Di Mario Marrandino. Il premier Matteo Renzi all’assemblea con i gruppi parlamentari del Pd dedicata a fare il punto della situazione sulle riforme: “Siamo i depositari della speranza” del 40% degli italiani “e questo è molto più grande delle nostre divisioni interne, delle discussioni, di chi avete votato alle primarie, di quanto vi sta simpatico il segretario o il capogruppo”.
“Siamo a un bivio: o dimostriamo che la politica ha un senso. E cambiamo l’Italia. O su ciascuno di noi ci sarà l’onta di aver sprecato l’occasione che i cittadini ci hanno dato. Non sprechiamola. Quel 40,8% che abbiamo preso alle europee non dovrebbe farci dormire la notte: perché è un risultato che ci carica di responsabilità. I cittadini italiani non ci hanno dato soltanto una vittoria, ma ci hanno dato un’opportunità. Se noi dunque non cambiamo noi tradiamo noi stessi, non soltanto gli italiani. Dobbiamo rispondere fedelmente all’ultima grande occasione che gli italiani potevano dare a un partito politico. Vorrei che tutti insieme oggi non andassimo avanti a testa bassa sulle cose da fare: io vi invito a fermarvi e ad alzare la testa. Fuori dai nostri confini nazionali”.
Congresso nel 2017, voto nel 2018, Renzi chiede ai suoi: “Vi chiedo una lealtà che credo di poter avere, non su di me ma sul Paese. Sono qui per costringersi a una tempistica stringente a un impegno deciso e decisivo per il Paese. Da qui al prossimo congresso del Pd (nel 2017, un anno prima delle elezioni del 2018) stiamo a discutere di come si andrà a votare o proviamo a cogliere l’opportunità di cambiare l’Italia? Il vincolo che ci unisce non è tra di noi, ma con gli italiani, che non hanno votato per me ma per il Pd”.
Il premier parla poi dei conflitti internazionali e cita la Libia, il Medioriente e i confini dell’Europa, l’Ucraina, ma senza tralasciare la nostra realtà, quella italiana: “Tra agosto e settembre visiterò in Italia 10 realtà peculiari. Sarò a Napoli, Bagnoli e Scampia. Sarò tra Reggio e Gioia Tauro, sarò a l’Aquila, sarò a Piombino, sarò a Gela, Termini Imerese, Taranto ed Emilia Romagna“, con citazione ed applauso dell’assemblea per Vasco Errani di cui il premier loda le capacità amministrative.
Rivolgendosi poi ai parlamentari dem, dunque, Renzi dice: “Vi chiedo di fare poche ferie. Non come atto di flagellazione biblica ma perché abbiamo fatto troppi decreti e abbiamo un sacco di lavoro parlamentare da fare”. Ma dinanzi al mormorio della sala, il premier scherza: “Noto l’entusiasmo. Capisco di non essere stato particolarmente incisivo finora ma che il primo segnale di vita arrivi sulle ferie…”.
“La proposta dei mille giorni è stata etichettata come ‘lo sprinter’, è diventato ‘maratoneta’. Mille giorni non è perdere tempo: è la cornice delle riforme per consentirci di andare in Ue a dire che le riforme le facciamo sul serio e non perché ce lo chiedono”.
Per la delicata questione tasse, il premier si è espresso così: “È chiaro che l’obiettivo è quello di ridurre il carico fiscale. Intanto pensiamo a semplificarlo. Ho letto un illustre opinionista scrivere che questo governo non abbasserà le tasse. Perché, gli 80 euro non sono una riduzione del cuneo fiscale? Per noi è chiaro che l’obiettivo è ridurre il carico fiscale. Ma intanto cominciamo a semplificare il sistema. Inviare a casa la dichiarazione precompilata non è solo una comodità, ma è anche un rovesciamento dei ruoli”.
In materia di lavoro: “Io condivido la tesi di Poletti per cui la delega deve essere abbastanza ampia. Vi prego su questo di non cadere nel derby ideologico. E’ la ragazza incinta che non ha tutele che ci interessa affrontare come questione fondamentale è l’imprenditore che dà posti di lavoro se ha certezze che ci interessa tutelare, è dare garanzie a chi non ne ha avute”.
“Le associazioni che richiedono il 5 per mille devono impegnarsi nella totale trasparenza. Tutti quelli che ricevono soldi dal pubblico devono impegnarsi nella totale trasparenza”. Ma poi: “C’è un certo mondo culturale abituato a prendere denari pubblici e a non risponderne. Per questo la regola della trasparenza che vale per le associazioni che chiedono il 5 per mille deve valere anche per i soggetti che fanno attività culturale e non giustificano i soldi pubblici presi, se non con le scartoffie”.
Sulla giustizia, dice Renzi con ironia, “c’è la grossa scommessa di Andrea (Orlando). Andrea è alla vostra destra. Non dirò come sempre, altrimenti ci saranno polemiche sui giornali”. Il premier torna infatti sulla battuta con cui aveva definito “doroteo” il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ma fa subito riferimento “al doroteismo franceschiniano. Questo si può dire, Dario Franceschini non si offende”.
“Sono pronto a governare il partito anche con chi non la pensa come me a condizione che la pensiamo sui tempi come tutti gli italiani: non c’è un minuto da perdere. L’ansia riformatrice che mettiamo anche sulle riforme costituzionali nasce da questo. La settimana prossima, finalmente, un dibattito lungo trent’anni sul tema della riforma costituzionale avrà un voto del Senato. Un dibattito che si è arricchito e impreziosito rispetto alla discussione iniziale cominciata con le primarie”.
Accuse di autoritarismo: “Posso accettare” ha affermato Renzi dinanzi ai suoi “di sentirmi dire da Matteo Salvini (segretario della Lega) che ho le mani sporche di sangue per Lampedusa. Ma mi dà più noia che persone del mio partito mi accusino di autoritarismo quando questo modello può essere contestato o condiviso, ma certo è difficile accettare di essere accostato a modelli non liberali. Discutere con il M5S è una fatica ma noi non siamo qui per mettere bandierine di parte, siamo aperti al confronto con M5S e dire che è fondamentale parlare anche con Forza Italia è l’abc della democrazia, non ti sbatto in faccia le riforme”.
La questione scuola è stato uno dei fulcri del discorso. “La madre di tutte le battaglie è la scuola. Ma su questo non abbiamo fatto tutto. Anzi… ci siamo capiti”. Poi il premier rilancia: “Vorrei che la settimana prossima, in una data compatibile coi lavori parlamentari, e vengo anche io, lanciassimo, in occasione del rinnovo della segreteria e della direzione collegata, un lavoro nelle località estive in cui il Pd parla di scuola”.
Intanto, a Palazzo Madama inizia l’ostruzionismo sulle riforme costituzionali: sarebbero circa settemila gli emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari in aula al Senato. Sessanta sono gli emendamenti della minoranza Pd capeggiata da Vannino Chiti (a cui vanno aggiunti i 48 stilati e inoltrati a nome dell’intero gruppo dem). Di fatto, si tratta delle stesse proposte di modifica presentate in commissione Affari costituzionali prima che i relatori (Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli) depositassero le loro (poi approvate), ma divisi per chiarezza e ordine nel voto d’aula.
I temi riguardano le competenze e l’elezione del nuovo Senato, la riduzione del numero dei deputati e le immunità. Cento, invece, le modifiche proposte e presentate dalla Lega, 14 quelle di Ncd. Sarebbero, invece, quasi un migliaio gli emendamenti presentati dai dissidenti di Forza Italia e Gal al pacchetto riforme, nonostante oggi Silvio Berlusconi abbia chiesto ai suoi di continuare a dargli fiducia.
Un emendamento trasversale, a firma Paolo Naccarato (ex Ncd, oggi Gal) ma sottoscritto da 30 senatori, chiede di sottoporre il ddl Boschi a referendum anche qualora venisse approvata con la maggioranza qualificata dei due terzi.