiare molto più del previsto. Tutto, dal montaggio sino ai titoli di coda, è molto rock; anche Gordon-Levitt si scrolla di dosso l'etichetta di perenne promessa del cinema americano concedendosi un ruolo da “bastardo” tatuato, e sembra godersi alla grande ogni minuto di girato. Probabilmente Hesher non vincerà alcun premio, né sarà apprezzato da molti pseudo-esperti imbalsamati, ma una cosa è certa: vi farà passare un'ora e mezza finalmente lontani da banalità e cliché (con tanto di “morale” nascosta tra le righe). Mica poco, di questi tempi. Favola.
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