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Gravi difficoltà. I Dire Straits e le ristrettezze degli esordi

Creato il 25 maggio 2013 da Sulromanzo

[Articolo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 2/2013, La difficoltà dell'inizio. Il coraggio del primo passo]

Gravi difficoltà. I Dire Straits e le ristrettezze degli esordi
Scegliere di chiamarsi Dire Straits rende bene le difficoltà degli inizi della band inglese e del suo leader Mark Knopler, alludendo alle loro ristrettezze economiche. La locuzione signiica letteralmente "situazioni pericolose, critiche", ma anche "gravi difficoltà, senza soldi"; nel dialetto di Londra: "poveracci". Daisann McLane su Rolling Stone racconta che John Illsley, futuro bassista del gruppo, rientrò a tarda notte nello squallido appartamento da 32 dollari al mese che divideva col suo amico David Knopler nel quartiere di Deptford e rischiò d'inciampare nella igura pallida e allampanata che occupava il pavimento del soggiorno.

L'estraneo che dormiva brontolò un salve, si girò sul fianco e tornò a coccolare una chitarra acustica. Era l'aprile del 1977: Mark Knopler rientrava a Londra da Leeds (dove aveva svolto vari lavori, tra cui il reporter, dopo aver conseguito una laurea in giornalismo); suo fratello David era assistente sociale; Illsley era stato commesso in un negozio di dischi, mediatore di legnami e, all'epoca, studiava sociologia all'Università di Londra. Erano tutti musicisti dilettanti, chitarristi sin da adolescenti. I tre iniziano a suonare insieme, per divertimento, vecchi brani blues, country, un po' di Ry Cooder.

Mancando un batterista, Mark chiama l'anziano turnista Pick Withers,l'unico professionista - aveva suonato in Italia con i Primitives di Mal!
I soldi sono pochi, come gli ingaggi. In quel periodo, imperversava il punk, espressione dell'inquietudine giovanile per la crisi politica ed economica che la Gran Bretagna stava attraversando. Mark aveva portato a Deptford una manciata di canzoni scritte di suo pugno: storie d'amore intimiste, melanconiche, strutturate su un limpido e affilato stile chitarristico intriso di rithm'n'blues, rockabilly, rock, country e jazz, suonato "ad un volume col quale potevi parlare tranquillamente col tuo vicino di tavolo". Il pubblico dei fumosi pub londinesi li accoglie freddamente, come rileva Ian Wood: "Sono strani posti gli Students Union [...] questo [concerto, n.d.r.] ha luogo in un mezzanino multifunzione dove si mangia, si beve e si chiacchiera. Non una sala da concerto quanto piuttosto un corridoio quadrato. Quando sul palcoscenico appare la band, in un angolo, il brusio diminuisce ma non smette del tutto. Butta male. Iniziano lentamente, con un falso attacco [...] poi si concentrano per fare le cose come si deve".

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