Fra (
molto) rigore, (
solo potenziale?) equità e (
zero) crescita è possibile trarre qualche conclusione riguardo all'operato del Governo presieduto da Mario Monti? Stando ad un articolo presentato nel numero settimanale di "
Left", è assolutamente lecito rispondere affermativamente a questa domanda.
Il titolo del pezzo in questione è chiarissimo, fin dall'inizio: "
Obiettivo fallito".
A quasi un anno dall'insediamento, sono assolutamente lecite moltissime domande: quali effetti ha prodotto la "
pioggia" di tasse a cui è andato (
ed andrà, nds) incontro l'italiano medio?
Ripianare i conti pubblici attraverso una politica impostata per la maggiore su tassazioni, quali conseguenze ha prodotto?
Il rapporto fra PIL e debito pubblico ha risentito negativamente o positivamente delle (
continue) manovre intraprese?
Andando oltre i (
troppi) discorsi fatti di luci in fondo al tunnel, non sembrano esserci prospettive esclusivamente benefiche: la cura (
unica possibile?, nds) scelta sembra aver fatto (
e farà?) molto più male della malattia.
In pochi anni, infatti, la quantità di risorse "
recuperate" attraverso manovre e variazioni di bilancio è stata, stando a quanto presentato nell'articolo in questione, impressionante: ai 145 miliardi di Euro provenienti dalle manovre d'emergenza del Governo Berlusconi si sono aggiunti i (
quasi) 64 miliardi di Euro racimolati dal
Governo Monti.
Stando alle cifre, quindi, si tratta di un "
esborso" pari ad oltre 200 miliardi di Euro.
Andando oltre nomi ambigui e spesso illusori come "
Salva-Italia" o "
spending review", quali benefici è stato possibile riscontrare? Guardando al breve termine, purtroppo, l'aver (
momentaneamente?) ritardato il default od una sorta di "
Grecia-bis".
Stando alle cifre tanto care alla "
contabile freddezza" di tecnici e governanti, infatti, l'articolo riferisce di una contrazione del reddito in seno al popolo italiano pari a "
soli" 20 miliardi di Euro. L'equazione si traduce, purtroppo, in una sentenza semplicissima:
più tasse e meno servizi = cittadini più poveri.
Era possibile operare diversamente, cercando di recuperare risorse attingendo a "
tasche" differenti?
La necessità di approvare misure definite
strutturali dovrebbe presupporre, in linea teorica, la possibilità di impostare un qualcosa che sappia lambire il medio-lungo termine: si auspicano in questo contesto migliori conseguenze per il futuro.
Meno consumi, meno produzione e meno reddito per ottenere che cosa? Troppo semplice, purtroppo: più debito.
Stando a quanto diffuso dall'articolo, infatti, sono stati per primi i numeri su base macroeconomica ad essere stati completamente disattesi: questo è accaduto più o meno su ogni fronte.
Si guardi, per iniziare, all'andamento delle previsioni che hanno coinvolto il PIL.
I dati presentati si riferiscono, ovviamente, alla variazione (
presunta) annuale del prodotto interno lordo:
- aprile 2011: stima di un +1,3% (fonti Governo Berlusconi);
- dicembre 2011: stima di un -0,4% (fonti Governo Monti);
- aprile 2012: stima di un -1,2% (fonti Governo Monti);
- aprile 2012: stima di un -1,2% (fonti Fmi);
- luglio 2012: stima di un -2.0% (fonti Bankitalia);
- agosto 2012: stima di un -2.5% (fonti Istat).
Stando alle cifre, è possibile rapportarsi ad uno scarto previsionale prossimo ai quattro punti percentuali in valori assoluti: questi "
errori" potrebbero avere conseguenze nell'immediato futuro?
Sicuramente sì, all'interno delle solite "
voci": debito pubblico, disavanzo primario ed interessi sul debito, tanto per citarne solamente tre. I provvedimenti per arginare la "
marea" speculativa sono stati moltissimi, all'insegna di una (
paventata) credibilità da riacquistare: Imu, aumento dell'Iva (
solo momentaneamente scongiurato?), nuove tasse, taglio delle pensioni, blocchi (stipendi+turn over) nel pubblico impiego solo per ricordarne alcune.
In mezzo a questo fiume di provvedimenti, che fine ha fatto il debito pubblico?
Fra 2012 e 2013, purtroppo, il rapporto debito/PIL dovrebbe attestarsi stabilmente attorno al 124%: questo per due anni (
minimo?), ovviamente. Le previsioni del Governo "
tecnico" erano state largamente più ottimistiche: si parlava di un 121,5% nell'ormai imminente 2013.
Debito non ridotto, dunque. Cosa comporterebbe, in termini reali, l'avere ancora oggi una spada di Damocle come questa sulle nostre teste? La risposta a questa domanda è, purtroppo, ancora più cupa: una "
mole" di interessi esageratamente alta, tanto per guardare all'aspetto esclusivamente contabile.
Stime più o meno ufficiali riportano di interessi prossimi a "
circa" 80 miliardi di Euro...all'anno.
Attraverso quali voci di bilancio dovrà essere per forza possibile recuperare queste risorse?
Serviranno (
inevitabilmente?) altre manovre dall'impronta recessiva?
Fino a quando gli indici di crescita rimarranno sottozero, a questa domanda sembra esserci una sola risposta possibile.
Potrebbe servire a qualcosa alzare l'inflazione, stando a quanto presentato dall'articolo in questione:
"[...]
'La realtà è che in questo momento l'unico strumento che resta al Governo per combattere il deficit è l'inflazione, che in Italia si attesta [...]
un punto percentuale sopra la media europea.' L'aumento dei prezzi [...]
riduce il valore del debito pubblico[...]
l'inflazione non produce un aggravio sui conti pubblici.'[...]"
Se aumentare l'inflazione "
conviene" alla sostenibilità del debito pubblico, conviene anche alle tasche degli italiani?
La risposta a questa domanda sembra essere, purtroppo, scontata.
Sotto la spinta di una recessione forse pluriennale, pertanto, si aprirebbero (
auto)strade per la stesura di altre manovre "
Salva-Italia". Sembra essere fantasia anche la voce di guadagno che avrebbe voluto crescita economica "
trainata" da export ed investimenti esteri, stando al quadro in corso di maturazione in chiave europea ed internazionale.
In mezzo a questo quadro, cosa è possibile scrivere della "
cornice" definita dal cosiddetto "
fiscal compact"?
Il trattato Europeo votato ed approvato dal Parlamento (
in grandissima fretta e straordinari silenzi, nds) dovrebbe prevedere una riduzione del debito pubblico superiore al 60% del PIL di un ventesimo l'anno, per venti anni.
Attualizzando tale condizione all'Italia, purtroppo, sarebbe forse necessario intervenire obbligatoriamente con tagli netti pari a "
circa" 40-50 miliardi di Euro all'anno.
La sproporzione e l'irreale possibilità di certe proposte risultano, purtroppo, fin troppo chiare.
Nonostante le "
luci in fondo al tunnel" viste da Presidente del Consiglio e Ministro allo Sviluppo Economico, forse, qualcosa continua purtroppo a non quadrare: l'avvitamento economico e sociale sembra essere dietro l'angolo.
Che ne sarà dei "
magici" punti di PIL promessi dall'esecutivo Monti a seguito dei provvedimenti adottati per lo "
Sviluppo"? A cosa serviranno liberalizzazioni, licenziamenti "
facili" dovuti alla "
ristrutturazione" dell'articolo 18 e dismissioni del patrimonio pubblico?
A queste e moltissime altre domande dovrebbe saper rispondere, con competenza e lungimiranza, il prossimo Governo: sarà possibile migliorare e/o riscrivere completamente almeno parte delle riforme formulate in gran fretta ed emergenza (
paventata) dal Governo Monti? Servirà garantire una redistribuzione delle risorse, riequilibrando il flusso delle ricchezze all'interno di un'Italia sempre più al palo.
La vera assunzione di responsabilità deve, forse, ancora arrivare?
Agli italiani tutti l'ardua sentenza, appunto.
Per saperne di più:
"Obiettivo fallito", M.Bonaccorsi, "Left" - numero 35, settembre 2012