Sfogliare l’infinito catalogo di giochi proposto da Steam è un po’ come osservare il cielo. Fra i tanti punti luminosi molti risplendono riflettendo il bagliore altrui. Nel 2011 la nota rivista statunitense Fast Company nominò Erin Robinson come una delle donne più influenti in ambito tecnologico. Secondo l’ormai ex insegnante di psicologia, la creatività e l’immaginazione portano sempre a qualcosa di speciale che tuttavia non rientra nei piani di mercato delle grandi case di sviluppo. Prendendo le distanze da queste e dalla loro fame di conquista, la sviluppatrice canadese ci propone la sua ultima “pensata”, Gravity Ghost, concepita con l’aiuto degli altri membri di Ivy Games e Ben Prunty, quest’ultimo conosciuto per aver lavorato sul comparto audio del pluripremiato FTL: Faster than Light. Lasciamo questa breve premessa per analizzare più a fondo l’inedito indie che ci vedrà scorrazzare nello spazio alla ricerca del nostro amico perduto.
A discapito delle apparenze questo “simulatore gravitazionale” offre ben più delle interessanti meccaniche di gioco viste nel trailer d’annuncio, che lo rappresentano come un atipico platform in 2D. La stessa Robinson confessa di amare le esperienze in cui storia e gameplay si fondono in un tutt’uno e in Gravity Ghost traspare proprio quest’aspetto. Introdotti dal filmato iniziale che mostra una giovane ragazza intenta a giocare con una volpe, prendiamo i comandi di Iona (qualora lo vogliate il controller è pienamente supportato), familiarizzando con le abbozzate leggi gravitazionali su cui si basa il titolo. Spostandoci sulla mappa andiamo a selezionare la costellazione disponibile e superiamo le prime semplici prove, saltando e rimbalzando da un pianeta all’altro sino ad acciuffare la stella che apre la porta d’uscita del livello che così completiamo. Semplice a dirsi, un po’ più complicato a farsi visto che librarsi nello spazio richiede un po’ di pratica. Lottando contro la forza di gravità abbiamo mosso i nostri primi passi, mentre ci sale un dubbio che trova a lungo andare conferma: queste striminzite azioni si ripetono ad ogni stage ed inesorabilmente il ciclo “salta-stella-porta” prende il sopravvento a braccetto con la noia che non viene alterata neppure dai cambi di scena successivi, castrando di fatto le potenzialità inespresse di questo titolo. Addizionate a ciò l’impossibilità di fallire e la mancata presenza di nemici e traetene dunque il risultato…
Peculiare il level design: avanzando col gioco sbloccheremo curiose abilità liberamente intercambiabili legate ai lunghi capelli di Iona che acquisirà sei elementi magici con cui terraformare i pianeti, similmente alle possibilità che ci sono state offerte in passato nei titoli Spore e From Dust. Queste interessanti interazioni vengono tuttavia mal gestite dagli sviluppatori che non riescono a smuovere la calma piatta assaporata sin qui. In alcuni stage sarà vostro compito catturare e scortare gli spiriti degli animali ai loro “resti” al fine di rivelare man mano la tragica storia della famiglia protagonista. Inoltre alcuni retroscena vi saranno svelati dai guardiani in cima ad ognuna delle sette costellazioni che contano oltre novanta stelle. Sorvolando sui disegni “infantili” che potrebbero far intirizzire i patiti della computer grafica, dal punto di vista narrativo Gravity Ghost non fa passi falsi, sgroviglia sapientemente la trama con brevi filmati d’intermezzo così da tenere viva l’attenzione del giocatore sino all’epilogo.
“Stellare” il cast dei doppiatori: cogliamo infatti le voci di Logan Cunningham (il narratore in Bastion), Ash Burch (Tiny Tina in Borderlands) e Sarah Elmaleh (Katie in Gone Home). Le musiche indovinate sono un’ulteriore aggiunta positiva al sublime lavoro di Ivy Games che promuoviamo nonostante la sua sconfortante fugacità e semplicità, consigliandolo sopratutto a chiunque conosca la sola lingua supportata dal gioco ovvero l’inglese (sottotitoli opzionali).