Fin dagli anni immediatamente successivi alla nascita della fotografia, molti giornali e riviste iniziarono a utilizzare le immagini create con le nuove tecniche per illustrare i propri articoli, nonostante le difficoltà di riprodurle su larga scala.
Spesso fu proprio grazie alle richieste di poter stampare le pose originali in molte copie che i pionieri della nuova arte si sforzarono di perfezionare gli aspetti tecnici del procedimento fotografico.
Già ai primi del ‘900 il fotocronista era diventato una figura importante nelle redazioni: le riviste illustrate si moltiplicavano, mentre i principali quotidiani mandavano regolarmente i loro fotografi a documentare eventi ufficiali.
Grazie a ciò, alcuni di loro hanno potuto trasmetterci attimi di storia, come William Warnecke del “Word”, giornale newyorchese che nel 1910 riuscì a fissare l’istante in cui il sindaco di New York, William J. Gaynor, veniva ferito da un attentatore; o come coloro che nel 1937, pronti a immortalare l’arrivo a New York del dirigibile Hindenburg, furono testimoni dell’incendio improvviso che lo fece schiantare a terra.
Robert Capa (Budapest, 1913 – Indocina, 1954) può essere considerato l’emblema di come il desiderio di documentare gli eventi del turbolento ventesimo secolo abbia portato i fotocronisti a spostarsi da un capo all’altro del mondo, in anni in cui viaggiare era ancora appannaggio di pochi.
Capa nasce in Ungheria nel 1913 come Endre Friedman, viene esiliato in Germania nel 1931 per aver partecipato a delle rivolte studentesche, e inizia al lavorare casualmente come aiutante in un’importante agenzia fotografica di Berlino, dove il suo talento naturale viene subito notato.
Nel 1933 però fugge anche dalla Germania dopo l’incendio del Reichstag che apre le porte alla dittatura hitleriana, e vagabonda tra Vienna e Budapest per poi arrivare a Parigi.
Qui si spaccia per americano, sperando così di vendere meglio i suoi scatti, e si ribattezza Robert Capa, incontrando Gerda Taro, profuga tedesca e fotografa a sua volta, che diviene il grande amore della sua vita.Insieme vanno in Spagna a fotografare lo scoppio della Guerra Civile: l’immagine del “miliziano morente” diventerà famosissima, anche se a volte ne è stata messa in dubbio l’effettiva casualità, sostenendo che potesse essere stata “costruita” da Capa.
Nel 1937 Gerda Taro muore schiacciata da un carro armato durante una ritirata dell’esercito spagnolo, mentre Capa è a Parigi per un altro reportage: distrutto dalla morte della donna che desiderava sposare, va in Cina a documentare l’invasione giapponese, torna in Spagna per assistere alla resa di Barcellona e quindi realizza in Francia alcuni servizi divenuti celebri, tra cui uno sul Tour de France.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Capa diventa attivo testimone dei momenti salienti del conflitto, dall’avanzata degli Alleati in Sicilia allo sbarco in Normandia: sue sono le poche, celebri immagini del drammatico sbarco sulla spiaggia di Omaha, purtroppo danneggiate da un errore del tecnico di laboratorio in fase di sviluppo, ma rimaste comunque come documento unico.Alla fine del 1945 Capa incontra a Parigi Ingrid Bergman, con la quale ha una breve storia d’amore, diventa cittadino americano e medita anche di darsi al cinema, sceneggiando i suoi ricordi di guerra, ma l’idea non viene realizzata perché la sua anima errabonda lo porta a girare per il mondo in cerca di nuovi stimoli allo scatto.
Il 1947 è un anno storico per la fotografia giornalistica: Robert Capa fonda infatti, insieme con Henri Cartier-Bresson, David Seymur, George Rodger, Maria Eisner, Rita e William Vandivert l’agenzia fotografica Magnum, con lo scopo di salvaguardare i diritti d’autore delle immagini e la correttezza dell’informazione.
Le fotografie sono considerate proprietà del fotografo e non delle riviste che le pubblicano, così che l’autore diventa più libero di seguire il proprio stile più che le rigide indicazioni editoriali.
Lavorare per la Magnum diventa presto la maggiore ambizione di gran parte dei fotografi in ogni paese del mondo, mentre negli anni successivi Capa alterna viaggi in tutta l’Europa dell’Est a un’intensa attività di ricerca e promozione di giovani talenti per l’agenzia, di cui è presidente.
Muore nel 1954, a soli quarantuno anni, durante la guerra dei francesi in Indocina, dilaniato da una mina antiuomo mentre seguiva un convoglio militare sul delta del Fiume Rosso.