Come gran parte delle categorie professionali e artistiche, la fotografia è stata a lungo un mondo prevalentemente maschile, soprattutto nel settore del fotogiornalismo, poiché, fino a pochi decenni fa, non era pensabile che una donna andasse a caccia d’immagini nei luoghi più sperduti. Anche nella moda c’è stata a lungo a una netta separazione dei generi: donne come modelle in posa davanti agli obiettivi, uomini dall’altra parte in cerca dello scatto migliore.
Negli ultimi decenni, però, nel quadro di una generale affermazione femminile in tutti i settori lavorativi, è aumentato il numero delle donne che hanno avuto un ruolo di rilievo anche in quel mondo fotografico rimasto a lungo piuttosto maschilista.
Anna-Lou (Annie) Leibovitz (Waterbury, Connecticut, 2 ottobre 1949) è considerata oggi la più importante e ricercata ritrattista americana ed è l’autrice di scatti famosissimi, diffusi sulla stampa illustrata in tutto il mondo.
Figlia di una ballerina e di un ufficiale di carriera dell’aviazione statunitense, trascorre l’infanzia spostandosi con la famiglia da una base militare all’altra, fino a dichiarare di aver maturato la sua visione del mondo dal finestrino della station-wagon, utilizzata per i lunghi e frequenti viaggi di trasferimento.
Nel 1967, si stabilisce a San Francisco, dove frequenta un corso di pittura al San Francisco Art Institute e acquista la sua prima macchina fotografica importante.
Due anni dopo, viene assunta dalla rivista musicale e politica underground Rolling Stone, con la quale collabora per tutto il suo periodo di maggior successo; nel 1983, passa alla redazione di Vanity Fair, appartenente allo stesso gruppo editoriale.
È in quegli anni che Leibovitz, dopo aver fatto a lungo la fotoreporter, inizia a dedicarsi prevalentemente al ritratto, maturando uno stile divenuto presto inconfondibile: a differenza del suo dichiarato maestro Richard Avedon, che poneva i soggetti davanti a uno sfondo bianco, estraniandoli dal mondo per cercarne l’essenzialità, Leibovitz li ritrae il più possibile nel loro ambiente naturale, quasi a volerci raccontare la vita quotidiana di una persona insieme al suo aspetto fisico.
Il ritratto di John Lennon nudo, abbracciato alla moglie Yoko Ono completamente vestita, in uno scatto realizzato a New York nel 1980, poche ore prima che il musicista fosse assassinato, è rimasto il simbolo di un grande amore, brutalmente interrotto dalle pallottole di un pazzo. Stessa sorte ha avuto Demi Moore, colta completamente nuda al termine di una gravidanza nel 1991, divenendo capostipite di una serie di donne più o meno celebri che si sono tutte fatte immortalare con il pancione bene in vista, a volte addirittura “rubando” l’identica posa del primo scatto di Leibovitz.
Pur negando a lungo il loro rapporto intimo, Annie Leibovitz è stata per quindici anni compagna della scrittrice Susan Sontag. Insieme hanno pubblicato nel 1999 il libro Women, straordinaria documentazione sociologica di ritratti di donne americane, comprendenti tutte le età e condizioni sociali, e accompagnati dai testi della scrittrice.
Dopo la scomparsa della Sontag, avvenuta nel 2004 per una grave forma di leucemia, Leibovitz ha operato un riconoscimento postumo della loro relazione allestendo prima la mostra A Photographer’s Life e poi, nel 2006, un libro autobiografico, che racconta gli ultimi anni di vita insieme, a partire dal momento in cui a Susan viene diagnosticata la malattia, fino alle crude immagini del suo corpo devastato sul letto di morte.
A partire dal 2007, la Walt Disney Company ha affidato a Annie Leibovitz la realizzazione di una grande campagna pubblicitaria dei suoi parchi di divertimento: facendo interpretare a numerose celebrità i personaggi delle fiabe più famose, sullo sfondo di suggestive ambientazioni, ci ha presentato una splendida Cenerentola – Scarlett Johansson, una dolcissima Biancaneve – Rachel Weisz, un inaspettato Principe Filippo – David Beckham, un simpatico Peter Pan – Mikhail Baryshnikov, e molto altro ancora.
Guardando queste immagini ci si chiede chi si sia divertito di più, se la fotografa o gli interpreti, che forse hanno vissuto per un giorno la realizzazione dei loro sogni infantili.