La Gramigna (Cynodon dactylon) della famiglia delle Graminaceae (o, se preferite la nuova terminologia, delle Poaceae), è forse l’erba infestante più famosa al mondo; perenne, ha foglie di un colore verde-grigio e sono corte, massimo 15 centimetri che presentano bordi irregolari; i fusti eretti possono crescere dai 10 ai 30 centimetri. Gli steli sono leggermente appiattiti, e a volte presentano un colore tendente al violaceo. Il seme è prodotto in alcune spighette (da due a sei) prodotte all’apice degli steli. La gramigna ha un sistema radicale molto sviluppato e profondo che, in zone siccitose, penetra nel suolo fino a raggiungere i 2 m di profondità , anche se di solito le sue radici non si spingono oltre i 60 cm sotto la superficie. L’alta competitività di questa pianta (e il suo potere infestante) è garantito dal fatto che si sviluppa strisciando lungo il terreno e ogni qual volta un nodo tocca il suolo sviluppa le radici, formando così un tappeto intricato e molto denso; la gramigna infatti si riproduce sia attraverso i semi, ma soprattutto grazie a questo micidiale meccanismo. La crescita inizia a temperature superiori ai 15° C e diventa ottimale tra i 24 e i 37° C specialmente se esposta in pieno sole mentre è più lenta nelle zone ombrose; in inverno diventa inattiva e assume il tipico colore marrone.
La Gramigna si trova dappertutto, fino ai 2000 metri d’altezza, è sempre presente nei campi e negli incolti, ed è considerata un’erbaccia infestante e difficile da togliere da parte dei contadini, ma nonostante tutto questo, la pianta cela insospettabili qualità mediche che la rendono preziosa e stimata nel campo della fitoterapia. Conosciuta fin dall’antichità , tanto che Plinio il Vecchio la consigliava come diuretico e come rimedio per i calcoli urinari.Le parti utilizzate in fitoterapia sono i rizomi raccolti in primavera o alla fine dell’estate, puliti dalle radici più piccole e fatti essiccare al sole. I costituenti principali sono le saponine, i polifenoli, l’olio essenziale, la triticina, l’agropirene e le mucillagini.
Tradizionalmente il decotto di Gramigna, causa l’agropirene, è utilizzato nella medicina popolare come rimedio contro gli stati infiammatori delle vie urinarie, in particolare contro le cistiti. Indicata anche contro la cellulite, gli edemi e l’ipertensione, perché provoca una diminuzione della pressione sia massima che minima. Come drenante delle vie biliari è consigliata nelle cure disintossicanti. Importante anche l’azione diuretica, determinata dalla triticina. Grazie alla mucillagine, viene impiegata come lenitiva ed espettorante in diverse affezioni delle vie respiratorie e nelle emorroidi. Aiuta nella stipsi, usata insieme al Tarassaco e al Cardo Mariano.
Per preparare un decotto depurativo basta usare 1 litro di acqua bollente con 6 cucchiaini di rizoma seccato, finemente sminuzzato e fatto bollire per circa 20 minuti. Dopo che si è fatto riposare per un’ora può essere bevuto in giornata. Devo informare che il sapore non è certamente buono, anzi, decisamente amaro e sgradevole, quindi usate la vostra fantasia per indolcirlo.
È presente anche in due tisane previste dal Formulario Galenico Nazionale della Farmacopea, che impropriamente sono proposte per infuso. Ci sono controindicazioni in caso di nefriti e squilibri idroelettrolitici .
Non sono tuttavia disponibili studi clinici controllati. Sfruttabili le proprietà diuretiche, meglio come estratto fluido e, MI RACCOMANDO, su prescrizione medica: le piante possiedono principi attivi come le medicine ed è sempre bene evitare il fai-da-te!
Foto di John Tann
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