Ho comprato La fortezza perché da quando minimum fax ha iniziato a pubblicare i romanzi di Jennifer Egan, a partire da Il tempo è un bastardo, che per me resta sempre il suo lavoro migliore, dei suoi titoli non me ne sono persa nessuno. Certo, ai livelli di Il tempo è un bastardo, Pulitzer per la narrativa nel 2011 e 150.000 copie vendute negli Usa, non so se ci porterà mai più. Tuttavia anche questo romanzo, la cui edizione originale risale al 2006, risulta per tanti versi affascinante. No, avvincente, è meglio.
Ph. Rebecca Litchfield, Daeira
Pur non parlando di morte o perlomeno non mettendola al centro dell’attenzione – come fanno i libri che di solito recensisco qui –, due o tre cose voglio segnalarle comunque. Anzitutto l’ambientazione. C’è un castello, non si capisce bene in che punto dell’Europa, che ci porta decisamente indietro nel tempo. L’atmosfera, almeno per come l’ho letto io è lugubre, opprimente, poco contemporanea. Sembra di fare un viaggio indietro nel tempo, entrando nelle segrete, risalendo le scale del mastio, accostandosi al bordo di una piscina da cui esalano un odore marcio, repellente. Il castello è abitato. Da Howard, cugino del protagonista (Danny), che vi si è stabilito per trasformarlo in un albergo, e la sua famiglia, il suo vice, Mick, la babysitter, gli studenti che insieme a lui seguono i lavori. E una vecchia baronessa, che cambia età e aspetto man mano che uno le si avvicina (e che beve più vino). Potrebbe avere 94 anni, oppure 20: a tratti è repellente come la piscina, a tratti una notte di sesso. Il castello è pieno di gente, insomma. Eppure la sensazione prevalente è che spesso Danny sia solo, solo coi propri fantasmi. L’editore lo definisce un «classico romanzo gotico nelle mani geniali di Jennifer Egan». E uno degli elementi di genialità sta nell’introdurre all’interno di un luogo senza tempo una delle espressioni più contemporanee della nostra epoca: la connettività. Sì, perché Danny, che al castello ci arriva chiamato da Howard, sta scappando dal mondo ma allo stesso tempo al mondo vuole restare legato attraverso i fili invisibili della rete. E infatti nella sua valigia c’è ben poco a parte una parabola, che rappresenta la sua speranza di tenerli annodati, tutti quei fili.
Ph. Rebecca Litchifield, A Dance With Death
Poi ci sono tante situazioni paurose. Come una scorribanda in grotta, da bambini, e un bambino che in quella grotta viene abbandonato di proposito, per essere ritrovato solo dopo tre giorni, scioccato e quasi completamente disidratato. Come l’incontro di Danny con la baronessa, un incontro fatto di atmosfere sospese e su cui aleggia la domanda: «È il male, tutto questo»? O come la fuga di Danny al paese, un paese che sembra completamente ostile o forse solo indifferente, forse perché è al servizio del castello. La morte non è protagonista, no, ma è una minaccia ben presente, può capitare da un momento all’altro. Ed essere terribile. Soffocante. Agghiacciante.
Ph. Rebecca Litchfield, The Fields of Asphodel
E infine’è la trama, perché Jennifer Egan le trame le sa ordire benissimo. Ho nominato Danny, Howard, Mick, la baronessa, ma non Ray, e non Holly. Perché in La fortezza sono due storie a intrecciarsi, in un gioco che molti hanno descritto chiamando in causa Escher e lo specchio magico. C’è chi vive e c’è chi scrive e prima di rendersene pienamente conto ci si impiega un po’, perché Egan è bravissima nel svelare le cose un po’ alla volta. Poco altro da dire. Egan la si legge per sentirsi insieme gotici e contemporanei, per provare una paura sottile, quasi raffinata. Per apprezzare la bella scrittura.
di Silvia Ceriani
Per illustrare questa recensione ho utilizzato le splendide fotografie di Rebecca Litchfield. Potete guardarne altre cliccando qui.
La fortezza
minimum fax, 2014
Traduzione Martina Testa
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Danny, 35 anni, newyorkese d’adozione, drogato di internet e di public relations ma senza un impiego degno di tal nome, si ritrova, grazie a un invito inaspettato, in un castello medievale dell’Europa Centrale, che suo cugino Howard ha comprato e vuole ristrutturare per farne un resort di lusso dedicato al silenzio e alla meditazione: l’invito ha forse a che fare con il traumatico passato che lega i due? Il senso di spaesamento e minaccia che Danny prova è frutto di paranoia o il castello, fra i suoi intricati corridoi e i bizzarri personaggi che lo abitano, nasconde davvero un mistero? E ancora: chi è il narratore che sta scrivendo questa storia, perché è detenuto in un carcere di massima sicurezza, quale rapporto ha con i due cugini? Un classico romanzo «gotico», nelle mani geniali di Jennifer Egan, diventa un affascinante gioco letterario e una riflessione sul reale e il virtuale nella società contemporanea; ma al tempo stesso, fra atmosfere da ghost story e sorprendenti colpi di scena, non smette di tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.