Uno dei più attivi e longevi fotografi del ventesimo secolo, l’australiano di origini tedesche Helmut Newton (Berlino, 31 ottobre 1920 – Los Angeles, 23 giugno 2004), nasce come Helmut Neustadter in una famiglia di origini ebraiche appartenente alla ricca borghesia berlinese.
Dimostra un precocissimo interesse per la fotografia, acquistando a dodici anni la prima macchina fotografica e dedicandosi a essa con tale passione da trascurare gli studi, così che viene espulso per scarso rendimento dal liceo americano che frequenta e inizia l’apprendistato presso la redazione di una rivista di moda.
Vive anche una sorta di doppia vita, tra il lussuoso ambiente familiare e la frequentazione clandestina delle strade a luci rosse, dove è condotto precocemente dal fratello maggiore, sviluppando una grande attrazione per ambienti dalla forte carica erotica.
Nel 1938, preoccupati per l’antisemitismo crescente in Germania, i genitori imbarcano il figlio diciottenne sul piroscafo “Conte Rosso” diretto in Cina, ma il ragazzo si ferma a Singapore, dove trova lavoro come fotografo presso un giornale. Diventa presto l’amante di una ricca signora belga, molto più vecchia di lui, che lo porta con sé in un lungo viaggio attraverso le colonie britanniche, approdando in Australia nel 1940.
Qui si arruola nell’esercito, combatte al fronte fino al 1945 e nel 1946 ottiene la cittadinanza, modificando il cognome tedesco per diventare Helmut Newton e sposando l’attrice June Browne, divenuta a sua volta affermata fotografa sotto lo pseudonimo di “Alice Springs” dall’omonima città australiana.
Affascinato dal mondo della moda, dopo aver gestito per qualche anno un negozio di fotografia a Melbourne e aver lavorato come freelance, alla fine degli anni Cinquanta Newton decide di spiccare il grande salto trasferendosi a Parigi, a quel tempo capitale indiscussa dell’alta moda e sede delle riviste più prestigiose ad essa dedicate.
Si sistema quasi subito presso l’edizione francese di Vogue, cui seguiranno collaborazioni con Elle, Marie Claire, Playboy, Vanity Fair: le sue immagini in bianco e nero di donne dall’aspetto freddo e distaccato, ma dalla forte carica aggressivamente erotica, sono presto riconosciute come prodotto di uno stile molto personale, che diventa quasi un cliché fotografico seguito da molti imitatori.
Newton ambienta le sue fotografie quasi sempre nei locali lussuosi ed esclusivi frequentati dal jet-set, dagli hotel a cinque stelle ai ristoranti alla moda: davanti al suo obiettivo, le modelle si trasformano in femmine dominate e al tempo stesso dominatrici, personificazioni di fantasie erotiche dell’autore condivisibili da chi le osserva, uomini o donne che siano, anche se non manca mai un tocco ludico e ironico che ne attenua notevolmente la presunta morbosità.
Nel volgere di pochi anni, Newton diventa il fotografo preferito di stilisti famosi, come Yves Saint Laurent, Chanel o Versace, che gli commissionano le loro campagne pubblicitarie.
La sua attività però non si ferma al mondo della moda, ma comprende anche moltissimi ritratti di personaggi noti, dai politici in carica agli appartenenti, al mondo dello spettacolo, soprattutto dopo la decisione di dividere la sua esistenza tra Montecarlo e Los Angeles: tutti gli attori più celebri negli ultimi decenni del Ventesimo Secolo sfilano per farsi ritrarre da lui, rigorosamente in quel bianco e nero già consacrato dalle foto di moda.
Nel 1976 Newton pubblica il suo primo volume di fotografie, White women, e qualche volta torna anche nella natia Berlino, dove ritrae i registi Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders, e dove nel 1980 trova lo spunto per Big Nudes, immagini di enormi donne bionde, nude e a grandezza naturale, divenute quasi il simbolo della sua produzione artistica.Nel 1996 il ministro della cultura francese gli concede il titolo di Gran Commendatore delle Arti e delle Lettere e nel 2003 Newton, ormai ultraottantenne, dona a una fondazione tedesca una vasta collezione di scatti che oggi sono esposti al Museo della Fotografia di Berlino. L’anno successivo muore schiantandosi con l’auto in un viale di Beverly Hills, probabilmente a causa di un malore, ed è sepolto al cimitero ebraico di Berlino, a pochi passi dalla tomba di Marlene Dietrich.
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