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Governo: approvate spese per navi da guerra da 10 miliardi, si attinge ai Fondi per lo Sviluppo economico

Creato il 05 dicembre 2014 da Giornalesiracusa

imageLa crisi, la disoccupazione ai massimi storici, le ‘necessarie’ misure d’austerity, i contratti flessibili, l’articolo 18, la spending revue, le chinghie strette e le navi da guerra.

Troviamo l’intruso? Eppure proprio ieri, Commissione di difesa e Commissione di Bilancio hanno approvato il programma di ‘Difesa militare’ che prevede l’acquisto di 15 navi da guerra, corredate da lanciasiluri, mitragliatrici e piccoli cannoni, perchè non si sa mai. Costo d’acquisto, 5.4 miliardi di euro, da aggiungersi agli altri 5 già spesi per il programma FREMM. Una battaglia navale molto costosa, che trae beneficio dai Fondi per lo Sviluppo economico, non da accantonamenti per spese militari. Come giustificare questa piccola incongruenza tra ‘sviluppo’ e ‘spese militari’? Trovare una correlazione sembra difficile anche ai soggetti più fantasiosi, eppure in Parlamento si parla di navi da guerra necessarie a salvare le vite dei migranti, per gli aiuti militari,i soccorsi marittimi e preservare l’inquinamento. Viene naturale chiedersi come si faccia a preservare l’ambiente con una mitragliatrice, o come si possa utilizzare un cannone durante il salvataggio dei migranti. Tuttavia, in questo modo è possibile ‘nascondere’ le spese militari dietro Programmi di sviluppo, così da farle risultare sempre un pò meno di quelle che sono. Il Governo spende in media 23 miliardi di euro l’anno in spese militari; se poi vi sommiano tutti gli inve­sti­menti plu­rien­nali nei sistemi d’arma (Euro­fighter, blin­dati Vbm, ecc) si raggiunge facilmente la modica cifra di 43 miliardi di euro. Non sono pochi, potrebbero essere utilizzati in programmi di ripresa economica, investiti in infrastrutture, utilizzati per la ripresa dell’economia reale con misure dirette alle aziende o dati a fondo perduto alle famiglie sotto la soglia di povertà. Sinistra ecologia e libertà e Movimento 5stelle votano contro e si chiedono: ma a chi dobbiamo fare la guerra?

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