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Più che la mano, gli occhi

Creato il 19 febbraio 2022 da Annalife @Annalisa
su e giù per le scale della mente

Leggevo il romanzo (breve) di Simenon e mi irritavo per l’inconcludenza del protagonista. Poi mi sono venuti in mente Hopper, Escher, Piranesi: la desolazione di Hopper, dei suoi dipinti così pieni di solitudine, di quel marito che legge il giornale mentre la moglie, lì vicina, è girata da un’altra parte è l’immagine in cui a poco a poco precipitiamo mentre leggiamo come cambia la vita del quarantacinquenne avvocato americano: dalla classica famigliola riunita nel soggiorno, con le figlie al college, la moglie che prepara la torta di mele e attende il ritorno del maritino con il liquorino già pronto per lui, alla progressiva separazione mentale, psicologica, claustrofobica ben rappresentata dalle scale di Escher (che vai e vai e sei sempre lì, a intorcinarti sui tuoi pensieri, sulle tue elucubrazioni – un amico toscano direbbe: “sulle tue seghe mentali”). Forse è per questo che ho ricordato anche le carceri di Piranesi: perché anche Donald Dadd, a mano a mano che procedono le pagine, si costruisce una elaborata precisa vigilante realtà frutto di una molteplicità di calcoli che all’avvocaticchio sembrano esatti ma che portano comunque (nella mia percezione) a risultati e proporzioni sbagliate. Se, infatti, noi seguiamo il dipanarsi della vicenda soltanto attraverso le parole di Donald, rimane il sospetto che, sotto sotto, buona parte di ciò che lui vive sia una sua interpretazione, a volte eccessiva, a volte fuorviante.

Il tutto parte da un invito banale a una festa come tante; da una altrettanto banale compagnia di benestanti momentaneamente sfaccendati; dalle solite bevutine alcoliche di gruppo che così facilmente ci vengono propinate nei telefilm americani; e da un piccolo incidente di percorso sul quale inciampa Donald nella casa del ricco ospite (apre una porta che sarebbe stata meglio lasciar chiusa) che lo porta verso pensieri inaspettati. E, subito dopo, un altro intoppo ben più drammatico e segnante lo spinge a proseguire nell’analisi interiore che è il fil rouge del racconto.

Comincia così l’effetto domino nei pensieri di un uomo che si sente e si dichiara diverso da quello che è stato fino a quel momento: diverso da come è stato nei suoi diciassette anni di matrimonio, anzi, nei suoi quarantacinque anni di vita: che sia verità o soltanto un pio desiderio (un velleitario slancio verso una vita differente da quella condotta fino a quel momento), rimane il fatto che tutto, nella sua testa, viene rimesso in discussione. C’è anche un certo compiacimento nel “sentirsi” un uomo nuovo rispetto a quanti lo hanno conosciuto fino a quel momento: il protagonista interroga alcuni interlocutori per avere conferma di un avvenuto cambiamento di modi, di atteggiamento, ma in fondo ciò che lo interessa e lo appaga sono le sue personali sensazioni (e al diavolo gli altri). In fondo, un modo come un altro per uscire dalla prigione del ricco ambiente in cui gli è capitato di vivere, dal carcere di conversazioni, legami, conversazioni sempre uguali a sé stessi, così come sempre uguale, imperturbabile, algida e silenziosa appare la moglie Isabel, con le sue occhiate indagatrici, accusatrici, complici o semplicemente assenti. Sono gli occhi di Isabel, infatti, che ancora più dei fatti accaduti (uno occasionale, uno drammatico, uno scontato) conducono il protagonista a vedersi vuoto e prigioniero di una tranquilla faticosissima insopportabile realtà e a vedere la moglie non più come comprensiva compagna di vita ma come giudice spietato.

Succedono altre cose, intervengono altri personaggi (il mio preferito: il padre), mentre si sviluppa l’avvoltolarsi di pensieri, il su e giù nel labirinto mentale sempre più delirante del personaggio principale; altre cose che non cambiano lo slittamento verso un finale tragico, sì, ma forse anche frettoloso e un po’ scialbo così che, alla fine, ciò che salva questo racconto ‘americano’ è, come sempre, la nitida, fluente, serrata scrittura che avvolge chi legge e lo costringe a proseguire sino al tracollo conclusivo.

George Simenon
La mano
Adelphi, 2021
172 pagine, 18 euro


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