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Gravity: e il cinema rinasce

Creato il 07 ottobre 2013 da Cosavederealcinema

Era il 25 gennaio 1896 quando alcuni spettatori scapparono dal cinema durante la visione di “L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat”.
Lo fecero perché ciò che vedevano era del tutto nuovo per loro. Un treno in arrivo alla stazione diretto a tutta velocità verso le loro sedie… Il cinema era nato.
Da quel giorno sono trascorsi diversi anni in cui si sono susseguiti migliaia di film. Gli spettatori, ormai cresciuti a pane e spettacoli TV, subiscono passivamente la lotta al migliore effetto speciale delle case cinematografiche, rendendosi conto solo vagamente degli enormi passi fatti nella storia del cinema e lasciandosi stupire a malapena, assuefatti dal progresso.

Gravity, il ground zero della cinematografia fantascientifica.

Il regista Alfonso Cuaròn è stato capace di prendere per mano ogni singolo spettatore e accompagnarlo nello spazio “per la prima volta”, lungo un viaggio totalmente nuovo, rinnovatore e di rinascita, dimostrando come i film visti fin’ora non ne fossero stati abbastanza capaci.

La metafora fin troppo evidente della rinascita di Sandra Bullock (prima in posizione fetale nella navicella con tanto di cordone -ombelicale- dell’ossigeno, poi capace di fare i suoi nuovi primi passi ritornata sulla terra), è anche la rinascita dello spettatore che di fronte a Gravity si trova come di fronte al suo primo film.

La grandezza di Gravity è evidente già dai primissimi minuti. Solitamente, infatti, l’incipit di un film è per lo spettatore l’occasione di proiettarsi in un mondo altro dalla realtà. Ormai ne siamo abituati. Le luci si spengono, parte la colonna sonora e i titoli di testa. Il tempo per arrestare i nostri pensieri e concentrarci sulla storia che ci stanno per raccontare.
Gravity no. Questo non lo fa. Ti porta subito altrove, che tu lo voglia o no, con un silenzio prepotente, oserei dire, scusate l’ossimoro, assordante.

Le emozioni che Gravity ci trasmette non sono stranamente date dalla trama, pressoché vuota, ma dal fatto che ci porta lassù nello spazio, come non ci siamo mai stati. Là dove il suono non esiste e l’infinità dello spazio ti toglie davvero il fiato.

Ripensare a Gravity e’ come ripensare a un’avventura realmente vissuta, pur nella sicurezza della propria poltrona del cinema.

Non mi dilungherò nel dire come George Clooney sia azzeccato per la sua parte, come Sandra Bullock sia o non sia da Oscar e come credo che questo film abbia piccoli difetti che lo rendono banale nella trama e degno dei peggiori catastrofici degli ultimi tempi.

Qui voglio solo dire che Gravity mi ha permesso di tornare al cinema e provare emozioni nuove, come fossi davanti al grande schermo per la prima volta, oltre che di vivere davvero un’avventura.

Gravity è, a mio parere, la rinascita del cinema e dello spettatore, ancora prima di quella della protagonista.


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