In queste ore il neo Presidente iraniano Hassan Rohani si recherà davanti al Parlamento iraniano – Majles – per convincere i deputati iraniani ad approvare i ministri da lui proposti. Salvo soprese, considerando la benedizione data da Khamenei a Rohani, i Ministri dovrebbero essere confermati praticamente tutti. Uno dei sicuri nel prossimo esecutivo è il Ministro della Giustizia Mostafa Pourmohammadi, praticamente un insider del regime da sempre. La sua nomina è, per chiarirci, il simbolo concreto che nulla in Iran è cambiato e che il Presidente Rohani non è altro che una pedina nelle mani di Ali Khamenei.
Chi è Mostafa Pourmohammadi? Perchè la scelta di nominarlo Ministro della Giustizia inorridisce chi conosce la storia della Repubblica Islamica? Nato a Qom nel 1960, Mostafa Pourmohammad è stato da sempre un uomo chiave nella macchina della repressione degli Ayatollah. E’ stato lui, infatti, ad approvare le condanne degli oppositori del regime durante il suo mandato di giudice nella Corte Rivoluzionaria tra il 1979 e il 1986. Nominato vice Ministro dell’Intelligence nel 1986, Pourmohammadi è stato implicato direttamente nel cosiddetto “Massacro delle Prigioni“nel 1988. In seguito ad una fatwa di Khomeini, infatti, la Repubblica Islamica cominciò a perpetrare una serie di brutali torture contro i prigionieri politici presenti nelle carceri iraniane. Il risultato di questa brutale persecuzione fu la morte di centinaia di esseri umani, colpevoli solamente di non pensarla come gli Ayatollah al potere. Mostafa Pourmohammadi, per la cronaca, fu uno dei tre membri della Commissione speciale – anche nota come la “commissione della morte” – che si occupava di interrogare i prigionieri in merito al loro credo politico e religioso. Era la Commissione, quindi, che in base alle risposte decideva la vita e la morte degli interrogati.
La Commissione speciale, per la cronaca, era composta da l’Hojjatolislam Hossein-Ali Nayyeri (giudice religioso), Morteza Eshraghi (giudice di Teheran) e Mostafa Pourmohammadi. Pourmohammad rappresentava il Ministero dell’Intelligence e, come denunciò l’Ayatollah Ali Montazeri, egli si occupava prevalentemente degli interrogatori nel terribile carcere di Evin. Montazeri descrive Poumohammad come “un uomo chiave nei massacri”.
Purtroppo non basta. Nel 1989 una nuova Commissione speciale venne creata per trattare il tema degli oppositori iraniani all’estero e deciderne la sorte. Comincia quella che è definita la “Catena di Omicidi” (anche nota come Chain Murder), in cui decine e decine di oppositori politici iraniani vengono uccisi in tutto il mondo (specialmente in Europa). Anche in questo caso, purtroppo, Mostafa Pourmohammadi viene nominato rappresentante del Ministero dell’Intelligence nella Commissione Speciale. La Commissione, per la cronaca, approverà l’omicidio di figure come Abdule Rahman Ghassemlou – leader del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano, PDKI) – Shapour Bakhtiar – ultimo Primo Ministro dello Shah Reza Pahlavi – e Mohammad Sadegh Sharafkandi, altro leader del PDKI. Senza contare inoltre che, come rappresentante del Ministero dell’Intelligence, Pourmohammad ha avuto un ruolo chiave anche nell’apporvazione di una serie di attentati finanziati dalla Repubblica Islamica, quali ad esempio l’attentato contro il centro ebraico AMIA di Buenos Aires nel 1994 (85 morti).
Mostafa Pourmohammadi, infine, non rappresenta nemmeno un cambiamento radicale rispetto alla passata amministrazione. Nel primo Governo Ahmadinejad egli ha ricoperto la carica di Ministro dell’Interno, per poi essere scaricato dall’ex Presidente ultra-conservatore, perchè considerato troppo vicino alla Guida Suprema (fu uno dei temi di scontro tra Ahmadinejad e Khamenei).
In poche parole, quindi, possiamo dire che Mostafa Pourmohammadi è solo un criminale, che andrebbe perseguito internazionalmente per l’abuso dei diritti umani di cui si è reso artefice. Al contrario, la Repubblica Islamica – per volontà del suo “moderato” Presidente Rohani – lo premia con il Ministero della Giustizia, una posizione che gli permetterà di schiacciare ancora di più ogni opposizione e di stringere le mani di leader internazionali alla ricerca di un impossibile dialogo con “il nuovo Iran”.
Qualcuno ha detto, l’Iran “sta cambiando”…Che dire? Probabilmente l’Iran sta solo “cambiando volto”, indossando l’ennesima maschera buona per continuare liberamente le sue politiche repressive e terroriste.