Mi sentite?
Ho detto: mi sentite?
Heeey, c’è nessuno?
Aspettate un momento che provo ad avvicinarmi…
Houston, se mi senti grida: “Eeeeh! Eeeeeh! Se mi senti grida: “Oooh! Oooooh!”
Oh, ma che è ‘sto mortorio? Non mi ricevete? Provo ad avvicinarmi ancora un poco.
Ora mi sentite forte e chiaro? Troppo forte? Allora un attimo ancora che mi allontano... Tutto normale, ora? Bene, a questo punto potete finalmente lanciarvi in orbita con me e con il mio post su Gravity.
Gravity (USA 2013) Regia: Alfonso Cuarón Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón Cast: Sandra Bullock, George Clooney Genere: fluttuante Se ti piace guarda anche: Europa Report, After Earth, Alien, Avatar
Sapete l’ultima volta che ho sentito dire: “Questo film è un’esperienza sensoriale che va vissuta assolutamente in 3D”? Esatto: erano i tempi di Avatar, la boiata del secolo. Una pellicola che ho odiato e patito tantissimo, anche perché sono convinto di una cosa: una merda puoi pure girarla in 3D, ma sempre merda rimane. L’ultima esperienza sensoriale offerta dal cinema americano si chiama Gravity. Una pellicola che è girata in maniera vorticosa e spettacolosa e che in effetti va vissuta come un’esperienza. Attenzione però: anche un massaggio thai con sorpresina finale è un’esperienza sensoriale niente male, ma ciò non significa che sia grande cinema. Oppure, tanto per rimanere in un ambito tematico più vicino a Gravity, una visita al planetario è una bella esperienza? Sììì. Una visita al planetario è grande cinema? Nooo.
Il problema di Gravity comunque è un altro. Non è un’esperienza sensoriale piacevole. Per me non lo è stato. A tratti mi ha provocato risate di disperazione e a tratti mi ha causato persino il voltastomaco. In pratica, Gravity è come un giro sulle giostre. È un’esperienza che non vedi l’ora che finisca e, una volta terminata, non ti lascia nient’altro se non la voglia di non tornarci mai più. Poi naturalmente tutto è soggettivo, le esperienze in modo particolare, e quindi ci sono quelli che non vedono l’ora arrivino le giostre in città per andare a provarle tutte, mentre io preferisco rimanere con i piedi sulla Terra a gustarmi una birra. Anche una birra è un’esperienza sensoriale, ma ciò non significa sia grande cinema, capito miei cari grandi critici cinematografici mondiali che avete eletto questa modesta pellicoletta survival come la migliore (SERIOUSLY?) dell’anno.
Gravity è un film che, proprio come Avatar, maschera dietro a nuove roboanti tecniche di ripresa e super effettoni speciali il suo attaccamento a un tipo di cinema che di innovativo non ha niente di niente. Gravity racconta una storia già sentita mille altre volte, e la racconta pure maluccio, tra dialoghi che più banali non si potrebbe immaginare e uno svolgimento prevedibile anche per chi non ha mai visto un film in vita sua.
"Aah che pace nello spazio, lontano dai paparazzi.
Se solo non ci fosse quella lagna della Bullock che rischia la morte ogni 2 secondi."
"Questo film non ha migliorato la mia recitazione,
ma se non altro mi ha fatto diventare un'ottima nuotatrice."
A mancare soprattutto a Gravity, almeno per quanto mi riguarda, è un vero trasporto emotivo nei confronti dei personaggi, parecchio stereotipati e pure parecchio abbozzati. In questo film di personaggi non è che ce ne siano tanti. Ce ne stanno appena due, due cazzo!, era tanto difficile delinearli meglio e magari in maniera meno ruffiana? Lui Giorgione Clooney è il personaggio simpa di turno che però non è poi così simpa e anzi le sue storie non si riescono a reggere con gli occhi aperti nemmeno bevendo dieci Nespresso di fila. Lei invece è talmente simpa che ho tifato per la sua morte immediata già fin dalla prima scena. Al di là di una modestissima Sandra Bullock (che però come prevedibile s’è beccata una nuova nomination agli Oscar) e del suo poco empatico personaggio, il problema principale sta in una sceneggiatura scontatissima e scritta in maniera penosa, con dialoghi e monologhi di una banalità clamorosa, e scene agghiaccianti che toccano il vertice, oltre che nell'orrorifico ululato, nel momento onirico con protagonista George Clooney. Santo David Lynch, ma come si fa a girare una scena onirica del genere? Fin dalla prima scena, è inoltre facile prevedere l’intero sviluppo del film. Questo script realizzato da Alfonso Cuarón insieme al suo figlio raccomandato Jonás è allora la dimostrazione di come: A) Certi registi saranno anche bravi con la macchina da presa in mano, ma la penna è meglio che la lascino stare. B) Il nepotismo fa solo dei danni.
Nonostante una sceneggiatura del tutto priva di idee un minimo originali, Gravity è un film che vuole stupire a tutti i costi lo spettatore, se non altro da un punto di vista visivo. Alfonso Cuarón girerà anche bene, ma fa un eccessivo ricorso a effetti speciali e ad espedienti del cinema avventuroso. In ogni momento deve capitare qualcosa, un contrattempo, un colpo di scena (tutti come detto ampiamente prevedibili). È un peccato, perché i pochi momenti decenti sono quei rari attimi di quiete, in cui il film rallenta la sua corsa, il suo vortice visivo da mal di testa e pure da mal di pancia. Riassumendo: Gravity rappresenta alla perfezione il cinema che NON mi piace. Tutto tecnica, tutto effetti speciali, ma zero idee originali e, soprattutto, zero cuore.
A voler essere generosi, perché in fondo in fondo ma proprio in fondo io sono un buono, Gravity alcuni pregi li ha pure, esclusivamente relativi alla parte visiva. Niente di così straordinario nemmeno in questo caso e sufficienti a farlo volare in alto nello spazio giusto per pochi minuti, quelli del piano sequenza iniziale. Allo stesso tempo, Gravity ha dei difetti ancora più evidenti della sua appariscente e spettacolare messa in scena, relativi a una protagonista così così e a una sceneggiatura terribile, ma terribile forte, che lo spingono giù verso Terra. Alla fine, complice una conclusione ridicola e che risulterebbe inverosimile persino se fosse una pellicola con Will Smith, tra i pregi che sollevano il film e i difetti che lo buttano giù, per quanto mi riguarda a prevalere sono nettamente i secondi. È una cosa normale. È la gravità, e non si può sconfiggere la gravità. (voto 5/10)
Adesso mi sono rotto di parlare di Gravity. Torno a gravitare tra i miei più classici e tipici impegni spaziali, tipo ululare.
AUUUUUUUUUUUUUUUU
AUUUUUUUUUUUUUUUUUU
AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU
Sandra Bullock, ma va a cagheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeer