Gratta e Vinci : vade retro

Da Robertopesce

Italiani popolo di Santi, Navigatori, Poeti e … giocatori di Lotterie! Ormai fanno parte del nostro costume, della nostra quotidianità ma soprattutto (ahimè) della nostra cultura … finanziaria!

Facendo un passo indietro nel tempo, si pensa che la prima “riffa” al mondo sia nata in Cina intorno al 200 a.C. – dinastia Han. Vi era l’esigenza di riempire i forzieri dello Stato che doveva  finanziare grandi opere nello sconfinato Impero.

Per la prima lotteria nel nostro “Stivale” bisogna arrivare nella Milano del 1449. La Repubblica Ambrosiana aveva pressoché prosciugato le sue casse a causa di una lunga guerra contro Venezia.

Venendo all’Italia dei nostri giorni, nel 1994, attraverso una legge finanziaria dell’allora governo Ciampi, venne introdotta la lotteria istantanea (c.d. “gratta e vinci”) col nome di “La fontana della Fortuna”; l’istituzione di questo gioco serviva al Ministero delle Finanze per reperire oltre 200 miliardi delle vecchie lire.

Dal 1994 ad oggi i Monopoli di Stato hanno dato fondo alla loro fantasia per inventare ogni sorta di nome, sistema e pubblicità per far vincere i tantissimi “grattatori” ma …  chi vince davvero?

Nelle righe sopra ho descritto tre situazioni assai diverse tra loro nel tempo, nel luogo e nelle modalità, ma tutte con un elemento in comune: l’esigenza di “fare cassa” per chi organizza le lotterie! E non di regalare denaro a chi si illude di diventare ricco in una manciata di secondi…

Per dare l’idea di quanto sia remota l’eventualità di una vincita secca al superenalotto (6 numeri giocati per la sestina vincente)  è stata calcolata in 1 su 622.614.630 la probabilità di successo per ogni combinazione giocata.

I mitici fratelli Duke del film "Una poltrona per due"

Praticamente se ogni persona al mondo giocasse una schedina diversa dall’altra, solo undici individui su sette miliardi risulterebbero vincitori…!?! Escluso Gastone di Paperopoli, sarebbe statisticamente più redditizio per tutti gli altri mettersi davanti alla Borsa di New York a fare l’elemosina, augurandosi che passino i fratelli Duke (ogni riferimento al film “Una poltrona per due” è assolutamente voluto ^_^) in vena di beneficenza!

Lungi da me l’idea di giudicare o peggio colpevolizzare chi acquista gratta e vinci o chi gioca i numeri che gli sono apparsi in sogno, ma è giusto fermarsi e riflettere su una dinamica che, se “sottovalutata” in alcuni aspetti o “sopravvalutata” in altri, potrebbe creare non poche complicazioni.

Capita infatti di vedere persone che “non si fanno mancare” l’acquisto quotidiano di questi cartoncini che, numeri alla mano, quando (e se) vincono, non riescono comunque a recuperare i soldi precedentemente spesi per questi (anti) investimenti. Conosco addirittura persone che, in caso di vincita milionaria, riuscirebbero persino ad aumentare i propri problemi finanziari stante il loro “cattivo rapporto” col denaro e la sua gestione.

Tutto ciò perché si tende a confondere il concetto di “benessere finanziario” con quello di “possesso di grandi somme di denaro”. Mentre il primo aspetto è formato anche (ma non solo) da una complessa ed articolata componente economica, la seconda è solamente l’addizione dei propri attivi: conti in banca, investimenti, polizze, etc.

Nel precedente articolo del 2 aprile 2011 di questo blog, ho raccontato la realtà finanziaria di due cari amici che, partendo da condizioni generali simili (stipendio, componenti del nucleo familiare, salute, stili di vita, etc.)  hanno due situazioni finanziarie completamente diverse: uno non riesce a campare se non fa rate, l’altro dispone di un consistente portafoglio investimenti.

Non è un problema di Quoziente di Intelligenza quanto, piuttosto, di Intelligenza Finanziaria!

A differenza del Quoziente di Intelligenza, che può essere definito un coefficiente costante dalla nascita, l’Intelligenza Finanziaria è un “metodo” e come tale si può apprendere, renderlo conforme alle nostre esigenze e svilupparlo senza limiti!

Questo non è uno spot al Corso di Intelligenza Finanziaria di Roberto Pesce ma solo una semplice considerazione che ognuno di noi può fare partendo dalla propria esperienza.

Quante volte ci siamo chiesti: “Ma dove ho speso tutti questi soldi?” “Come faccio a prendermi cura dei miei soldi se non ho mai tempo libero?” “A casa è mia moglie che gestisce l’entrate e le uscite, io non so nulla!”

Frasi come queste evidenziano un marcato disinteresse nei confronti del denaro. Se da un lato questo atteggiamento potrebbe (solo!) compromettere tante “soddisfazioni” derivanti dal frutto del nostro lavoro, da un altro potrebbe essere addirittura dannoso, se non si riuscisse a far fronte alle nostre necessità fondamentali.

Pertanto, affidiamo a noi stessi la responsabilità dei nostri futuri successi attraverso la conoscenza e la formazione, e lasciamo alla Dea Bendata l’onere di assisterci alla tombola del prossimo Natale … abbiamo solo da guadagnarci!

Enrico Vigo


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