Grande cinema al ‘Capodarco l’altro festival’

Creato il 26 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

‘Capodarco l’altro festival’, che si tiene dal 21 al 27 giugno nella località di Capodarco in provincia di Fermo nelle Marche, ospita quest’anno celebri nomi con una notevole affluenza di pubblico. Il festival sta acquisendo una sempre maggiore importanza e visibilità, diventando un appuntamento imperdibile, per gli amanti del cinema e non solo.

Il Festival: IX edizione

Capodarco l’altro festival, giunto alla IX edizione, è una manifestazione consistente in un ricco calendario di eventi: proiezioni di film, documentari e cortometraggi; incontri con registi e attori, grandi personalità del cinema e della cultura. Il tutto ambientato nella suggestiva cornice della terrazza sul mare della Comunità di Capodarco di Fermo e allietato dalla degustazione di tipicità eno-gastronomiche locali. La manifestazione ha ospitato nel corso degli anni varie personalità di rilievo nazionale, tra cui regista Mario Monicelli.

Il premio Anello Debole

Nel corso del festival viene assegnato il premio internazionale ‘l’Anello debole’, che nasce nel 2005 da un’idea di Giancarlo Santalmassi. Promosso dalla Comunità di Capodarco di Fermo (quest’ultima, in attività dagli anni ’70, svolge servizi di riabilitazione rivolti alle persone disabili), il premio viene assegnato ai migliori video e audio cortometraggi, giornalistici e di fiction, su tematiche sociali e sulla sostenibilità ambientale. La volontà è quella di far emergere e dar spazio agli “anelli deboli” e alle loro storie, a tutte quelle realtà di cui meno si parla. Durante il festival si svolgerà una rassegna di corti (quest’anno fino a 200 provenienti da 7 paesi), opere prime di giovani filmakers alla presenza, oltre che del pubblico, di giornalisti di quasi tutte le testate nazionali. Due tra i corti selezionati verranno proiettati nelle serate del 24-25 giugno, sono “Class enemy” di Rok Bicek, e “Short Skin” di Duccio Chiarini. Il 26 si proseguirà con ‘La notte dei corti’, ossia la proiezione dei 15 video finalisti del premio L’Anello Debole. Il 27, ultimo giorno, ci sarà invece la premiazione. Molti degli autori delle opere finaliste partecipano all’evento, facendone uno dei punti d’incontro in Italia dei migliori audio e video-maker che si occupano di tematiche sociali e ambientali.

Photocredits: Dafne Berdini

Edizione 2015: ospiti celebri

La provincia marchigiana quest’anno ha ricevuto artisti del calibro dei registi Roberto Minervini e Matteo Garrone, reduci dall’ultima edizione del festival di Cannes, e l’attore Valerio Mastandrea. Minervini con la proiezione del suo Louisiana (the other side) costituiva l’anteprima del festival, il 7 giugno, in cui il regista marchigiano adottato dall’America, ha presentato la sua ultima ed intensa opera in terra natìa. Insieme a Dario Zonta, critico e produttore cinematografico, c’è stato un botta e risposta iniziale per introdurre la pellicola con i suoi temi difficili al pubblico. Il film documentario parla di una comunità emarginata della Louisiana, distrutta dall’abuso di metanfetamine. Ma lo fa con un occhio nuovo e rivelatore. Minervini osserva con lucida intensità, una realtà fatta di amore, di rispetto ed umiltà. Ne prende le distanze ma insieme partecipa al dolore e frustrazione di queste persone, per il loro esilio dalla civiltà. Messi da parte dalle istituzioni politiche, i personaggi arrancano dolenti, tra dipendenza ed oscurità, ma con voglia di redimersi. Il regista si vanta di ‘giocare a carte scoperte’, avendo mostrato con coraggio una testimonianza scomoda per molti, soprattutto per l’America stessa, ma assolutamente necessaria.
La prima serata, inaugurazione del festival, si è tenuta il 22 giugno, sulla suggestiva terrazza della Comunità di Capodarco, circondata dal mare e dalle morbide colline marchigiane. Protagonista dell’acclamatissimo evento è stato l’attore romano Valerio Mastandrea, introdotto dal suo grande estimatore ed amico, un Goffredo Fofi in splendida forma. Il critico cinematografico ha paragonato l’attore al Mastroianni dei giorni nostri, definendolo “una figura vicina ad un personaggio comune, all’italiano comune. Un uomo capace di dare al personaggio una psicologia ed un senso di realtà che nel cinema si è molto perduto. Non l’italiano sbruffone come Gassman, non l’italiano con l’arte di arrangiarsi come Sordi, ma un uomo come tanti, l’italiano medio, che forse per questo è piaciuto così tanto all’estero“. Dopo questo notevole elogio ed omaggio ai grandi del passato, tanto che lo stesso Manstandrea si è schernito sentendosi paragonare ad un attore di tale calibro come Mastroianni, l’attore romano ha esordito parlando di come ha iniziato a fare cinema, quasi per caso, partecipando al Costanzo Show in televisione. Durante la serata, sempre moderata da Dario Zonta e Andrea Pellizzari, quest’ultimo direttore artistico del premio L’Anello Debole, è emersa la caratteristica principale di questo attore, cioè l’empatia. Un attore capace di scegliere sempre ruoli scomodi, difficili: “Quando mi si proponeva un film, guardavo più alle cose brutte, scomode che a quelle belle”. Forse per questo Mastandrea si definisce scherzosamente “uno degli attori meno pagati in Europa.” Un uomo del popolo e per il popolo, venuto dal basso per raccontare la Roma scomoda, difficile e frastornante della contemporaneità. Con i suoi film, spesso a basso budget e poco acclamati, Mastandrea cerca di lanciare un messaggio forte e concreto, lontano dai film più commerciali e ad alto budget. “Per questo noi ce lo ricorderemo come uno dei più grandi attori italiani contemporanei”, conclude enfaticamente Fofi. La serata è proseguita con la proiezione e il commento di alcune clip dei film più celebri di Mastandrea, da ‘l’odore della notte’ di Claudio Caligari a ‘romanzo di una strage’ di Marco Tullio Giordana, fino a ‘gli equilibristi’ di Ivano de Matteo.

Il festival ha raggiunto il maggior picco di popolarità, vista l’affluenza di persone, il 23 giugno, data che ha visto protagonista l’acclamato regista di Gomorra e Reality, reduce dal festival di Cannes, Matteo Garrone. Sempre moderato da Dario Zonta, il regista ha presentato al pubblico il suo ultimo e colossale film: Il racconto dei racconti (Tale of tales), con il quale ha dovuto fare i conti, perché spesso non compreso a fondo dal pubblico, o considerato troppo commerciale. In realtà, se visto con la dovuta attenzione, Il racconto dei racconti non è nessuna di queste cose. Non è un fantasy, non è una maxi produzione hollywoodiana, ma è un prototipo, una sfida, una novità assoluta nel panorama cinematografico italiano. Una scommessa vinta. Il cast internazionale (e italiano anche) dona ampio respiro alla riuscita del film, che è aiutato dalla lingua inglese ad essere conosciuto nel mondo. ‘Lo cunto de li cunti’ del secentesco Gianbattista Basile, da cui è liberamente tratto il film, riesce così a materializzarsi nelle menti e nello sguardo della gente sotto forma di immagini, pennellate di colori, fotografia eco di quadri di Goya e dei preraffaelliti. Sono fiabe meno note di quelle dei fratelli Grimm, ma altrettanto vere ed attuali. Come ci teneva a sottolineare lo stesso Garrone, anche Calvino apprezzava Basile, definendolo e paragonandolo ad uno ‘strambo Shakespeare moderno’. A qualcuno che avrebbe avuto successo nel mondo. E così è stato, oggi, grazie allo sforzo di Garrone, che ci ha provato, ha rischiato e ci è anche riuscito.

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