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ERO UN ALTRO, E NON LO SAPEVO
La vita a volte è strana. Perché è normale che, in un condominio, si formino legami più solidi di altri, ed è scontato che questi legami, al di là della vicinanza, stiano in piedi per la stima, l’affinità intellettuale, la comunanza di idee e di valori. Più raro, invece, che l’intesa sfoci in una curiosa alchimia fatta di curiosità, di entusiasmo, di passione per il lavoro. Quando conobbi Maurizio, qualche anno fa, qualcosa mi diceva che il tipo venuto ad abitare nella mia stessa scala non era “il solito commercialista”. Tanti interessi in comune, cervelli che non si danno mai pace e il desiderio di sapere sempre cosa ci sia dietro l’angolo delle cose: era inevitabile che, un po’ alla volta, ci aprissimo sulle nostre attività, così lontane e così diverse.Maurizio scoprì che quello strano personaggio, sempre agitato, che si occupava di traffico e sicurezza stradale aveva anche delle velleità, sospese tra il narrativo il letterario e lo pseudo giornalistico. Dal canto mio, abituato ad una certa rigidità nelle convenzioni e nei rapporti col prossimo, fui sorpreso di accorgermi come anche i commercialisti, per citare una famosa commedia di qualche anno fa, abbiano veramente un’anima. Era quanto bastava per far diventare Maurizio uno dei miei interlocutori preferiti: sulle mie vicende personali, esistenziali e naturalmente, lavorative. Per me fu un piacere, per lui non lo so ancora.Una sera di un giorno come altri, ma molto più freddo di altri, mi trovavo nell’ufficio di Maurizio per discutere di varie questioni ma, soprattutto, del mio problema su come far crescere la mia attività trasformandola in una reale, concreta forma imprenditoriale. Di tante cose, era come se gliene chiedessi una su tutte “come faccio a creare una società senza farla diventare una delle tante imprese monocommittenti, di quelle che nascono e muoiono, nell’”espace d’un matin”?E senza che nessuno dei due avesse avvertito l’altro, la conversazione prese una piega inaspettata e lineare. Come tutte le cose logiche, di cui ignori l’esistenza. “Il tuo progetto d’impresa non deve diventare un’impresa”: ecco il senso di quelle parole, che tanto riecheggiavano l’insegnamento di Boris Pasternak “bisogna vivere senza stancarsi, guardare avanti e nutrirsi delle riserve vive elaborate dall'oblìo in collaborazione con la memoria”. Del corso sul Business in Internet, che Maurizio stava preparando da tempo, sapevo già qualcosa: Maurizio intuì che i contenuti avrebbero potuto essermi d’aiuto, e mi propose di frequentare il corso in qualità di “tester”. Avrei in pratica assistito ad un “demo” dell’iniziativa, e contribuire successivamente a migliorare il corso, suggerendo proposte e modifiche.Quando mi avvicinai all’aula, l’approccio fu inevitabilmente quello del primo giorno di scuola. Una sensazione che, pochi minuti dopo, era già stata sostituita dalla formidabile spinta della voglia di conoscenza. Sapevo, più o meno, le tematiche che sarebbero state affrontate, ma nulla della logica con cui Maurizio le avrebbe introdotte. Pensavo che poi, in fondo, apprendere dei sistemi di vendita su Internet non serviva poi tanto. E mi sbagliavo. Pensavo anche che l’approccio sarebbe stato tecnico, esclusivo per gli addetti ai lavori. E sbagliavo pure in questo caso.Pochi minuti dopo l’inizio del corso, la classe è come l’equipaggio di un aereo in quota, che vola saldo sopra le nuvole. Maurizio ci introduce alle dinamiche reali della Rete, ci prende per mano, ci apre delicatamente la testa e ci depone dentro contenuti concreti, coinvolgenti. Capiamo che ormai Internet non è più una parte del nostro sistema di vita. Internet “è” il sistema, e basta. Un sistema che nel business – qualunque esso sia – ruota attorno ad una sola, basilare argomentazione sul perché si compra e perché si vende. Con buona pace di chi credeva di sapere tutto sul Web: tutti sanno che non si compra quello che non si conosce, e non si vende se nessuno sa che esisti, ma pochi sanno usare veramente le reali potenzialità della comunicazione in rete. Potenzialità che solo il motore di ricerca può avviare.E allora ecco una dietro l’altra, come un fiume in piena, spiegazioni analitiche sui complessi meccanismi che ruotano dietro ai banner pubblicitari. Insospettabili, a dir poco, le strategie per poter far fruttare al meglio gli investimenti, e interessantissime (al limite del film di spionaggio) le tattiche per monitorare se un banner “funziona” oppure no. I concetti sono talmente chiari e incisivi, da rimpiangere di non avere avuto come insegnante, al liceo, quel fiume in piena che risponde al nome di Maurizio. Un fiume in piena capace di tener in piedi l’attenzione di dozzine di persone, senza mai far calare l’interesse di nessuno, coinvolgendo di volta in volta chi sembra dare il minimo segno di distrazione.In quattro ore ho capito tante di quelle cose, che sono uscito con una rinnovata voglia di gettarmi a capofitto nelle mie attività, affrontando di slancio ostacoli e problemi inevitabili per chi, nella vita, ha scelto un certo percorso. Ho terminato il corso con un fortissimo bisogno di iniettare da qualche parte i valori, le conoscenze e, più di tutto, quello spirito entusiastico e costruttivo che ha serpeggiato tra gli allievi, come un valore aggiunto tra le righe. Un valore aggiunto mai dichiarato, ma che tutti hanno percepito.Torno contento, sapendo che non sarò mai più lo stesso di prima, che non farò mai più gli stessi errori, né penso di commetterne di altri. Ero un altro, e non lo sapevo: ho fatto un bel passo avanti per seguire l’imperativo di Nietzsche sul “diventare quello che si è”. E tutto questo, grazie a quel tipo del quarto piano, che ti invita ad affrontare i problemi alzandoci in piedi sul banco, per guardarli dall’alto. Proprio come nell’indimenticabile film “L’attimo fuggente”. Forse non ho mai detto queste cose a Maurizio: lo saprà quando leggerà queste righe, che scrivo di getto e che non correggerò.Perché vita sarà davvero strana, ma le cose non succedono mai per caso.
Alessandro Ferri
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