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Grandi marchi in fuga dalla Campania

Creato il 10 febbraio 2014 da Makinsud

Da una docu-inchiesta de il Fatto Quotidianoin un documento dello scorso dicembre, firmato dal responsabile dell’area acquisti del settore agricolo dell’azienda Findus, si spiega: “C’è un’area della Campania nella quale sono vietate tutte le coltivazioni senza deroghe possibili”.

Poco importa che si tratti solo di alcune province delimitata a questa famigerata aerea, ormai da tutti conosciuta come Terra Dei Fuochi, il problema più importante ora è che a pagarne le conseguenze è tutta la Campania, senza distinzioni, finendo per penalizzare anche prodotti tipici come la “melannurca”, la nocciola di Giffoni, il fico del Cilento, il Cipollotto di Nocera, il Provolone del Monaco e addirittura “sua maestà ” la mozzarella di bufala. Un marchio quello della definizione Terra dei Fuochi, affibbiato a un intero territorio ed usato con  generalizzazione rischiando di distruggere il settore agricolo, tra i motori economici dell’intera area e di tutta la Regione.

Le aziende della provincia di Napoli e Caserta minacciano di lasciare il territorio campano per tutelare la loro immagine dopo le polemiche sui terreni avvelenati ed inquinati dai rifiuti tossici.

In particolar modo l’azienda  Findus vuole negare ogni legame con la Terra dei Fuochi ma con la netta impressione che la decisione di mollare il mercato campano non sia basata su ricerche e approfondimenti scientifici ma che si tratti solo di una scelta di marketing. Molti produttori dell’area per tutelare le proprie aziende agricole, effettuano analisi chimiche sulle proprie produzione ed a proprio carico per garantire il prodotto finale e scongiurare speculazioni da parte delle aziende  di surgelati al momento dell’acquisto delle materie prime.

Dal canto suo, un’altra importante realtà aziendale presente in Campania, la Orogel, ha dichiarato: “Non abbiamo mai acquistato prodotti ortofrutticoli nella cosiddetta Terra dei Fuochi”. Anche in questo caso l’azienda è disposta a chiudere le porte ai coltivatori di Napoli e CasertaCon  tale chiusura è evidente il tentativo di proteggere la propria immagine.

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Ma viene anche da chiedersi se tali strategie di marketing abbiano comunque una qualche logica di legittimazione o perlomeno se siano lecite dal punto di vista delle aziende. Forse se oggi accade tutto ciò e anche di peggio, la responsabilità andrebbe individuata in chi doveva proteggere il proprio territorio e non l’ha fatto. Questo, alla fine, comporta anche riflessi economici importanti oltre che di carattere sanitario. Il territorio è identità e deve essere difeso.

Intanto il decreto sulla Terra dei Fuochi (e sull’Ilva) da oggi  è legge. Il provvedimento è stato approvato in via definitiva al Senato con 174 sì, 58 no e 12 astenuti.

Tra le norme contenute all’interno della legge c’è l’introduzione del reato di combustione illecita dei rifiuti. Il decreto inoltre prevede lo stanziamento di 50 milioni di euro per il 2014 e il 2015 per effettuare gli screening medico-sanitari sulla popolazione che risiede nelle due aree.

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